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UE esclude colonie da cooperazione, Israele attacca Bruxelles


Si fa duro lo scontro tra Israele e Unione Europea dopo la pubblicazione ieri delle nuove linee-guida che indicano meticolosamente le ”limitazioni territoriali” della cooperazione bilaterale di Bruxelles che, dice il rapporto, continuerà con Israele, ma escluderà ora in forma ”esplicita ed inequivocabile” le colonie in Cisgiordania, i rioni ebraici di Gerusalemme est (colonie sotto altro nome) e le alture del Golan: tutti territori occupati illegittimamente e colonizzati da Tel Aviv in maniera illegale. “Un terremoto” secondo una fonte diplomatica israeliana, sulla scia dell’immediata e adirata reazione di Benyamin Netanyahu. ”Non consentirò – ha esclamato il premier, dopo una consultazione ministeriale straordinaria – che siano colpiti centinaia di migliaia di israeliani” che vivono in quei territori. ”Non accettiamo ultimatum esterni – ha rincarato – sui nostri confini. La questione sarà definita solo mediante trattative dirette fra le parti interessate”. Espressioni di profonda soddisfazione sono giunte, all’opposto, dai dirigenti palestinesi di Ramallah. A nome dell’Olp Hanan Ashrawi si é felicitata con l’Unione Europea perché, dopo aver collezionato per anni dichiarazioni e condanne degli insediamenti mai tramutatesi in atti concreti, ”ora é passata a decisioni politiche efficaci e a passi concreti. Essi costituiscono un cambiamento qualitativo, che avrà un impatto positivo sulle probabilità di pace”. Nel frattempo la ong israeliana Peace Now ha anticipato ieri che proprio oggi le autorità israeliane avrebbero approvato la costruzione di altri 1000 nuovi alloggi in colonie ebraiche in Cisgiordania: per lo più a Modiin Illit, e a Gilgal (valle del Giordano).

Secondo fonti del ministero degli Esteri israeliano, citate dal sito Ynetnews, l’Unione Europea ha inviato una bozza delle linee guida a Israele solo all’inizio della settimana scorsa, chiedendo una risposta entro cinque giorni. In base alle nuove linee guida d’ora in poi ”tutti gli accordi fra Israele e l’Ue dovranno indicare in maniera inequivocabile ed esplicita la loro non applicabilità a territori occupati nel 1967”. ”Lo scopo di queste linee guida – ha aggiunto il portavoce, David Kriss – é di segnare una distinzione fra lo Stato di Israele e i territori occupati, per quanto concerne il sostegno dell’Ue”. Si tratta di disposizioni vincolanti, secondo Haaretz, per tutti i Paesi membri: a quanto pare – ma ancora non c’é conferma ufficiale – anche per i loro futuri accordi bilaterali con il cosiddetto “Stato ebraico”. Nei primi commenti delle televisioni israeliane si afferma che l’Ue ha lanciato un serio monito a Israele, per chiarire che non consentirà al governo Netanyahu di continuare a cancellare di fatto, giorno dopo giorno, la linee di demarcazione con la Cisgiordania in vigore fino al 1967.

I ministri di Netanyahu avvertono però che la politica di Bruxelles rischia di avere l’effetto opposto a quello auspicato, irrigidendo le posizioni palestinesi proprio mentre il Segretario di stato John Kerry tenta con il presidente palestinese Abu Mazen, ad Amman, di rilanciare le trattative di pace.

Manifestando una strana idea di neutralità (è neutrale chi sostiene Israele?), Netanyahu ha affermato che la decisione di Bruxelles di escludere i territori occupati dalla sua cooperazione pone dei dubbi sulla neutralità dell’Unione Europea riguardo al processo di pace in Medio Oriente. Secondo il primo ministro di Israele la normativa europea “rappresenta un tentativo di tracciare forzosamente le frontiere di Israele attraverso una pressione economica, piuttosto che con il negoziato”. Questo, secondo quanto spiegato dal premier israeliano in un’intervista al Welt am Sonntag, “rafforza la posizione palestinese e fa perdere a Israele la fiducia nella neutralità dell’Europa” riguardo al processo di pace.

La nuova normativa europea sarà ufficialmente pubblicata questa settimana e dovrebbe entrare in vigore da venerdì.

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