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Arrestato commando colombiano: volevano uccidere Maduro

Clamoroso successo del controspionaggio venezuelano. Arrestati due terroristi colobiani legato al gruppo guidato da Posada Carriles, infiltratisi in Venezuela con l’obiettivo di attentare alla vita del successo di Hugo Chavez, Nicolas Maduro.

Le ragioni non sono davvero misteriore: il Venezuela possiede ancora grandi riserve di petrolio e gas, ma il governo chavista usa queste riserse per migliorare gli standard vitali della popolazione, oltre che per dar vita a un’alleanza dei popoli latinoamericani. Non le regala insomma alle multinazionali Usa in cambio di un po’ di ricchezza personale per dirigenti corrotti. Specie ora che il petrolio globale si va rarefacendo…

L’operazione è stata ordita dal gruppo terrorista di Posada Carriles, un esule cubano di stanza a Miami, con la complicità dell’ex presidente colombiano, il reazionario Alvaro Uribe Velez. Già nei mesi scorsi, in prossimità delle elezioni di aprile che hanno dato la vittoria a Maduro, era stato intercettato un altro commando composto in prevalenza da colombiani, vestiti da soldati dell’esercito venezuelano, con lo stesso obiettivo. Anche quelli legati al terrorista Posada Carriles.

Da allora è scattata una allerta di alto livello, focalizzata soprattutto sui gruppi formati da esuli cubani, mercenari colombiani e di altri paesi dell’area, ma guidati anche operativamente dalla Cia. Posada Carriles ha addirittura rivendicato l’attentato che anni fa provocè la morte di 76 persone a bordo di un aereo cubano, peraltro caduto in acque venezuelane, comprendente l’intera squadra di scherma della nazionale cubana.

Posada Carriles circola liberamente per Miami e gli Stati Uniti – anche l’amministrazione Obama, ovviamente – ha sempre respinto le richieste di estradizione presentate prima da Cuba e, da aprile, anche dal Venezuela. Considerano infatti quel terrorista confesso come un “combattente per la libertà”. Di chi e perché è già detto.

La notizia dello sventato attentato è stata data dallo stesso Maduro in modo informale, a pargine di una riunione politica. Poi il ministro dell’interno, Miguel Rodriguez, ha convocato una conferenza stampa incui ha dato maggiori ragguagli sull’operazione antiterrorismo. Ha spiegato tra l’altro che le forze di sicurezza venezuelane erano sulle tracce del gruppo già da tempo, che è composto di almeno dieci persone; i venezuelani hanno ora in mano prove certe dell’obiettivo dei terroristi: il presidente Maduro.

Il killer destinato a eseguire materialmente l’omicidio, identificato per ora solo come ‘David’ e non ancora arrestato, è stato definito da Rodriguez un “professionista di grande esperienza”.

Costui sarebbe alle dipendenze di Oscar Alcantara Gonzalez, attualmente in prigione, uno stretto collaboratore dell’ex presidente colombiano Uribe,con stretti rapporti con  l’estrema destra venezuelana a Miami.

Non sono mancate notizie “riservate”, come la telefonata fatta da Maduro a Barack Obama per chiedergli, papale papale, se fosse stato lui a dare l’ordine di ucciderlo. “Il presidente Obama è così debole che negli Stati Uniti si prendono per suo conto decisioni sull’uccisione di un capo di Stato latino-americano senza che lui ne sappia nulla?”.

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