Menu

Bagram: per gli USA la grana della seconda Guantanamo

Sarebbero 67 i detenuti non afghani che si trovano nella prigione segreta all’interno della base aerea di Bagram, nella regione di Kabul, denominata da molti ‘la seconda Guantanamo’, alcuni dei quali sarebbero operativi di al-Qaeda catturati in tutto il mondo dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Chiudere la struttura presenta molti dei problemi che l’amministrazione Obama ha già riscontrato per la chiusura di Guantanamo, sull’isola di Cuba, solennemente promessa ma neanche iniziata. Ma, secondo alcuni funzionari americani, una soluzione al caso afghano sarebbe ancora più complicata e urgente. Quest’anno il governo degli Stati Uniti infatti ha formalmente consegnato alcuni detenuti afghani alle autorità locali afghane, ma il dilemma resta cosa fare con i prigionieri stranieri. “C’e’ un piano? No. C’e’ il desiderio di chiudere la struttura? Si”, ha detto il generale americano Joseph Dunford, comandante della forza di occupazione della Nato in Afghanistan, l’Isaf. Il dipartimento di Stato e il Pentagono non sono stati però in grado di elaborare una strategia per il processo o il rimpatrio dei detenuti di Bagram, che provengono da oltre una decina di Paesi e che nel frattempo continuano anche ad aumentare, l’ultimo é arrivato lo scorso mese. Dal momento che il centro di detenzione è in territorio afghano, le forze Usa sono tecnicamente tenute a chiuderlo quando finirà il loro ruolo di combattimento nella guerra, nel dicembre 2014. Ma, secondo alcuni funzionari e politici statunitensi, questo costituirebbe un enorme rischio per la sicurezza. La soluzione migliore, sostengono, sarebbe mantenere la struttura aperta, sotto il controllo degli Stati Uniti. Non é chiaro però se la controparte afghana lo consentirà. Così come nel caso di Guantanamo, per i funzionari di Washington, rimpatriare i detenuti in Paesi che non possono o non vogliono tenerli in carcere rappresenta una minaccia troppo grande. E mantenere in Afghanistan un carcere gestito dagli americani oltre il 2014 richiederebbe comunque l’autorizzazione del presidente afghano, Hamid Karzai, secondo cui gli Usa dovrebbero lasciare il centro entro il prossimo anno. Quest’anno comunque il governo afghano ha consentito agli statunitensi di continuare a gestire il centro di detenzione nel caso di “cittadini di Paesi terzi” – per lo più pachistani – in cambio della consegna di prigionieri afghani, ora detenuti in una struttura separata. 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *