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Brasile: sindacati convocano sciopero ‘quasi’ generale

Dopo anni di letargo e concertazione con l’esecutivo, i principali sindacati brasiliani hanno annunciato a sorpresa ieri uno sciopero – generale di fatto se non di nome – per il prossimo 11 luglio. “Le cinque più importanti sigle sindacali parteciperanno insieme ad altre più piccole, ma non si tratta di uno sciopero generale”, ha indicato Paulo Pereira da Silva, presidente della ‘Forca Sindical’, alla vigilia di un incontro tra le associazioni di categoria e la presidente Dilma Rousseff a Brasilia.

Intanto ieri almeno tre manifestazioni per chiedere migliori servizi pubblici e investimenti nel sociale hanno paralizzato alcuni quartieri della periferia di San Paolo, la maggiore città delBrasile. Le manifestazioni, nonostante la pioggia, si sono concentrate a partire dalle 7 di mattina, a Campo Limpo, Capao Redondo e Guianases. Migliaia di persone sono tornate a denunciare la violenza della polizia e a chiedere migliori servizi di trasporto per gli abitanti della enorme cintura periferica di Sao Paulo, oggi cari, lenti e inefficenti. I manifestanti hanno anche chiesto al governo federale e alle amministrazioni locali l’avvio di un piano di edilizia popolare. Dopo la cancellazione degli aumenti dei prezzi del trasposto pubblico i promotori della protesta hanno incassato ieri anche la cancellazione degli aumenti delle tariffe autostradali nello stato di San Paolo, previsti per il prossimo primo luglio.

Scontri con feriti lievi sono stati denunciati nella città di Santos, dove alcune centinaia di manifestanti hanno tentato di bloccare la via di accesso al porto, il più importante delBrasileper traffico di merci. Sono intervenuti i reparti antisommossa della polizia militare che per disperdere i dimostranti hanno usato pallottole di gomma e gas lacrimogeno. Una nuova grande manifestazione si è svolta a Rio de Janeiro.

Intanto questa mattina è arrivata una notizia che potrebbe rinfocolare le proteste: il governo delBrasile avrebbe infatti rinunciato alla convocazione di un’Assemblea Costituente incaricata di realizzare alcune importanti riforme, scegliendo di indire referendum popolari ad hoc sui singoli provvedimenti. A dare la notizia del passo indietro dell’esecutivo del PT é stato il ministro dell’Istruzione, Aloizio Mercadante, spiegando che non ci sarebbe “il tempo necessario per dar vita ad una costituente”.

La proposta di permettere ai cittadini di eleggere una assemblea costituente che avesse i poteri per varare importanti riforme in campo politico e sociale era stata annunciata l’altro ieri dalla presidente della repubblica Dilma Rousseff dopo aver incontrato delegazioni dei movimenti sociali, sindaci e governatori delle grandi città. ”Propongo la realizzazione di un referendum popolare che crei un’assemblea costituente incaricata di fare le riforme politiche di cui ha tanto bisogno il Paese” aveva annunciato la Rousseff aggiungendo: ”Il governo ascolta le voci democratiche provenienti dalla strada per camminare più rapidamente e con umiltà”. L’ex guerrigliera aveva anche promesso pene più severe per politici e funzionari pubblici che si macchiano del reato di corruzione, tema cavalcato dai partiti della destra in un paese in cui sono decine i ministri del governo federale e di quelli statali costretti alle dimissioni. L’esponente socialdemocratica aveva annunciato un piano di intervento nazionale in cinque punti – responsabilità fiscale, riforma politica, salute (con l’arrivo di medici dall’estero), trasporti e istruzione – spiegando che “il governo investirà 50 miliardi di reais (18 miliardi di euro) per la mobilità urbana”. Sono stati poi di nuovo annunciati “investimenti negli ospedali e nelle unità sanitarie di base” mentre il numero degli studenti universitari che potranno accedere agli studi in Medicina dovrà aumentare e oltre 12mila posti letto nelle residenze universitarie dovranno essere messe a disposizione degli studenti entro il 2017. Per quanto riguarda l’istruzione pubblica il piano governativo promette più risorse anche attraverso l’utilizzo delle royalities del petrolio.

“Bene il dialogo ma la protesta continua fino a quando non ci saranno fatti concreti” ha detto ai giornalisti Mayara Vivian, una delle portavoce di ‘Passe Livre’, il movimento che dal 2005 si batte affinché il trasporto pubblico sia reso gratuito per le fasce sociali meno abbienti e che ha convocato le prime manifestazioni contro il governo, alcune settimane fa, poi estesesi ad altri settori sociali e ad altre rivendicazioni più generali.

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