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Le Pussy Riot vorrebbero un oligarca al Cremlino

Putin sarebbe “l’orco cattivo”. L’alternativa però è un altro oligarca, l’ex uomo più ricco del paese. Dunque dalla padella alla brace o viceversa. Eppure le due Pussy Riot, Maria Alekhina e Nadezhda Tolokonnikova, saprebbero già chi candidare alle prossime elezioni presidenziali al “posto” di Putin: sarebbe Mikhail Khodorkovsky, l’ex padrone della Yukos, oligarca che si era appriopriato pro domo sua della gallina dalle uova d’oro dell’energia, finito in disgrazia e, come loro, appena uscito di prigione grazie all’amnistia concessa dalle autorità russe. 

Le due ex ‘prigioniere politiche’ hanno realizzato le loro dichiarazioni – “Mikhail Khodorkovsky è importante per noi poichè persona molto forte, una personalità incredibile” – durante una conferenza stampa organizzata dal canale tv di opposizione Dozhd. Una vera e propria dichiarazione d’amore quella delle due ragazze nei confronti del miliardario.

Nei giorni scorsi l’oligarca aveva chiesto alle due ragazze di “trovare la forza di scacciare dal cuore l’odio e la rabbia”, dopo aver dichiarato dopo il suo rilascio che non si sarebbe impegnato in una “lotta per il potere”. Tuttavia, aveva sottolineato che si sarebbe impegnato in attività pubbliche, tra cui aiutare gli ex dipendenti della Yukos in carcere.

L’ex uomo più ricco di Russia non è l’unico che le Pussy Riot vorrebbero coinvolgere nei prossimi progetti politici futuri. C’è anche Aleksey Navalny, altro esponente dell’opposizione liberale e filoccidentale, sconfitto alle ultime elezioni a sindaco di Mosca: le due, apparse in video truccate e vestite in maniera curata, hanno detto che vorrebbero vederlo nel consiglio di sorveglianza della loro nuova organizzazione per i diritti umani denominata “Campo del diritto”. Poco importa che il “campione dei diritti umani” neanche due mesi fa, nonostante gli allarmi per un’ondata di xenofobia e di attacchi razzisti in tutta la Russia, abbia invitato i cittadini a partecipare alla Marcia Russa, il tradizionale appuntamento dell’estrema destra che il 4 novembre ha visto decine di migliaia di persone sfilare per Mosca

Le due Pussy Riot graziate dalla Duma e uscite dal carcere pochi giorni fa sono tra quelle  che hanno partecipato alla contestazione-performance dentro il principale tempio religioso di Mosca, la Cattedrale di Cristo Salvatore. Una sorta di preghiera punk, con un’invocazione a Theotókos (la Madre di Dio), affinché “cacciasse” il leader del Cremlino. Condannate a due anni di carcere nell’agosto del 2012 per teppismo motivato dall’odio religioso, insieme a una terza compagna, Ekaterina Samutsevich, le due ragazze sono stata amnistiate a soli tre mesi dalla scadenza della pena. Lo scorso 23 dicembre Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alekhina sono uscite dalle rispettive colonie penali, una vicino a Krasnoyarsk, in Siberia, l’altra presso Nizhnij Novgorod. La Samutsevich aveva già ottenuto in appello al libertà provvisoria.

Alla luce delle dichiarazioni odierne delle Pussy Riot è lecito chiedersi se le varie provocazioni delle ragazze ‘antisistema’, che naturalmente tanta eco hanno avuto nella stampa occidentale, non fossero altro che una trovata, una complessa e sofisticata campagna di marketing mirante a portare al potere a Mosca un concorrente di Putin?

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2 Commenti


  • bruno

    o se per uscire dal carcere non abbiano dovuto cercare qualche potente protettore. Al chè bisognerebbe soprassedere ad ogni giudizio morale. Sai, la Siberia…


  • Franco 296

    Nulla più che cristallina spazzatura umana!!! Qui non c’è niente da commentare, … solo da dimenticare!!

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