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Iraq: “i soldati britannici hanno ucciso e torturato”

L’Iraq è stato ridotto in macerie dall’intervento occidentale che lo voleva salvare dalla dittatura di Saddam Hussein e proprio l’anno che si è appena chiuso, il 2013, dicono le statistiche, è stato quello più violento da quanto Baghdad è stata “liberata”: scontri settari, autobombe a non finire, omicidi, decine di migliaia di morti e feriti. Per non parlare di Al Qaeda tornata in forze nelle province occidentali, quelle delle già martoriate Falluja e Ramadi.

Ed ora, ad anni di distanza, dal recente passato emerge una nuova macchia sulla bontà della missione militare internazionale. E non sui militari statunitensi, già noti per Abu Ghraib e gli altri centri di detenzione dove i prigionieri venivano denudati, minacciati con i cani, trattati come spazzatura e violentati. Stavolta a finire nell’occhio del ciclone sono i soldati di sua maestà britannica.
Nei giorni scorsi infatti è stato chiesto alla Corte penale internazionale dell’Aja di aprire un’inchiesta su più di 1000 casi di tortura e su ben 200 omicidi (anche di prigionieri inermi) di cui sarebbero responsabili le truppe britanniche impegnate nella missione di occupazione dell’Iraq tra il 2003 e il 2009.
A portare l’esercito di Londra alla corte dell’Aia sono state due Ong, una tedesca e una britannica, che hanno presentato la loro denuncia attraverso un dossier di circa 250 pagine, intitolato “La responsabilità di funzionari del Regno Unito in crimini di guerra che hanno comportato sistematici abusi sui detenuti in Iraq dal 2003 al 2008” e zeppo di testimonianze, documenti, foto, nomi e cognomi.
Il dossier contiene denunce di pestaggi, finte esecuzioni, molestie sessuali ed altre gravissime violazioni dei diritti umani. Nel documento figurano i nomi, tra gli altri, del generale Sir Peter Wall, capo dell’esercito britannico, dell’ex ministro della Difesa Geoff Hoon e dell’ex sottosegretario alla Difesa Adam Ingram.
I particolari della denuncia saranno forniti oggi a Londra dall’European Centre for Constitutional Rights, che ha sede a Berlino, e dall’organizzazione britannica Public Interest Lawyers. Finora Londra si era limitata a formare una squadra di detective, chiamata The Iraq Historic Team, per indagare sui presunti casi di abusi di militari di Sua Maestà in Iraq contro i civili. Ma, ovviamente, la ‘commissione’ è coordinata da un detective in pensione (!) e non si prevede che i risultati delle indagini vedano la luce prima della fine del 2016.

Naturalmente il Ministero della Difesa britannico ha respinto con fermezza l’ipotesi di un sistema di torture sistematico e scientificamente preordinato, ammettendo che si sono verificati solo “pochi casi isolati”. Nel 2006 la Corte penale internazionale dell’Aia aveva sollecitato un’inchiesta per acquisire ulteriori elementi che potessero fungere da prova, sia nel senso dell’innocenza che in quello della colpevolezza, ma poi non era successo nulla. Questa volta sarà diverso?

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