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Ucraina. La protesta “europeista” si sposta sotto i palazzi istituzionali

Le fazioni ucraine filo-occidentali non intendono recedere dalle proteste di piazza. Oggi molti palazzi istituzionali sono circondati a Kiev: dalla Presidenza della Repubblica alla sede del Governo sino alla Banca Nazionale. Dopo i durissimi scontri di questa notte, sembra essere una giornata di manifestazioni pacifiche, con tende piantate in piazza Maidan a Kiev e sventolìo di bandiere ucraine ed europee. Il bilancio dei feriti negli scontri appare piuttosto pesante, si parla di 165 manifestanti e 140 poliziotti nelle ultime 24 ore. La maggior parte degli scontri tra opposizione e polizia sarebbero avvenuti nella notte. Nonostante i ripetuti appelli alla calma che arrivano da Bruxelles e la telefonata di oggi tra il presidente della Commissione Europea Barroso e il residente ucraino Yanukovich, nelle prossime ore la situazione potrebbe deteriorarsi ancora, con il rafforzamento della presenza di forze dell’ordine di rinforzo sul posto. L’agenzia di stampa Unian riferisce che attraverso la città industriale di Kremenchug, sono passati almeno cinque autobus con a bordo soldati diretti a Kiev. Yanukovych ha confermato l’intenzione “di indagare sull’uso della forza da parte della polizia ucraina e di rendere pubblici i risultati”, nel colloquio telefonico con il presidente della Commissione europea Barroso. Il capo di stato ucraino ha chiesto anche a Barroso di ricevere una delegazione ucraina per discutere “alcuni aspetti dell’Accordo di associazione e l’Area di libero scambio”. Richiesta accolta, anche se è fuori discussione la riapertura del negoziato sull’accordo, ha precisato la Commissione Europea.

Duro il commento del segretario del Partito Comunista di Ucraina (in molte regioni diventato il secondo partito) Peter Simonenko secondo cui “Nell’analizzare ciò che sta accadendo in piazza Majdan nel 2013 non possiamo che volgere lo sguardo ad un recente passato: piazza Majdan nel 2004. Gli stessi slogan, le stesse promesse, le stesse assicurazioni! Gli stessi burattinai e scenografi, ma ora arricchiti dall’esperienza dell’organizzazione di guerre civili nel Nord Africa e nel Medio Oriente. Gli stessi istruttori sono stati portati in Ucraina, in particolare nel territorio dell’ambasciata USA, per dare istruzioni ai signori della guerra. Gli stessi sponsor stranieri, gli stessi schemi di finanziamento”. Nel 2004, tra fine novembre ed inizio dicembre, scoppia in Ucraina la controversa “rivoluzione arancione”  in cui si contestavano le elezioni presidenziali appena svoltesi che davano come vincitore Viktor Janukovich, l’attuale presidente. Al suo posto venne imposto da Stati Uniti ed Unione Europea un presidente filo-occidentale, Yushenko, ma la crisi economica, sociale e morale dell’Ucraina precipitò ancora più in basso. Nel 2010, Janukovich si ripresenta e vince le elezioni, che riporta al centro il governo di un Paese ormai sbilanciato verso l’UE e gli USA. Attualmente l’Ucraina mantiene uno statuto neutrale e  la non-adesione alla NATO, oltre ad aver conservato dei buoni rapporti con la Federazione Russa, il che non corrisponde, evidentemente, alla volontà delle potenze occidentali. Ma stavolta l’Unione Europea sembra voler svolgere un ruolo ancora più ingerente di quello storico degli USA nelle dinamiche interne dell’Ucraina. Forse una parte della popolazione ucraina non immagina cosa l’aspetta nell’Unione Europea. Il mito progressivo e modernizzante della Ue si è ormai consumato e sgretolato da almeno venti anni. Le classi dominanti nell’Unione Europea sembrano amplificare i moti filoeuropeisti in Ucraina per riequilibrare il crollo di consensi e la disillusione dei popoli europei – e nei paesi euromediterranei in particolare – già dis/integrati nella Ue.

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