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Baleari: 100 mila in piazza per la scuola pubblica

E’ stata senza dubbio la manifestazione più partecipata di sempre nel piccolo arcipelago quella che domenica ha visto scendere in piazza quasi centomila persone in difesa della scuola pubblica e del diritto a dare ai propri figli un’istruzione nella propria lingua, il catalano. Un evento eccezionale, che anche la stampa di destra e nazionalista spagnola non ha potuto censurare: le isole hanno infatti in totale una popolazione di poco superiore al milione di persone.

Una vera e propria marea verde – dal colore della campagna scatenata in tutto lo Stato Spagnolo dal movimento per la difesa dell’istruzione pubblica – quella che ha letteralmente sommerso il capoluogo Palma di Maiorca per chiedere l’immediato ritiro del Trattamento Integrato delle Lingue, una legge regionale varata dal governo locale guidato da Josè Ramón Bauzá (del Partito Popolare, di destra) e per appoggiare uno sciopero degli insegnanti delle Baleari che dura ormai da tre settimane senza sosta.

Con lo slogan “Contro l’imposizione difendiamo l’istruzione” la folla ha voluto esprimere il proprio ‘no’ ad un progetto di legge che vorrebbe ridurre al 30% l’utilizzo del catalano nel sistema scolastico delle Baleari, introducendo elementi di privatizzazione e peggiorando salari e condizioni di lavoro degli insegnanti. In contemporanea a Barcellona alcune centinaia di sindacalisti e attivisti di varie organizzazioni sociali hanno mostrato la propria solidarietà alla storica mobilitazione dei cugini isolani, in difesa di una istruzione pubblica di qualità. Ma oltre ai 90 mila scesi in piazza a Palma, altre migliaia di persone hanno manifestato nei centri minori, da Maò a Eivissa (Ibiza) a Formentera.

Incredibilmente, però, il governatore Bauzà ha definito di natura ‘politica’ la grande manifestazione ed ha affermato che ‘non rappresenta il sentimento degli abitanti delle Baleari’. 

Quindi lo sciopero e le manifestazioni continuano, nonostante la non adesione del sindacato socialista Ugt. Ma gli altri sindacati, le organizzazioni studentesche e le associazioni delle famiglie sono compatti e pretendono che Bauzà, che rappresenta solo il 18% dell’elettorato, obbedisca alla piazza.

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