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“Israele dietro l’uso delle armi chimiche in Siria”

L’Esercito siriano libero (Esl), l’ala militare di una parte dell’opposizione interna al regime di Bashar Assad, ha annunciato oggi l’uccisione del generale di brigata delle forze lealiste, Mohammed Aslan, indicato dall’Esl come il responsabile del massacro con presunte armi chimiche avvenuto il 21 agosto nella zona di Ghouta di cui l’opposizione incolpa il governo. In un comunicato, l’Esl ha sottolineato che Aslan era il capo della sezione armi chimiche del comando della guardia repubblicana, corpo scelto dell’esercito di Damasco. Secondo quanto affermato ieri dal Segretario di Stato Statunitense, John Kerry, citando un rapporto dell’intelligence Usa, il presunto attacco con armi chimiche avvenuto dieci giorni fa alla periferia di Damasco avrebbe provocato 1.429 morti, tra cui 426 bambini.

Finora nessuno si è preso la briga di provare a spiegare perché invece di investire con eventuali armi chimiche truppe o postazioni avversarie l’esercito siriano abbia scelto come obiettivo i civili, oltretutto investendo anche molti dei propri soldati. Da parte sua il regime di Damasco continua a definire false le cosiddette “prove” addotte dagli Stati Uniti su un presunto coinvolgimento del regime siriano nell’attacco chimico del 21 agosto. “Quelle che l’amministrazione americana ha definito prove inconfutabili non sono altro che vecchie storie diffuse dai terroristi (i ribelli, ndr) da oltre una settimana, bugie e storie completamente inventate”, ha dichiarato il ministero degli Esteri in un comunicato attribuito al ministro Walid al Moallem e letto alla tv ufficiale siriana. Il ministero degli Esteri si è detto “stupito” dal fatto che “una superpotenza inganni la sua opinione pubblica in questa maniera ingenua basandosi su prove inesistenti”. Il ministero si è inoltre stupito del fatto che gli “Stati Uniti fondino le loro posizioni di guerra e di pace su quello che diffondono i social network e i siti internet”, ha proseguito il comunicato. Le cifre date ieri dal segretario di stato americano John Kerry sul numero delle vittime dell’attacco con armi chimiche attribuito a Damasco non sono che “numeri fittizi forniti dai gruppi armati in Siria e l’opposizione all’estero”, ha aggiunto il ministero degli Esteri.

Naturalmente in guerra la prima arma che tutti i contendenti utilizzano è quella della propaganda e della disinformazione, e provare a districare il groviglio di messaggi, ‘prove’, dichiarazioni ingarbugliatosi negli ultimi mesi a proposito dell’utilizzo delle armi chimiche appare un’operazione titanica.

In mancanza di informazioni certe, ogni media sceglie – sulla base delle proprie simpatie, o più spesso per interessi concreti o politici (che poi spesso è la stessa cosa) – di sposare una tesi piuttosto che un’altra. A guardare i media italiani mainstream è evidente che la tesi che il regime di Damasco vada punito perché ha usato armi proibite sembra essere stata sposata in toto a destra e a manca. Appare quindi incredibile che mentre i lettori di grandi quotidiani britannici, francesi, spagnoli o addirittura israeliani, possano leggere dichiarazioni e commenti di altro avviso, ciò non sia possibile per i lettori italiani. Eppure sarebbe il caso che certe notizie circolassero in un paese che, anche se in maniera ambigua e democristiana, si accinge a entrare nell’ennesima avventura bellica seppur attraverso la concessione dei propri corridoi aerei e delle basi militari straniere piazzate sul proprio territorio.

Notizie come quelle che i lettori israeliani del quotidiano Haaretz hanno potuto leggere lo scorso 4 maggio, a proposito di un’intervista di Chemi Shalev a Lawrence Wilkerson, ex capo dello staff del Segretario di Stato USA Colin Powell, quello che sventolò all’Onu la provetta ai tempi dell’invasione dell’Iraq, per capirci, mostrando una ‘pistola fumante’ mai esistita.

L’ex colonnello dell’Esercito degli Stati Uniti ora in pensione afferma esplicitamente che dietro la storia dell’uso da parte del regime siriano di armi chimiche e proibite potrebbero esserci i servizi segreti israeliani e che il Mossad sarebbe stato – o si sarebbe – incaricato di creare delle cosiddette ‘false flag’, false prove per inchiodare Damasco e giustificare davanti all’opinione pubblica internazionale un’aggressione militare occidentale contro la Siria. Non è la prima volta che i servizi segreti di qualche paese – e gli Stati Uniti sono stati maestri in questo fin dalla fine del XIX secolo – realizzano una false flag per giustificare un intervento armato: un’operazione sotto copertura realizzata sul proprio territorio o su quello altrui con una falsa identità per dimostrare la colpevolezza dell’avversario. Quella di Wilkerson è una posizione come tante, ma riferita da uno che collaborò a stretto contatto con il responsabile di una delle più infami campagne di menzogne di guerra degli ultimi decenni, Colin Powell, ha un valore innegabile. Da prendere con le molle, come tutto il resto.

Di seguito l’articolo in versione integrale dalla versione in inglese di Haaretz.

Former Bush administration official: Israel may be behind use of chemical arms in Syria

Lawrence Wilkerson, former chief of staff to Secretary of State Colin Powell, says Israel may have conducted ‘false flag’ operation. Describes its government as inept and Netanyahu as ‘clueless.’

By Chemi Shalev

Retired U.S. Army Colonel Lawrence Wilkerson, who once served as Secretary of State Colin Powell’s Chief of Staff, believes that the chemical weapons used in Syria may have been an Israeli “false flag” operation aimed at implicating Bashar Assad’s regime.

Wilkerson made his astounding assertion in an interview on Current TV, the network once owned by former Vice President Al Gore and recently purchased by Al-Jazeera.
Wilkerson said that the evidence that it was Assad’s regime that had used the chemical weapons was “flaky” and that it could very well have been the rebels or Israel who were the perpetrators. Asked why Israel would do such a thing, Wilkerson said: “I think we’ve got a basically geostrategically, geopolitical inept regime in Tel Aviv right now.”
“I think we saw really startling evidence of that,” Wilkerson continued, “in the fact that President Obama had to tell Bibi Netanyahu ‘Pick up the phone, you idiot, call Ankara and get yourself out of this strategic isolation you’re in right now.”

A “false flag” operation is a covert attack on foreign or domestic soil carried out by governments or organizations under a false identity, aimed at placing blame on the enemy. It originates with a ruse once used in naval warfare in which ships would hoist the enemy’s flags in order to infiltrate his ranks.

Wilkerson, 63, a former Army helicopter pilot who flew combat missions in Vietnam, served as Colin Powell’s chief of staff in 2002-2005. He was responsible for reviewing the intelligence information used by Powell in his by now infamous February 2003 United Nations Security Council appearance on Saddam Hussein’s weapons of mass destruction.

After his retirement, Wilkerson described this presentation as “a hoax” and became an outspoken critic of the Bush Administration’s handling of the Iraq war. He now serves as a professor at Virginia’s William and Mary College and is a guest commentator on several U.S. television networks.

Speaking on the Current’s Young Turks program, Wilkerson said that because of the instability in the Middle East, Israel’s current geo-strategic situation is “as dangerous as it’s been since 1948.” He added that President Obama “has got to be very circumspect about what he does in exacerbating that situation.”

 

“Netanyahu is clueless as to this,” Wilkerson said. “I hope President Obama gave him a lecture in geostrategic realities.” 

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1 Commento


  • Angelo M.

    Non possiamo sapere quello che sta realmente accadendo in Siria perché, come spiegato nell’articolo, in mancanza di informazione certe i media fanno ricostruzioni di parte. Ci possiamo però porre delle domande: la prima è perché l’esercito siriano abbia scelto di attaccare i propri civili (addirittura tanti bambini) e i propri soldati con delle armi chimiche vietate dalle convenzioni internazionali, ben sapendo di suscitare l’indignazione dell’opinione pubblica mondiale ed un possibile intervento dell’ONU o delle Nazioni Unite; la seconda domanda riguarda gli interessi americani in Siria (il movente) che avrebbero spinto il Mossad a creare ‘false flag’ per far muovere guerra al regime di Assad. Sono domande che possono aiutare a comprendere quale sia la verità a cui purtroppo difficilmente sarà data risposta!

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