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Egitto. Altissima tensione

Nena News – Oltre 400 soldati americani verranno dispiegati in Egitto in attesa della manifestazione anti-Morsi prevista per domenica 30 giugno. Le truppe – ai 400 statunitensi si aggiungeranno soldati da 13 Paesi – saranno poste al confine con Israele, nella Penisola del Sinai.

Il Cairo ha voluto però mettere le mani avanti: “I 400 soldati americano sono parte di una forza militare periodica di routine, formata dagli Stati Uniti e da una forza multinazionale composta da 13 Paesi che esiste sin dal trattato di pace – ha commentato Ahmed Ali, portavoce dell’esercito egiziano – Non si tratta di un’operazione militare. Vogliamo chiarirlo perché rispettiamo il diritto del grande popolo egiziano a conoscere la verità”.

Dal crollo del regime di Mubarak il Sinai è diventato un’area calda, gravida di tensioni. E sebbene il trattato di pace tra Israele e Egitto prevede che la zona resti demilitarizzata, con la rivoluzione del 2011 Tel Aviv ha accettato che truppe egiziane venissero dispiegate al confine per evitare violenze.

Intanto il Paese si prepara alla protesta anti-Morsi di domenica: tantissimi i gruppi di opposizione che parteciperanno alla manifestazione contro il governo dei Fratelli Musulmani. Tra loro i membri della campagna “Tamarod”, che in poche settimane hanno raccolto oltre 15 milioni di firme con cui chiedono le dimissioni dell’esecutivo islamista. Una protesta mai terminata: le condizioni di vita in Egitto non sono migliorate e alla disoccupazione si sono aggiunti tagli di elettricità, aumento del tasso di inflazione e riduzione delle libertà fondamentali.

Obiettivo di Tamarod è costringere Morsi a lasciare il potere e portare alla creazione di un governo di tecnici che guidi il Paese nella fase di transizione. Un proponimento che Morsi rigetta in pieno, considerandolo uno strumento per generare instabilità guidato dai fedelissimi di Mubarak. Non sono pochi gli osservatori che parlano di un possibile intervento dell’esercito, al potere nei mesi successivi alla caduta dell’ex presidente, un’opzione che ieri Morsi ha scartato: non c’è alcun piano di rimpasto del governo né di ingresso dei militari nell’esecutivo.

“Non ci sono progetti di rimpasto del governo – ha detto il portavoce presidenziale Omar Amer – E non ci sono piani di sostituzione del presidente con le forze armate”. La dichiarazione segue a quella di Abdel-Fattah El-Sisi, ministro della Difesa, che domenica aveva parlato di un possibile intervento dell’esercito per fermare le violenze e il caos in cui il Paese è finito. 

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