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La Siria è il “piatto indigesto” del G 20

La prima serata con tanto di cena del G20 di San Pietroburgo (iniziata con ben due ore di ritardo) ‘ha confermato le crescenti tensioni tra i leader delle maggiori potenze mondiali sul conflitto siriano, spaccati tra oppositori e sostenitori di un intervento militare anche senza un mandato dell’Onu. Secondo il portavoce del Cremlino, Peskov, sarà molto difficile che venga firmato un documento sulla Siria.

Questa notte c’e’ stato un incontro bilaterale tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il premier britannico, David Cameron. L’incontro, secondo alcune fonti “e’ stato soprattutto l’occasione per uno “scambio di opinioni piu’ approfondito sulla questione siriana”. Continua intanto la guerra dei nervi con indiscrezioni che sembrano alimentare le tensioni a tutto campo. Il Wall Street Journal riferisce che i servizi segreti americani hanno intercettato l’ordine di un funzionario iraniano ai militanti sciiti in Iraq di attaccare obiettivi Usa a Baghdad in caso di intervento militare in Siria. Mentre l’emittente Abc, sulla base di fonti anonime, ha fatto sapere che Washington starebbe preparando un attacco aereo di larga scala in Siria, con l’utilizzo di missili sparati da aerei bombardieri B2 e B52 decollati dagli Usa. Si segnala il rifiuto da parte del Senato americano di ricevere una delegazione della Duma russa per discutere della Siria: “I russi”,ha detto,Ben Rhodes, vice consigliere per la sicurezza Usa, “non hanno nulla da apportare al dibattito” .Nel frattempo, la Russia ha inviato la grande nave da sbarco ‘Nikolai Filchenkov’ da Sebastopoli a Novorossiysk, in attesa di partire poi per le coste della Siria in servizio operativo. La nave da guerra, ha spiegato un portavoce della Marina militare russa «prenderà a bordo un cargo speciale, e poi si sposterà nella zona predestinata per il servizio operativo nel Mediterraneo orientale”. Secondo la testata russa “Telegrafist” anche la Cina sta inviando una nave da guerra – la Jinggangshan, una nave anfibia – nel Mediterraneo orientale. La nave militare cinese è stata vista passare nel Mar Rosso e dirigersi verso lo stretto di Suez per dirigersi al largo delle coste siriane e libanese con il compito di “monitorare le navi da guerra statunitensi e russe”.

L’Unione Europea ha stentato anche in questa occasione di parlare con una sola voce sulla crisi siriana, con la Francia che ha mantenuto la sua posizione al fianco degli Stati Uniti. Piena sintonia invece tra Merkel e Letta. Il premier italiano ha reso noto su twitter che: “È terminata ora la sessione serale dove si è certificata la divisione sulla Siria”.

Ad accentuare le tensioni nelle relazioni tra Stati Uniti e gli altri paesi presenti al vertice del G 20 c’è poi la questione del Datagate, lo spionaggio massiccio della Agenzia per la Sicurezza Nazionale Usa a danno dei partner. La tv brasiliana Globo ha riferito che ”la Nsa spiava il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, e quello del Messico, Enrique Pena Nieto”. La Rousseff ha parlato di ”chiarimenti necessari” e il suo ministro degli Esteri ha convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti a Brasilia, Thomas Shannon, per una richiesta di spiegazioni. ”Se questi fatti si rivelassero veri, sarebbe inaccettabile e lo si potrebbe definire un attacco alla nostra sovranita’ nazionale”, ha avvertito il ministro della Giustizia brasiliano, Jose’ Eduardo Cardozo. A denunciare il presunto spionaggio della Nsa ai danni di Brasile e Messico e’ stato Glenn Greenwald, il giornalista del Guardian che aveva ottenuto copia di documenti riservati di intelligence da Edward Snowden. Secondo Greenwald, la Nsa ”avrebbe intercettato le comunicazioni della Rousseff e di Pena Neto con i rispettivi collaboratori”. A rincarare la dose sono arrivati anche gli articoli usciti oggi sul quotidiano inglese “The Guardian” e sullo statunitense “New York Times”, dove – nonostante le pressioni dei servizi di sicurezza statunitensi per bloccare la pubblicazione – i due giornali riferiscono sulla base delle rivelazioni di Snowden che la Nsa ha spiato e decrittato migliaia di email, codici bancari e addirittura cartelle cliniche di persone ed istituzioni nei paesi “alleati”.

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