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Gaza al gelo e al buio

L’unica centrale elettrica della Striscia di Gaza ha smesso di funzionare ieri per mancanza di combustibile proveniente da Israele, conseguenza della chiusura del valico di passaggio di Kerem Shalom decisa dalle autorità occupanti israeliane. 

La chiusura della centrale implica che l’approvvigionamento di energia elettrica a Gaza sarà limitato a sei ore al giorno, invece delle consuete 12. La centrale, che fornisce circa il 30% del fabbisogno elettrico a tutta la striscia di Gaza, si era fermata già il 1° novembre, sempre per problemi legati al combustibile, creando forti disagi soprattutto per scuole e ospedali. La centrale era tornata in funzione solo il 15 dicembre scorso.

Il passaggio di Kerem Shalom è stato chiuso martedì da Tel Aviv dopo la morte di un cittadino israeliano, un impiegato civile del Ministero Difesa, raggiunto da proiettili esplosi da combattenti palestinesi alla frontiera settentrionale fra Gaza e Israele. In rappresaglia l’esercito israeliano ha lanciato una serie di raid aerei in cui è rimasta fra gli altri uccisa anche una bambina di neanche quattro anni. Il valico resterà chiuso “fino a nuovo ordine” ha annunciato il ministro della Difesa, Moshé Yaalon.

Una nuova tragedia per i quasi due milioni di abitanti dell’enclave palestinese stretta dall’embargo di Israele e dei militari egiziani, ad appena dieci giorni dalla tempesta che ha distrutto molte delle già scarse infrastrutture del piccolo territorio assediato da anni. Più di cinquemila persone erano state evacuate a causa dei numerosi crolli e degli allagamenti nelle abitazioni, con l’acqua che in alcuni punti aveva raggiunto anche i due metri. 
La chiusura della centrale rende impossibile il funzionamento degli impianti per il trattamento delle acque reflue. Per settimane le acque contaminate si sono riversate nelle strade di Gaza, rendendo insostenibile la situazione igienico-sanitaria in uno dei territori più densamente popolati del pianeta e alimentando la paura di nuove epidemie.

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