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Messico: l’esercito contro le autodifese popolari, scontri e morti

Il presidente del Messico Enrique Peña Nieto affronta in queste ore la crisi più grave degli ultimi anni. Il conflitto tra le cosiddette ‘autodifese popolari’ dello Stato del Michoacàn, nel sudest del grande paese, e le bande di narcotrafficanti, si è convertito in una vera e propria guerra campale.
Domenica i gruppi di autodifesa sono entrati a Mugica, nome ufficiale della città che i più conoscono con nomignolo di Nueva Italia, scontrandosi prima con alcune bande di aderenti alle gang criminali e poi con alcuni agenti di polizia. E’ la prima volta che i gruppi armati formati dai cittadini in lotta col narcotraffico entrano in una città così grande – circa 35.000 abitanti – anche se dal febbraio del 2013, da quando cioè hanno fatto la loro prima apparizione, le Autodifese hanno preso il controllo di 11 municipi della regione della Tierra Caliente, quella dove si concentrano maggiormente la produzione e il traffico di droga – marijuana e metanfetamine soprattutto – nella parte occidentale del Michoacán. 

A controllare realizzazione e smercio delle sostanze destinate per lo più al mercato statunitense è una specie di mafia a sfondo religioso e regionalista – i Cavalieri Templari – autrice di centinaia di rapimenti e omicidi. Solo nel Michoacàn, nel 2013 si sono contati 990 omicidi, la cifra più alta dal 1998. In tutto il Messico le morti violente sono state l’anno scorso 80 mila e ben 30 mila i desaparecidos. Rapine e stupri neanche si contano più.
Domenica i volontari della ‘polizia comunitaria’ autorganizzata sono entrati in pompa magna a Nueva Italia, a bordo di numerosi pick up e armati fino ai denti, con lo scopo dichiarato di espellere “Los Caballeros Templarios” e denunciando che la polizia locale è in combutta con i narcos ai quali concede totale impunità in cambio di mazzette. La prossima mossa delle milizie è prendere Apatzingán, città con 80.000 abitanti a soli 500 chilometri dalla capitale messicana, da dieci giorni assediata dalla guardia comunitaria. La violenza nella regione ha subito in questi ultimi anni una vera e propria escalation: giorni fa decine di incappucciati, legati ai narcos, hanno assaltato con bombe incendiarie il Municipio e la Biblioteca municipale ed hanno incendiato negozi di alimentari e auto in sosta. Quindi la popolazione aspetta con ansia l’arrivo di qualcuno in grado di ristabilire l’ordine. I negozi sono tutti chiusi da giorni e le strade deserte, e gli abitanti non possono neanche accedere ad internet visto che i cavi sono stati distrutti.
Ma il coordinamento tra i vari gruppi che formano le ‘autodifese’ non è proprio il massimo e comincia ad emergere una rivalità tra i diversi leader. Oltretutto, molti sindaci ed autorità locali, ammesso che non siano anche loro complici e sul libro paga dei narcos, temono l’arrivo delle milizie perché accrescono il rischio di scontri armati e ritorsioni da parte dei ‘Templari’ e di altre bande minori. Alcuni rappresentanti delle associazioni per i diritti umani denunciano il rischio che le ‘milizie’ possano acquisire troppo potere e trasformarsi in organizzazioni “insorgenti”. A differenza del confinante Stato del Guerrero, dove molte milizie popolari sono connotate politicamente a sinistra, nel Michoacan alcune di esse hanno assunto la forma di gruppi armati al servizio delle aspirazioni di ras locali.
Nei giorni scorsi i rappresentanti del governo federale messicano hanno ingiunto ai leader delle autodifese di consegnare le armi e porsi sotto il coordinamento delle forze di sicurezza. Ma la risposta da parte delle milizie è che non si scioglieranno finché l’esecutivo non decapiterà il cartello dei narcos contro cui sono state costrette a mobilitarsi ormai da quasi un anno. Mentre l’esercito messicano entrava in due municipi per disarmare i miliziani, il leader delle autodifese, Josè Manuel Mireles, in un’intervista al telegiornale più seguito ha chiesto ai suoi uomini di disarmare, salvo poi smentire se stesso poco dopo per mezzo di un altro intervento. Comunque i capi delle varie milizie avevano già fatto sapere che non avrebbero dato retta a quanto detto da Mireles, almeno non senza una qualche contropartita da parte di Peña Nieto.
Alla fine l’esecutivo ha ordinato l’uso della forza per disarmare i miliziani e ha mandato l’esercito in Michoacàn. Le truppe sono arrivate a Uruapan, la seconda città del Michoacan, a bordo di dieci aerei da trasporto Hercules, e negli scontri a fuoco con le autodifese sarebbero stati uccisi 4 civili.
“La sicurezza delle vostre comunità sarà a carico delle istituzioni” ha detto oggi il potente ministro dell’Interno federale, Miguel Ángel Osorio Chong, alle comunità del Michoacàn.

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