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Siria: l’opposizione esplode, tutti contro tutti

La già estremamente variegata opposizione siriana sta letteralmente deflagrando. Attaccate non solo dall’esercito di Damasco e dalle milizie di autodifesa create dai curdi e da altre comunità sottoposte agli assalti dei sunniti integralisti, le formazioni che si oppongono al regime di Bashar el Assad si polverizzano sempre più.

Di ieri la notizia che alcune decine di gruppi ribelli – 70 secondo le dichiarazioni di un loro portavoce – hanno annunciato di non riconoscere l’Autorità nazionale siriana, che riunisce i principali gruppi di opposizione al governo di Damasco. “In vista del fallimento dei gruppi politici che pretendono di rappresentare l’opposizione e i gruppi rivoluzionari, noi, capi dei gruppi militari e rivoluzionari delle province del sud, ritiriamo il nostro riconoscimento di coloro che pretendono di rappresentarci” ha affermato un presunto portavoce in un video girato da una località sconosciuta.
In molti casi la rivalità tra i diversi gruppi dell’opposizione è il frutto delle divisioni e delle diverse strategie delle diverse potenze regionali e non che li finanziano, addestrano e sostengono, utilizzandoli per difendere i propri interessi e la propria egemonia in Siria e in Medio Oriente. Mentre il Qatar sostiene in particolari le formazioni legate alla Fratellanza Musulmana l’Arabia Saudita appoggia le milizie fondamentaliste e jihadiste che si richiamano ai salafiti, mentre la Turchia teoricamente sostiene la Coalizione Nazionale Siriana ma anche i gruppi jihadisti o addirittura quelli legati al Al Qaeda che negli ultimi mesi non hanno disdegnato di attaccare l’Esercito Siriano Libero, a sua volte sempre più diviso tra le varie tendenze laiche, etniche o religiose.

Un vero e proprio caos caratterizzato da continui cambiamenti di alleanze da parte delle milizie e dei paesi che le manovrano.
Di queste ore la notizia (diffusa da Nena News che riprende il quotidiano libanese Daily Star) che l’esercito turco ha sparato quattro colpi di cannone contro una postazione della milizia denominata Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), formazione qaedista attiva nel nord della Siria, nei pressi della città di Azaz. Il raid, poco più che simbolico, sarebbe stato una risposta al lancio di un colpo di mortaio dalla Siria, caduto nei pressi di un commissariato turco.

La Turchia è stata accusata più volte di dare sostegno ai gruppi jihadisti in funzione anti-curdo. Ankara ha più volte negato di fornire sostegno ai ribelli pro al-Qaeda, ma è stato ampiamente provato e dimostrato il passaggio di combattenti, sia dell’Esercito siriano libero (Esl) che di gruppi jihadisti, attraverso il confine turco. I miliziani, dopo essere stati addestrati nei campi profughi o curati negli ospedali turchi, tornavano a combattere in territorio siriano. Per rispondere a queste critiche negli ultimi mesi fatte proprie dall’amministrazione Obama, nelle ultime settimane le autorità turche hanno apparentemente aumentato i controlli alla frontiera e il governo ha deciso di congelare i conti correnti di organizzazioni legate ad al-Qaeda. 

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