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Bogotà: mobilitazione popolare a difesa del sindaco destituito dal governo

Sono sempre più massicce le proteste a Plaza de Bolívar, nel cuore della capitale colombiana, contro la destituzione del sindaco Gustavo Petro, esponente di spicco della sinistra nazionale, decisa dal contestatissimo procuratore generale Alejandro Ordóñez. Ieri sera Petro si è affacciato al balcone del Palacio de Liévano, sede dell’amministrazione municipale, invitando alcune migliaia di sostenitori a partecipare domani a quella che si è augurato possa essere “la più grande mobilitazione della storia”.

Tra slogan del tenore “Petro non va via” e “Ordóñez, paramilitare” (in riferimento agli squadroni della morte di estrema destra al servizio dei latifondisti), il sindaco ha annunciato ricorso contro la destituzione e ha informato dell’arrivo nella capitale di numerosi esponenti della Guardia Indigena, forza civile formata dai capi delle comunità native della regione sud-occidentale del Cauca, che si sono offerti di proteggere il Palacio de Liévano.

Obiettivo della manifestazione di domani è sfidare la decisione di Ordóñez, figura eletta dal Senato alla testa di un organismo autonomo che difende gli interessi civili dello Stato, che ha licenziato a inabilitato Petro dai pubblici uffici per i prossimi 15 anni. La ‘colpa’ di Petro sarebbe aver sostituito varie aziende private che si occupavano della raccolta e della gestione dei rifiuti con un’impresa a carattere pubblico. Il sindaco ha modificato la gestione della raccolta dei rifiuti nella metropoli con oltre 8 milioni di abitanti, togliendola ad alcuni operatori privati per assegnarla all’Impresa dell’Acquedotto, ottenendo tuttavia risultati non proprio esaltanti. Per il Procuratore Generale il sindaco avrebbe stabilito un precedente fuori dalla legge, violando i principi della libera impresa e della concorrenza.
L’opposizione di sinistra colombiana accusa al contrario il governo di aver trovato una scusa, tra l’altro assai peregrina, per tagliare la testa all’ex guerrigliero – proveniente dalle file del movimento M-19 – considerato un probabile candidato alla presidenza nel 2018.

L’atto del governo appare così ingiustificato e lesivo delle più elementari procedure democratiche che anche le Nazioni Unite, attraverso il rappresentante dell’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani in Colombia, Tedd Howland, hanno chiesto spiegazioni all’esecutivo di Bogotà: “Qualsiasi intervento di un funzionario che non è eletto deve essere equilibrato…Potremmo citare i diritti del sindaco a partecipare alla vita politica, ma ciò che ci interessa di più sono i diritti dei cittadini di Bogotá che hanno votato per lui” ha detto Howland, a sua volta invitato dal ministro dell’Interno, Aurelio Iragorri, a non ingerire in questioni interne colombiane.

La destituzione di Petro, l’unico esponente della sinistra che negli ultimi decenni è riuscito a sopravvivere ad una campagna elettorale e a diventare sindaco di un’importante città del paese – a migliaia i candidati della sinistra sono stati assassinati, arrestati o inabilitati in questi anni – rischia di avere conseguenze gravi anche sul processo negoziale in corso a Cuba tra il governo e la guerriglia delle Farc. In un comunicato le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, dopo aver definito la decisione del procuratore Ordóñez “un colpo al negoziato” hanno esortato i sostenitori di Petro a scendere in piazza domani. “Da diversi anni il potere ha insistito ipocritamente sul fatto che il successo della figura di Petro era la dimostrazione che in Colombia è possibile realizzare attività politica da sinistra senza armi…Ieri, in un sol colpo, Ordoñez ci ha dato una lezione su ciò che per l’oligarchia significa democrazia in Colombia e sulle nulle garanzie per poter esercitare un esercizio politico indipendente” ha denunciato la guerriglia di sinistra in un comunicato.

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