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La lotta paga: Israele scarcera Samer Issawi

Ha dovuto lottare a lungo, ma alla fine ce l’ha fatta. Ieri il Servizio Israeliano delle Prigioni ha rimesso in libertà il militante della sinistra palestinese Samir Issawi, reduce da uno sciopero della fame durato ben 265 giorni, intrapreso per esigere la sua liberazione e per protestare contro la pratica delle detenzioni amministrative – senza processo – che ha riempito le carceri di Israele di centinaia di giovani, militanti e attivisti delle varie organizzazioni della resistenza all’occupazione.  

Intorno alla casa di Issawi, nel sobborgo palestinese di Issawie, nell’area di Gerusalemme, si sono radunati ieri sera centinaia di amici, compagni e vicini per accoglierlo dopo la sua liberazione dalla prigione di Shata. Al suo arrivo a casa Issawi ha affermato che con il suo sciopero della fame ha voluto “dissuadere Israele” dal continuare ad arrestare nessun altro degli attivisti palestinesi liberati nello scambio con il soldato Gilad Shalit nel 2011.

 

Militante del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, arrestato nel 2002 e condannato a 26 anni di prigione per presunte “attività terroristiche” (tentato omicidio, possesso di esplosivi e appartenenza a banda armata), Samer Issawi era infatti stato rilasciato nel 2011 all’interno dello scambio ottenuto dai palestinesi tra 1027 detenuti politici e il soldato israeliano catturato dalla resistenza e tenuto prigioniero a Gaza per cinque anni. Issawi però era stato nuovamente arrestato nel luglio del 2012, con l’accusa di aver violato i termini della sua scarcerazione. Secondo gli occupanti il giovane avrebbe lasciato Gerusalemme per incontrare militanti della sua organizzazione politica in Cisgiordania e creare “cellule terroristiche”.

Nel caso del suo secondo arresto l’attivista era stato considerato un prigioniero amministrativo, condizione che non richiede un processo e neanche la formulazione ufficiale di accuse precise.

Per ottenere la sua liberazione Issawi ha portato avanti un durissimo sciopero della fame durato quasi 9 mesi, a partire dall’agosto del 2012, che lo ha condotto più volte ad un passo dalla morte, durante i quali si è alimentato solo con acqua, sale e vitamine. In conseguenza dell’estrema e prolungata forma di protesta il giovane ha perso fino a 45 chilogrammi di peso obbligando le autorità israeliane a prendere una decisione anche di fronte alla campagna internazionale di solidarietà che si è attivata nei confronti di Issawi in tutto il pianeta. Quando ha compreso che il militante palestinese non avrebbe ceduto, Israele ha proposto a Issawi di esiliarsi in Europa o nella Striscia di Gaza in cambio della sua liberazione, ma il giovane ha rifiutato ed ha continuato la lotta. Fino alla tanto attesa liberazione avvenuta ieri pomeriggio sulla base di un accordo raggiunto con le autorità carcerarie otto mesi fa e che portarono all’interruzione dello sciopero della fame.

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