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Madrid: un weekend di marce, scioperi, proteste e scontri

Una finesettimana davvero eccezionale quello vissuto ieri e oggi dalla città di Madrid e da alcune località vicine. La capitale iberica è stata infatti invasa da varie marce e proteste che la dicono lunga sulla particolare reattività dei settori sociali colpiti dalle politiche di austerity e autoritarie di imprese, governo e troika.

La marcia più grande è quella che ieri ha visto scendere in piazza a Madrid almeno trentamila persone – per lo più donne – arrivate in città da tutto il paese per chiedere lo stop immediato alla cosiddetta “Legge organica di protezione della vita del concepito e dei diritti della donna incinta”. Giunti a Madrid in occasione dell’arrivo del ‘Treno della Libertà’ i manifestanti si sono uniti alle donne promotrici dell’iniziativa di protesta contro la legge promossa dal Partito Popolare che di fatto impedisce l’aborto se non in circostanze eccezionali (stupro o pericolo grave per la salute della partoriente), riportando indietro l’orologio della storia ai primi anni ’80, quando il paese era appena uscito dall’incubo del franchismo. Alle 11 le diverse colonne di manifestanti provenienti dalla Catalogna, dall’Andalusia, dalle Asturie, dalla Castiglia e da altre zone dello stato si sono ritrovate per dare il benvenuto dalle donne arrivate a bordo del ‘treno della libertà’ e dare inizio così alla marcia, caratterizzata da bandiere e magliette dal colore viola, che ha sfilato dalla stazione di Atocha fino all’inizio della Carrera de San Jerónimo, controllata a vista da un vasto dispositivo di polizia in assetto antisommossa. Obiettivo principale della protesta il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz-Gallardón, artefice della legge che nega il diritto delle donne all’autodeterminazione. Numerosi gli slogan a difesa della legge attuale che garantisce la possibilità di abortire fino alla quattordicesima settimana senza restrizioni. La manifestazione è terminata all’ora di pranzo davanti al Congresso dei Deputati quando alcuni rappresentanti delle associazioni promotrici della marcia hanno consegnato ai deputati un appello diretto al presidente del governo, ai ministri della Giustizia e della Sanità affinché l’iter di approvazione della legge liberticida venga bloccato immediatamente.

La marcia delle donne non è stata l’unica a movimentare la giornata di ieri. Quindici persone sono state arrestate al termine di una protesta nelle vie della cittadina di Alcorcòn (Madrid) organizzato contro il licenziamento di 19 lavoratori interinali del municipio e contro il progetto di privatizzazione della Esmasa, l’azienda pubblica che gestisce la raccolta del vetro. Tra gli arrestati ci sono due minorenni, tre donne e dieci uomini, tutti denunciati per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale e danneggiamenti. Gli scontri sono iniziati alla fine della marcia – alla quale hanno partecipato circa 8000 persone – convocata da sindacati e partiti di sinistra. Quando la manifestazione, poco prima delle nove di sera, è arrivata davanti al Municipio alcuni dimostranti hanno gettato spazzatura contro i cordoni di polizia che hanno caricato la folla. Da giorni i lavoratori della Esmasa sono in sciopero, e le strade di Alcorcòn e di altri municipi vicini sono piene di spazzatura non raccolta.

Oggi, intorno alle 13,30, centinaia di lavoratori della fabbrica della Coca Cola di Fuenlabrada, dopo una marcia a piedi di 20 chilometri partita questa mattina alle 8, arriveranno a Puerta del Sol, nel centro della capitale. Una protesta contro la decisione della multinazionale Usa di licenziare il 30% dei suoi dipendenti in Spagna (1250 in tutto, 700 nella fabbrica alle porte della capitale che verrebbe chiusa). I lavoratori della Coca Cola di Fuenlabrada sono in sciopero a tempo indeterminato da venerdì mentre gli altri stabilimenti della multinazionale nel resto dello stato, se la direzione non rinuncerà alla chiusura della fabbrica di Madrid e ai licenziamenti, entreranno in sciopero il prossimo 4 febbraio. 

Il prossimo 16 febbraio anche la marea blanca tornerà a occupare le strade di Madrid; il movimento contro la privatizzazione degli ospedali della capitale e della provincia, nonostante la grande vittoria dei giorni scorsi ha deciso di continuare la mobilitazione. Dopo che i tribunali hanno obbligato il governo della Comunità Autonoma della Capitale a ritirare il piano di privatizzazione di sei ospedali e decine di ambulatori, il promotore del piano, Jabier Fernández-Lasquetty, pochi giorni fa si è dimesso. “Abbiamo vinto una battaglia, ma non la guerra. La sanità di Madrid continuerà a lottare contro i tagli” è lo slogan del movimento. Ora i sindacati del settore della sanità e le associazioni degli utenti riuniti nella cosiddetta ‘marea bianca’ – dal colore dei camici di medici e infermieri – pretendono la reinternalizzazione dei servizi sanitari già ceduti ai privati (pulizie, lavanderia, call center), la riassunzione di migliaia di dipendenti della sanità pubblica licenziati negli ultimi mesi, la riapertura dei centri d’eccellenza chiusi dal PP. La marea blanca dice no anche alla privatizzazione della gestione delle donazioni di sangue.

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