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Colonia Italia. Al servizio della Cia

C’è poco da stupirsi dell’ennesimo schiaffo ricevuto dall’alleato statunitense depositario massimo della libertà nel mondo. La sua.

Un concetto personalissimo di questa magnifica categoria che nel codice statunitense diventa licenza e sopruso verso gli amici prima che sui nemici. L’avevano già fatto nelle situazioni più varie di pace e di guerra, vera e simulata. Per chi siede alla Casa Bianca il politico italiano è comunque un erede del De Gasperi che animato da tanta fede e senso realistico andava col cappello in mano a raccogliere oboli per la nazione da ricostruire e mettere a disposizione di nuovi padroni. Una Patria che ha barattato il piano Marshall coi piani di Gladio e poi nei decenni quello Solo, le strategie della tensione, la guerra a bassa intensità, l’operazione Blue Moon non ha mai potuto vantare alcun libero arbitrio. E’ vero che al mondo legami e lacciuoli sono molteplici e più in alto si va nelle ragioni di Stato più i primi aumentano e s’intorbidiscono. Ma l’Italia asservita – democristiana, del centrosinistra della prim’ora, consociativa, berlusconiana e ora emergenziale – ha mutuato dall’alleato-padrone l’inquietante tratto della menzogna. Per decenni ha nascosto le trame e mentito ai cittadini con quella classe politica imperitura e impudica che aveva il volto degli “statisti” Andreotti e Cossiga. E la tradizione prosegue.

Perciò la finta irritazione allo scippo d’un “Lady” particolare qual è lo 007 della Cia, condotto dal rifugio panamense non in Italia dove l’attendeva un mandato di cattura internazionale mosso dalla Procura milanese bensì negli States in cui l’hanno ricondotto i sodali dell’Intelligence di Langley, pare l’ennesima penosa recita d’un Esecutivo senza identità se non quella di servire voleri e capricci dell’Impero.
Nel 2003 quell’uomo diresse la notissima operazione di Extraordinary Rendition nella quale un carabiniere del Ros collaborava con agenti statunitensi che rapivano (a Milano) e torturavano (al Cairo) l’imam Abu Omar.
Ora l’epicedio tanto per darsi un tono, ma dall’ode si scade nella sceneggiata. Cancellieri (sic), Bonino, Letta non vogliono né possono protestare e alzare la voce verso la Casa Bianca. Glielo impedisce il passato filo yankee di decine di governi che furono e un’attualità sempre più scadente verso qualsiasi elargitore e impostore come mostra il pasticcio kazako. Un establishment che si blinda con “non sapevo” bugiardi o incapaci scredita la nazione. Un premier che lo spalleggia nel triste spettacolo (per salvare anche se stesso) è complice. Un Parlamento che puntella questo scempio è colluso. Un Capo di Stato che cerca di giustificare il misfatto col catastrofismo di quel che può accadere suggella l’anormalità politica in cui vive l’Italia. Che non cessa di rimanere colonia e dove non solo lo stato di diritto ma l’etica di uno Stato sono smarriti. Per questo siamo relegati al ruolo di punching-ball e gli schiaffi ci arrivano da ogni direzione.

 

articolo presente su  http://enricocampofreda.blogspot.it

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