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Istanbul: giudice ordina al sindaco di abbattere tre grattacieli

Che succede in Turchia? Lo scontro interno alle classi dirigenti turche assume contorni giudiziari. La rivolta popolare contro il regime, repressa a base di omicidi e processi, ha messo a nudo una contraddizione non secondaria tra gli ambienti nazionalisti eredi del vecchio modello kemalista e quelli coagulatisi attorno a Recep Tayyip Erdogan, sezione locale della Fratellanza Musulmana. Nella magistratura, così come nell’esercito, il grado di agibilità per gli interessi politici ed economici spodestati dall’ascesa di Erdogan e del suo complesso politico-affaristico è ancora relativamente alta, nonostante le ripetute purghe.
E’ comunque una buona notizia che lo strapotere del partito liberal-islamista, l’Akp, sia sottoposto ad uno stop – che sicuramente cercherà ora di disinnescare – proprio sul fronte che ha reso egemone il suo progetto politico: la speculazione edilizia e la gentrificazione di aree crescenti della metropoli sul Bosforo. Esattamente il processo che ha generato una reazione da parte di un settore della popolazione di Istanbul che non accetta di vivere in un eterno cantiere e di assistere alla trasformazione della città sulla base degli interessi della nuova borghesia rampante.
Di seguito un illuminante articolo del Sole 24 Ore.

Turchia, giudice ordina: decapitare tre torri a Istanbul, deturpano paesaggio

Vittorio da Rold

Dopo il grave “passo falso” del sindaco Kadir Topbas sul tentativo di eliminare il piccolo parco di Gezi e i suoi alberi secolari nel cuore di Piazza Taksim a Istanbul, ora il pendolo ondeggia nel senso contrario.

Con una decisione senza precedenti in Turchia un giudice di Istanbul ha ordinato la “decapitazione” di tre grattacieli in costruzione sulla sponda europea della megalopoli del Bosforo perché deturpano il «paesaggio storico» della città dietro alle cupole della spelendida Santa Sofia, ai minareti della Moschea Blu e ai tetti del museo di Topkapi.

 
 

I grattacieli non mancano a Istanbul, ma sono ben nascosti dietro le colline sul Bosforo e concentrati nelle zone nuove, verso il quartiere di Levent ad esempio, area del distretto di Besiktas a Nord del Corno d’Oro, o a Maslak. Levent[1] ospita il grattacielo più alto della Turchia, l’Istanbul Sapphire[/1] di 261 metri d’altezza.

Ma allora cosa ha deciso il giudice? E perché tante polemiche? Il magistrato della Quarta Corte Amministrativa di Istanbul ha dato 30 giorni di tempo alla giunta metropolitana guidata dal contestato sindaco, Kadir Topbas, del partito islamico Akp del premier Recep Tayyip Erdogan, per fare iniziare i lavori di demolizione dei piani più alti dei tre grattacieli del complesso residenziale Onalti Dokuz, in costruzione nel quartiere di Zeytinburnu.

Le tre torri, la cui struttura è già quasi ultimata, contano rispettivamente 37, 32 e 27 piani. Tutti quelli che sono visibili dietro i minareti della Moschea Blu vanno abbattuti, secondo la Corte. 
La partita è ancora aperta. Il comune e la ditta costruttrice Astay Gayrimenkul hanno 30 giorni per presentare un ricorso in appello sospensivo. Secondo il quotidiano turco Radical il permesso di costruire le tre torri, nonostante la loro altezza davvetro eccesiva in contrasto con le norme di protezione del paesaggio storico della città, era stato concesso con decisione unanime della giunta comunale di Istanbul. Una scelta che non mancherà di scatenare polemiche.
L’avvocato Cihat Gokdemir, all’origine del vittorioso ricorso che ha portato alla clamorosa decisione di “decapitazione” delle torri, ha detto al quotidiano che chiederà che i membri della giunta comunali siano responsabili individualmente dei costi che comporterà l’operazione. 
Le grandi manifestazioni anti-governative di Gezi Pak in giugno, poi dilagate in tutto il Paese, erano partite proprio da una protesta contro la cementificazione in corso di Istanbul e la feroce speculazione immobiliare che ha investito la città negli ultimi anni.
In Turchia a marzo si terranno le elezioni amministrative e Istanbul sarà proprio il banco di prova della popolarità di Erdogan e del suo partito Akp, accusato dal mondo laico e giovanile, di essere troppo autoritario in materia di diritti umani, rispetto delle minoranze e in materia di edilizia e rispetto del verde pubblico.

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