Menu

Messico: tremila poliziotti contro le barricate dei maestri in lotta

Nuova improvvisa esplosione del conflitto sociale in Messico e ricorso alla repressione cieca da parte degli apparati di sicurezza.

La Polizia è intervenuta in forze, oggi, per sgomberare i maestri che da un mese circa – in realtà da cinque mesi, anche se in forme più soft – presidiavano in massa la piazza principale di Città del Messico, lo Zócalo, all’interno di una mobilitazione più generale organizzata dai sindacati e dai comitati spontanei degli insegnanti contro la ‘riforma’ del sistema dell’istruzione presentata dal governo federale. 

Una repressione brutale e violenta che si è conclusa con 31 arrestati e decine di feriti. L’operazione è cominciata intorno alle 16, dopo che durante la mattinata migliaia di maestri, aderenti al Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione (CNTE), avevano ricevuto dalle autorità un ultimatum affinché abbandonassero la piazza della Costituzione della capitale. Nonostante una piccola parte dei lavoratori in lotta abbiano deciso di abbandonare il presidio dopo un ulteriore e più stringente ultimatum emesso alle 14.00, la maggior parte degli insegnanti ha deciso non solo di rimanere ma anzi di erigere delle barricate per difendersi dall’imminente e annunciato sgombero, utilizzando segnali stradali, transenne, sedie e materiali vari. Nel frattempo le autorità hanno ordinato a tutti gli impiegati pubblici che in quel momento erano al lavoro di abbandonare le sedi governative e comunali che sorgono intorno alla piazza, ai commercianti di chiudere i propri negozi, e ai lavoratori del trasporto pubblico di chiudere le stazioni dei treni e della metropolitana nel centro della capitale.

Alle 16,20 l’assalto di tremila poliziotti dei reparti antisommossa coadiuvati da numerosi cannoni ad acqua montati sui blindati. Una parte dei manifestanti ha reagito lanciando contro gli aggressori pietre, bottiglie ed altri oggetti trovati all’occorrenza nella piazza. Altri si sono impossessati di una scavatrice ed hanno cercato con questa di sbarrare il passo ai plotoni di agenti in tenuta antisommossa. Contro i poliziotti molti manifestanti hanno usato o tentato di usare bastoni e improvvisati lanciarazzi, mentre alcuni piccoli gruppi di attivisti aderenti ai collettivi antagonisti avrebbero lanciato anche alcune bottiglie molotov. Gli scontri sono durati alcuni minuti e alla fine gli agenti hanno proceduto ad arrestare 31 persone: secondo le autorità nessuno di queste è un maestro, ma si tratterebbe di militanti di organizzazioni della sinistra rivoluzionaria. Secondo il delegato alla Sicurezza Nazionale, Manuel Mondragón, i giovani arrestati sarebbero stati trovati in possesso di pietre, bombe molotov, una specie di mortaio artigianale e bombole di gas da usare come piccoli lanciafiamme. Secondo il responsabile della sicurezza non ci sarebbero stati feriti tra i manifestanti ma solo 15 poliziotti leggermente contusi. Sempre secondo Mondragòn la polizia non avrebbe usato gas lacrimogeni al contrario di quanto affermato da alcuni manifestanti e da alcuni giornalisti, che invece hanno testimoniato di fitti lanci contro la piazza.
Dopo lo sgombero violento la maggior parte dei maestri in lotta non è tornato a casa ma ha anzi deciso di riconvocarsi in una piazza situata a poca distanza dallo Zocalo, di fronte al Monumento alla Rivoluzione. Lo sgombero dello Zocalo sembra esser stato ordinato perché tra due giorni si terrà il tradizionale “Grido di indipendenza”, una cerimonia presieduta dal presidente dello Stato dal balcone del Palazzo Nazionale, che si trova propria in Piazza della Costituzione, sede tradizionalmente di una sfilata militare che la manifestazione avrebbe reso impossibile da realizzare.

Della tendopoli che per un mese ha occupato la principale piazza di una delle città più grandi del mondo non rimangono che macerie e resti distrutti. Ma i sindacati hanno affermato che continueranno comunque a protestare per impedire l’approvazione della riforma del sistema dell’istruzione promossa dal presidente Enrique Peña Nieto, del Partido Revolucionario Institucional di centrodestra, che porterà al licenziamento di numerosi insegnanti. Già mercoledì scorso, a poche ore dall’approvazione della contestatissima controriforma, migliaia di maestri e lavoratori di altri settori avevano improvvisato un massiccio corteo diretto alla residenza del Presidente della Repubblica. Solo un’estrema violenza della polizia aveva impedito che i manifestanti arrivassero fin sotto le finestre di Pena Nieto. 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *