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Libia. Rapito e liberato il primo ministro

Un vero successo, la “sgheddafizzazione” occidentale della Libia!

Il primo ministro libico Ali Zeidan è stato rapito questa mattina all’alba da un commando armato ed è stato “condotto verso una destinazione sconosciuta”. Verso mezzogiorno – sSecondo l’agenzia Lana – è stato quindi liberato, con una rivendicazione esplicita di gruppi qaedisti all’interno del “governo” librico attuale (un semplice “intergruppi” tra fazioni armate).

Nella prima mattinata alcune  tv panarabe hanno raccontato che Ali Zeidan era stato prelevato in un albergo di Tripoli. “Il capo del governo di transizione, Ali Zeidan, è stato condotto verso una destinazione sconosciuta, per ragioni sconosciute, da un gruppo” di uomini che sarebbero “ex  ribelli”. Una definizione davvero originale, per indicare gruppi ex anti-gheddafi ora al potere insieme ad altri.

Zeidan è stato prelevato dal Corinthia Hotel, dove risiedeva. Un dipendente dell’hotel ha descritto l’episodio come un “arresto”. “Un grande numero di uomini è entrato nei luoghi dove si trovava. Ma non abbiamo ben capito cosa stava succedendo”, ha commentato un altro dipendente.

Il governo “sospettava” di due gruppi di ex ribelli, legati “in teoria” ai ministeri della Difesa e dell’Interno (ovvero du ministeri “in guerra” con il governo”?).

Poi, come si è detto, ci dovrebbe esser stata la liberazione di Zeidan, in modo altrettanto rapido e improvviso.

Il gruppo responsabile del sequestro era stato ingaggiato dal governo stesso  per “garantire la sicurezza” a Tripoli. Nel comunicato reso noto poco fa, ha detto di aver “arrestato” Zeidan dopo che il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha confermato il ruolo della Libia nell’operazione che ha portato all’arresto di Abu Anas al-Liby nel fine settimana. “Il suo arresto giunge dopo che…(Kerry) ha detto che il governo libico era a conoscenza dell’operazione”, ha spiegato a Reuters un portavoce del gruppo.

Il dipartimento di Stato Usa nel frattempo sta verificando i rapporti sull’episodio ed è “in stretto contatto con alti ufficiali Usa e libici sul terreno”, ha detto la portavoce Jen Psaki.

 

L’episodio illumina al meglio la situazione creata in LIbia dall’intervento di Usa, Gran Bretagna, Francia e Nato. Ogni tribù e milizia confessionale fa “stato a sé”. Non esiste alcun potere cettale certo, né quindi garanzia di rispetto di alcuna regola di convivenza “civile”. E la tribalizzazione dei paesi islamici sembra l’unica strategia possibile per un imperialismo che non è più in grado – per la crisi economica e la ridotta visione di lungo periodo – di imporre un diverso ordine.

Non troppo paradossalmete, il sequestro rappresenta una vendetta per il recente arresto, da parte statunitense, di Abdul-Hamed Nabih al-Ruqai, nome di guerra Anas al-Liby, al quale viene addebitato un ruolo chiave nei sanguinosi attentati alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania del 1998. Alleati-nemici, a seconda dei luoghi e delle circostanze, Usa e Al Qaeda….

Zeidan ripreso dalle telecamere mentre viene portato via.

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