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Grecia: carcere per chi contrasta l’UE

In questi giorni alcuni media greci hanno dato ampio spazio alle dichiarazioni degli esponenti del governo ellenico che a parole si scontra con i commissari della troika che chiedono di imporre maggiori tagli e maggiori sacrifici al già martoriato popolo di quel paese. In particolare la Troika ha chiesto esplicitamente all’esecutivo Samaras, se vorrà ricevere un’ennesima tranche di aiuti che non farà altro che indebitare ancora di più Atene, di dismettere due importanti aziende controllate: la Hellenic Defense Systems (EAS) e la Hellenic Vehicle Industry (ELVO). In un paese che è stato deindustrializzato a forza dalla privatizzazione e dalla svendita di importanti aziende smontate e comperate a due soldi da imprese tedesche, francesi e di altri paesi, l’UE tenta di prendersi anche uno degli ultimi settori chiave dal punto di vista economico e infrastrutturale, cioè quello dell’industria militare e della Difesa.

E’ ovvio che lo scontento dei settori popolari contro i commissari di Bruxelles e Francoforte sia sempre maggiore. 

Ed è proprio per rimediare alla crescente opposizione al trattamento coloniale che l’UE riserva alla Grecia che i due partiti di governo, Nuova Democrazia e Socialisti, si sono inventati un provvedimento legislativo che punisce addirittura con il carcere un reato appena inventato, quello che in maniera forse sbrigativa ma efficace potremmo definire di ‘antieuropeismo’.
L’articolo 458 A, che i legislatori di Atene hanno ribattezzato eufemisticamente “Misure contro le violazioni della normativa UE” prevede che “Ogni persona che viola intenzionalmente sanzioni o misure restrittive nei confronti di Stati o enti, organismi o persone fisiche o giuridiche con le decisioni e i regolamenti comunitari è punito con la reclusione per almeno sei mesi, salvo altra disposizione e contenuta pena più grave”. In realtà la norma prevede anche la reclusione fino a due anni per chi agisce contro le strutture europee, protestando o manifestando dissenso o contrarietà verso le sanzioni, i governi, le istituzioni e i rappresentanti dell’Unione Europea. 
Il provvedimento è stato votato soltanto dai parlamentari che sostengono l’esecutivo fantoccio agli ordini di Bruxelles, ed ha scatenato le proteste – per ora però solo politiche – del Partito Comunista, di Syriza e dei Greci Indipendenti.
L’obiettivo dell’esecutivo di Samaras e Venizelos, hanno denunciato le opposizioni, è quello di criminalizzare ogni forma di critica e contrasto nei confronti dei diktat imposti al paese dall’UE in materia di politica estere ed economia. Il portavoce del Partito Comunista, Thanassis Pafilis, ha dichiarato: “L’insubordinazione e la disobbedienza sono un imperativo. E ‘dovere di ogni uomo che vuole il progresso della società e non può essere subordinato alla logica di entrare nello stampo di una certa umanità, é dovere dell’intera Europa opporsi all’applicazione dell’articolo votato dal PASOK-ND”.

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