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Mursi alla sbarra, l’Egitto riteme tensioni

Accusato della morte di tre delle undici vittime nella prima notte di ribellione al suo decreto costituzionale del novembre 2012, l’ex presidente egiziano Mohamed Mursi inizia stamane la trafila del processo che lo porta sul banco degli imputati. Con lui compariranno altri quattordici detenuti celebri della Fratellanza Musulmana, i più noti sono El Essian, vicepresidente del movimento ed El Beltagy, esponente di spicco del gruppo parlamentare. Quest’ultimi non rischiano l’alto tradimento, e dunque un’ipotetica condanna a morte, ma potranno vedersi comminate pene esemplari. Nei rapidi ricorsi storici che mostrano Mursi processato in successione a Mubarak negli stessi luoghi (l’Accademia di Polizia del Cairo) potrebbero non mancare altri clamorosi colpi di scena. Con l’aria repressiva che tira sulla Confraternita difficilmente ci saranno allentamenti di tensione verso l’imputato principe sebbene, com’è stato per il vecchio raìs, la pena capitale pare esclusa. Si cercherà di ribadire l’allontanamento dal potere per via giudiziaria dell’esponente islamico così da provare a tacitare l’eco delle rivendicazioni dei suoi militanti che, nonostante l’ampio e pesantissimo giro di vite in atto, non s’è finora placato.

Per timore di rinnovate manifestazioni dell’Alleanza a sostegno della Legittimità, che raccoglie i sostenitori del presidente deposto, è stato mobilitato un impressionante schieramento di polizia. Si parte con oltre 20.000 agenti che da stamane presidiano i luoghi strategici della capitale, ma il numero potrà salire nei giorni seguenti. Accanto alla sicurezza nell’area del Tribunale e degli snodi più importanti della megalopoli, altre città calde del panorama egiziano sono sotto osservazione per evitare gli scontri tra fazioni contrapposte, com’è accaduto più volte nell’ultimo anno a partire proprio dalle tragiche notti di Ittihadiya. Per non far deflagrare animi già infuocati verrà evitata ogni spettacolarizzazione del dibattimento tramite dirette televisive. Eppure nei social network, usati come tam tam dal movimento pro Mursi, si parla di “processo farsa e naif  che non può nascondere l’essenza del colpo di stato e dell’autoritarismo in corso”.
I simpatizzanti della Fratellanza faranno il possibile per contrastare l’immagine di “giorno normale” che i vari Governatorati si danno per l’avvio di quello che gli islamici definiscono il “processo alla libertà”. Ma gli organi di prevenzione e repressione già per questo puntano il dito su quel che resta dei Fratelli bollandoli ancora una volta come pericolosi eversivi. 

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