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Manifestazione vietata. Ma il no all’imposizione inonda Bilbao

La più grande manifestazione degli ultimi decenni nel Paese Basco. Mentre scriviamo a decine di migliaia stanno ancora sfilando nelle strade del centro della maggiore città basca mentre la testa è già da tempo arrivata davanti al Municipio in quella che doveva essere una manifestazione per il rimpatrio dei prigionieri politici e la difesa dei loro diritti violati dal governo spagnolo e che nel giro di poche ore è stata trasformata da Madrid in un inequivocabile e determinato ‘no’ alla dittatura.

Da mesi, i movimenti sociali e popolari che lavorano in solidarietà con i circa 500 prigionieri e prigioniere politiche basche rinchiuse in decine di carceri in Spagna e Francia, avevano indetto per oggi una manifestazione nazionale contro la dispersione. Un evento simile, lo scorso anno e due anni fa, aveva riempito le strade di Bilbao di più di centomila persone di diverso orientamento politico a sostegno della battaglia probabilmente più sentita dalla società basca.
Ma al processo di smobilitazione del fronte armato – l’Eta – e alla decisione da parte della sinistra indipendentista basca di accettare tutte le condizioni poste da Madrid, il governo della destra spagnola ha risposto con una serie incredibili di provocazioni, arresti, illegalizzazioni.
Tre mesi fa una retata che ha portato all’arresto di decine di attivisti e dirigenti del movimento di solidarietà con i prigionieri politici – Herrira – considerata dal PP e dalla magistratura, neanche a dirlo, un’emanazione dell’organizzazione armata. E poi, mercoledì scorso, l’Audiencia Nacional ha ordinato l’arresto di avvocati e attivisti della sinistra basca riuniti in un ufficio di Bilbao mentre stavano concordando le prossime mosse del collettivo dei prigionieri, reduci da uno storico comunicato che rinuncia alla storica richiesta di una soluzione collettiva per tutti i militanti incarcerati. Come se non bastasse, il giudice Eloy Velasco ha deciso ieri di proibire la manifestazione di oggi, che negli anni scorsi l’Audiencia Nacional non aveva voluto o non era riuscito a bloccare, con la scusa che i suoi promotori altri non erano che i dirigenti di Herrira già messi al bando.
Ma i promotori della manifestazione, preparata con decine di iniziative locali nelle ultime settimane – e sostenuta in tutto il mondo da comitati di solidarietà e associazioni per la difesa dei diritti umani – non hanno rinunciato a scendere in piazza.
E ieri i principali schieramenti politici baschi – la sinistra indipendentista di Eh Bildu ma anche i regionalisti di centrodestra del Partito Nazionalista Basco – insieme ai sindacati Lab ed Ela, hanno chiamato la società basca a manifestare contro la dispersione dei prigionieri baschi e contro le continue sospensioni della democrazia di cui sono promotori i giudici di un’istituzione tutta politica quale è l’Audiencia Nacional e frutto della continuità della Spagna ‘democratica’ di oggi con il regime franchista. I magistrati, a quel punto, hanno dovuto fare un passo indietro nonostante le proteste delle cosiddette ‘associazioni delle vittime del terrorismo’ – l’estrema destra interna ed esterna al PP – che chiedevano che anche questa nuova manifestazione fosse impedita.
E così oggi una marea mai vista di persone – 130 mila secondo i calcoli degli organizzatori – ha letteralmente inondato Bilbao portando con sé le bandiere simbolo della campagna per il rimpatrio ma anche le gocce blu della campagna ‘Tantaz tanta’ (goccia a goccia) che da un anno circa simbolizza il coinvolgimento di ogni singola forza sociale e di ogni singolo cittadino a sostegno della fine della dispersione. Il grosso dei partecipanti ha percorso assai lentamente il percorso ufficiale, ma a decine di migliaia hanno dovuto manifestare nelle strade adiacenti vista l’impossibilità fisica di entrare nei pure larghi viali del centro di Bilbao.
Il lunghissimo serpentone ha sfilato dietro uno striscione che rivendicava, semplicemente “Diritti umani, soluzione, pace”. Doveva essere un corteo silenzioso ma più volte gli slogan contro la repressione e di vicinanza con i prigionieri hanno risuonato nel pomeriggio di oggi.
Una giornata storica, una risposta corale e di massa scatenata dalle continue e inaccettabili provocazioni del governo spagnolo contro un processo di pace che è andato avanti da una parte sola, mentre Madrid continua imperterrita nella sua guerra. 

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