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Turchia, la polizia di Erdogan uccide ancora

Nuova esplosione delle proteste in Turchia e, purtroppo, ancora vittime dopo quelle, numerose, della repressione delle grandi manifestazioni popolari che hanno scosso il paese dalla fine di Maggio e che non sono mai cessate, ma solo calate d’intensità durante il mese di agosto.

Ieri sera un giovane di soli 22 anni, Ahmet Atakan, è stato ucciso ad Antakia (Antiochia) durante una dimostrazione attaccata dai reparti antisommossa che hanno sparato lacrimogeni e pallottole di gomma contro i manifestanti che protestavano contro la repressione, contro l’aggressione militare alla Siria e per ricordare Abdullah Comert, un’altra giovane vittima uccisa lo scorso giugno nella città a pochi chilometri dal confine con la Siria. Atakan è stato colpito alla testa da una granata lacrimogena ed è morto poco dopo il suo trasferimento in ospedale. Altri scontri si sono verificati in seguito proprio al di fuori dell’ospedale quando i parenti e gli amici della vittima si sono scagliati contro la polizia in assetto antisommossa che presidiava la zona e minacciava i presenti. Secondo le autorità turche il giovane sarebbe morto in conseguenza di una caduta, mentre lanciava pietre e contenitori d’acqua sui veicoli della polizia dal tetto di un edificio. Il presidente dell’Unione dei Medici di Antiochia, Selim Matkap, ha chiarito però che dall’autopsia di Ahmet è emerso che il corpo della vittima non riporta nessun segno di una caduta dall’alto. Secondo l’autopsia Atakan è morto in conseguenza di un’emorragia cerebrale causata dall’impatto di un piccolo oggetto nella parte posteriore della testa che ha provocato un foro di alcuni centimetri.

I funerali dell’ennesima vittima della repressione si sono svolti oggi nel primo pomeriggio, con la partecipazione di migliaia di persone che hanno gridato slogan come “Gli assassini di Ahmet sono la polizia dell’AKP” (il partito di Erdogan). La madre di Ahmet in un’intervista rilasciata al quotidiano nazionale Birgun dice: “Mio figlio è morto lottando per il suo popolo. Tutti i ragazzi morti in questi tre mesi avevano solo una colpa quella di lottare per la pace in questo Paese”.

Atakan è la sesta vittima ufficiale della repressione a partire dalla fine di maggio, dopo Abdullah Cömert (22 anni), Ali İsmail Korkmaz (19), Ethem Sarısülük (26), Mehmet Ayvalıtaş (20) Medeni Yıldırım (18). Secondo fonti mediche vi sarebbero però almeno altre due vittime, oltre a numerosi manifestanti entrati in coma in conseguenza della brutalità della Polizia.

Per oggi movimenti e partiti di sinistra hanno convocato manifestazioni in molte città: Istanbul, Ankara, Izmir, Antalya, Adana, Mersin, Kocaeli, Canakkale, Bolu, Bursa, Aydin, Eskisehir, Corum, Antep, Afyon, Trabzon, Balikesir e Usak. 

Ieri manifestazioni contro la repressione si sono svolte in tutto il paese, e spesso sono degenerate a causa dell’atteggiamento violento delle forze di sicurezza. Ad Istanbul, in particolare, la Polizia ha attaccato la catena umana convocata in solidarietà con Berkin Elvan, un ragazzino di 14 anni in coma dal 16 Giugno scorso, quando è stato colpito alla testa da una pallottola di gomma sparata da un poliziotto mentre andava a prendere il pane. Ieri mattina dal quartiere di Okmeydani ad Istanbul era partita la cosiddetta ‘Marcia della Giustizia’, diretta al Palazzo di Giustizia di Çağlayan, che però intorno alle dieci è stata attaccata dai reparti antisommossa che hanno utilizzato cannoni ad acqua e lacrimogeni; come era accaduto anche nei giorni scorsi però i manifestanti non si sono dispersi ed hanno resistito lanciando sassi ed erigendo improvvisate barricate. Gli scontri sono continuati a lungo e i gas lacrimogeni sparati dagli agenti in gran quantità sono arrivati fin dentro le case e il centro culturale Idil Merkezi è stato oggetto di un fittissimo lancio di granate. Il bilancio è stato di numerosi arresti e di due feriti gravi, entrambi colpiti al volto da una spoletta lacrimogena e da un proiettile di gomma.

In serata in tutto il paese si sono svolte manifestazioni, in parte già programmate in parte invece convocate in risposta alla repressione selvaggia delle dimostrazioni di Ankara e Istanbul: marce e presidi si sono svolte a Mersin, Aydin, Adana, Izmir, Antalya, Kocaeli e in altre località. Inoltre il movimento che si batte nella capitale contro l’autostrada che il governo ha iniziato a costruire all’interno del campus dell’Università Tecnica del Medio Oriente – la Odtu – hanno realizzato ieri sera manifestazioni in 4 diversi quartieri di Ankara.

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