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L’assedio dei gruppi armati affama metà Aleppo

* Sibialiria

L’assedio penalizza fortemente quasi due milioni di aleppini i quali hanno ormai difficoltà a trovare cibo, o lo devono pagare carissimo (mentre la guerra ha ridotto alla disoccupazione tantissime famiglie). Scrive l’agenzia vaticana Fides: “I gruppi ribelli hanno preso il controllo della strada che collega Aleppo ad Hama, ingresso da cui transita la maggior parte delle merci dirette in città. Essi controllano la zona Nordest della città e ora minacciano anche l’interruzione dell’approvvigionamento di acqua”. I prodotti vegetali sono introvabili, perché agli agricoltori viene impedito di entrare nelle zone del “nemico”. Frate Bernard, uno dei cinque francescani rimasti in città, denuncia:“ Il blocco del cibo è contro ogni basilare diritto umanitario. La carestia è alle porte, la gente ha paura, è ridotta in povertà. Facciamo il possibile per aiutare famiglie e profughi.
Da mesi e mesi due centri abitati da sciiti a nord di Aleppo, Zahra e Nubol, sono sotto assedio e riforniti da elicotteri militari.

La situazione ad Aleppo invece è precipitata negli ultimi giorni. Un gruppo di giovani che mercoledì scorso protestava contro il blocco è stato attaccato da quattro armati che hanno ucciso un ragazzo.

Questa volta la denuncia di questo vero e proprio crimine di guerra – la privazione di beni essenziali tramite assedio – arriva perfino dagli organi favorevoli all’opposizione, come l’Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra, e dai media mainstream: la Reuters, la Afp e e perfino la tivù satellitare saudita Al Arabiya. Una disponibilità inusitata, la quale deriva forse dal fatto che non tutta l’opposizione armata sembra d’accordo. In uno dei video, una donna con il suo bambino implora al posto di blocco che la lascino tornare a casa ad Asrafiyeh senza requisirle il cibo che si è procurata; uno dei due sostiene che non si può danneggiare un’innocente, l’altro dice che il capo non sarebbe d’accordo.

L’embargo su Aleppo sembrerebbe legato all’arrivo di oltre 1.500 combattenti stranieri dal posto di frontiera turco-siriano di Bab al Salam. Intanto, fonti dell’Esercito siriano libero (Esl) hanno dichiarato che un membro del Consiglio militare supremo, Kamal Hamami, nome di battaglia Abu Bassel al Lakdani, è stato ucciso da esponenti del gruppo Stato islamico dell’Iraq e dell’oriente, nella città portuale di Latakia.

Intanto la missione Onu di indagine sull’uso delle armi chimiche in Siria ha accettato l’invito di Damasco e si recherà nel paese. L’Ambasciatore della Russia all’Onu, Vitali Churkin, ha intanto detto in Consiglio di Sicurezza: “L’Occidente non ha nemmeno letto il nostro rapporto di 80 pagine sull’uso delle armi chimiche a Khan al Assal, nel marzo scorso”. Il rapporto, basato su analisi di resti nel luogo dell’impatto, conclude che il sarin è stato usato dagli antigovernativi. Lo lascerebbe intendere sia la natura non industriale dell’ordigno sia il cui prodest: infatti Obama aveva indicato nell’uso di armi proibite da parte dell’esercito siriano la linea rossa oltrepassata la quale avrebbe iniziato ad armare i “ribelli”.

Marinella Correggia

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