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Spagna: estrema destra in piazza. Contro baschi e Strasburgo

Come scrivevamo nei giorni scorsi, la decisione del Tribunale Europeo dei Diritti Umani di bocciare la ‘dottrina Parot’ e ordinare la liberazione dei prigionieri trattenuti in carcere nonostante abbiano scontato la loro pena, ha scatenato un vero e proprio terremoto a Madrid. Il governo di destra spagnolo ha accusato i 17 giudici di Strasburgo di essere male informati e di aver preso una decisione sbagliata, ma pur annunciando misure per ritardare ed ostacolare la liberazione di alcune decine di detenuti che rientrano nel caso esaminato dalla Corte europea, Mariano Rajoy ha affermato che “la Spagna sta in Europea e non può disobbedire”.

La propaganda della destra spagnola ha messo in risalto il pericolo che alcuni serial killer o violentatori seriali, liberati grazie alla sentenza del Tribunale Europeo dei Diritti Umani, possano tornare a terrorizzare la comunità. Ma in realtà l’oggetto del contendere sono una sessantina di prigionieri e prigioniere politiche basche: è per tenere loro in carcere allungando artificialmente e retroattivamente la pena che nel 2006 è stata inventata la ‘dottrina Parot’. Ed è stato un ricorso presentato dalla militante dell’ETA Inès del Rio a portare al pronunciamento della Corte Europea. Mentre nei giorni scorsi Inès del Rio riacquistava finalmente la libertà, dopo aver trascorso in galere 6 anni di reclusione aggiuntivi rispetto a quelli calcolati sulla base della normale legislazione, l’estrema destra spagnola è scesa in campo minacciando una mobilitazione non solo contro gli organi giudiziari europei ma anche contro lo stesso Partido Popular. Che ha cercato di evitare spaccature con gli ambienti più reazionari interni ed esterni al PP cercando di rincorrere le campagne forcaiole delle varie “associazioni delle vittime del terrorismo”, etichetta che da tempo viene utilizzata dall’estrema destra per le proprie campagne politiche. Ora che l’ETA ha smesso di combattere la politica antiterrorista scopre un rinnovato nemico nei prigionieri di cui la società basca chiede la liberazione e comunque almeno che possano scontare la loro condanna in carceri situate in territorio basco.
Ieri la prima mobilitazione ha portato in piazza Colòn a Madrid alcune decine di migliaia di persone, chiamate all’appello dalla ‘Associazione delle Vittime del Terrorismo’ e da alcuni settori oltranzisti del PP con lo slogan “Giustizia per una fine con vincitori e vinti”. Una parola d’ordine inequivocabile che non solo si schiera contro la sentenza europea sulla ‘dottrina Parot’, ma soprattutto afferma chiaro e tondo la contrarietà ad ogni soluzione negoziata del conflitto basco che si chiusa con equità e giustizia. Manifestanti arrivati nella capitale da tutto il paese – in particolare dall’Andalusia, da Valencia, da Zaragoza, dalla Cantabria e dalla Galizia – hanno cantato slogan come ‘per ETA carcere a vita’, “la Spagna unita non sarà mai vinta”, “io sono spagnolo, spagnolo, spagnolo”, alla presenza di molte bandiere e simboli dell’epoca franchista. In piazza c’erano anche alcuni esponenti della Asociación de Militares Españoles (AME), che aveva chiesto nei giorni scorsi ai propri aderenti di partecipare alla mobilitazione per evidenziare il suo ‘appoggio alle vittime del terrorismo e per dimostrare che mai potranno piegare gli spagnoli”. “Nonostante si contino molti caduti nelle nostre fila, i corpi di sicurezza hanno operato con efficacia nella lotta contro il terrore” scriveva l’associazione di militari e poliziotti in un comunicato.

Alcuni settori della piazza hanno anche gridato slogan contro Rajoy, resuscitando contro il capo della destra un’accusa in passato rivolta ai governi socialisti: “ETA colpevole, governo responsabile”. Sul palco si sono alterati cantanti di dubbio talento e familiari di alcuni esponenti delle forze dell’ordine uccisi dall’organizzazione armata basca nel corso dei decenni. “Vogliono burlarsi di noi e del nostro dolore. Non siamo disposti a voltare pagina né a dimenticare le responsabilità di quelli che hanno commesso crimini in nome di un progetto politico totalitario” ha detto la portavoce dell’AVT, Ángeles Pedraza, il cui discorso naturalmente non ha fatto alcun cenno alla guerra sporca degli apparati dello Stato Spagnolo contro i militanti dell’ETA e contro quelli delle organizzazioni politiche basche: tortura, stupri, sequestri, esecuzioni extragiudiziali, attentati, squadroni della morte… “Continueremo a lottare finché i terroristi saranno sconfitti per sempre. Vogliamo una fine con vincitori e vinti” ha tuonato Pedraza rivolgendosi al tribunale di Strasburgo mentre una parte della piazza gridava ‘Rajoy dimissioni’. Uno slogan che ha imbarazzato alcuni dirigenti del Partido Popular che partecipavano alla dimostrazione, in particolare quelli legati a Jaime Mayor Oreja e al basco Carlos Iturgaiz. I tre vicepresidenti del partito sono stati addirittura fischiati e tacciati di ‘tradimento’ da alcune decine di manifestanti. Segno che la scelta del partito di partecipare alla manifestazione con l’obiettivo di mantenere un ponte con l’estrema destra non ha funzionato ed anzi rischia di ritorcersi contro il partito al governo.
In piazza ieri a Madrid non c’erano i 200 mila dichiarati dagli organizzatori, ma gli ultrà erano parecchie decine di migliaia. In rappresentanza di una parte consistente della società spagnola che proprio non vuol sentir parlare di soluzione equa del conflitto basco e tantomeno di amnistia. Se il PP non ha mai avuto intenzione di promuovere alcun passo verso la fine dello scontro con la sinistra basca ora la paura di perdere il consenso di una fetta consistente di elettorato ultranazionalista e reazionario potrebbe portare ad un ulteriore indurimento delle politiche governative nei confronti del ‘problema basco’. Che, in realtà, è il problema di un paese – la Spagna – che proprio non riesce a pensarsi indipendentemente dal nemico basco. E se il nemico di sempre – l’ETA – ha deciso di farsi da parte, allora bisogna inventarne un altro, e poi un altro ancora. In tempi di crisi economica e di valori un capro espiatorio è alquanto utile. E se non è il governo ad offrirlo è la piazza che lo chiede.

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