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Venezuela: la disinformazione corre sul web

La guerra civile incipiente in Ucraina ha temporaneamente tolto spazio mediatico a ciò che sta avvenendo in Venezuela. Ma appena la situazione a Kiev si placherà un po’ – se si placherà – quotidiani, siti web e tv riprenderanno la campagna di fango scatenata contro il governo di Caracas. La più imponente campagna di disinformazione contro le forze bolivariane che sia stata pensata, organizzata e scatenata dai tempi del colpo di stato contro Hugo Chavez del 2002. I media internazionali sono inondati di spazzatura, di ricostruzioni completamente artefatte di ciò che sta accadendo nelle città venezuelane. Corredate spesso di immagini truculente che dovrebbero mostrare la feroce e indiscriminata repressione del ‘regime’ contro gli inermi manifestanti. Ci siamo già occupati nei giorni scorsi dei falsi diffusi attraverso i social network o da ben più ‘autorevoli’ quotidiani. Ma l’elenco si sta progressivamente allungando, nel tentativo di tempestare l’opinione pubblica di messaggi a senso unico che non esitano a basarsi su prove false e che, paradossalmente, dimostrano che i paesi democratici che oggi tuonano contro la repressione della dissidenza a Caracas non sono poi tali, visto che le scene di brutalità poliziesca usati oggi contro Maduro e il governo bolivariano sono da attribuire alle polizie europee o di paesi latinoamericani ancora interni al ‘cortile di casa’ di Washington.

D’altronde, un enorme numero di utenti dei mezzi di comunicazione – La Repubblica insegna – e dei social network non ‘perde tempo’ a leggere analisi, articoli, testimonianze, ma si limita a nutrirsi di foto-notizie: una immagine, pochissime righe di commento e via. Nessuna riflessione, nessuna esigenza di incrociare le notizie lette con altre fonti, nessuna capacità critica. E la fabbrica del falso prospera.

Ne avevamo già parlato qui: Venezuela. Maduro accusa i fascisti: “dietro di loro il colombiano Alvaro Uribe”

Di seguito altri e più recenti esempi:

1)   Su twitter un aderente all’opposizione venezuelana pubblica la foto di un presunto ‘studente venezuelano colpito dai fascisti assassini del Psuv’. Ma in realtà la foto è quella del militante della sinistra basca, Unai Romano, prima e dopo le torture subite nel 2005 per mano della polizia spagnola
 

2)  “Tu e io siamo venezuelani” dice il testo accluso alla foto, che in realtà ritrae una manifestante bulgara durante le proteste di Sofia dello scorso anno, intenta a discutere con un poliziotto in tenuta antisommossa.

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3)     Su twitter un attivista assicura che le opposizioni venezuelane hanno realizzato una enorme manfestazione a Tachira – una catena umana – con la gente vestita di giallo, il colore del partito venezuelano di destra Primero Justicia. In realtà la foto ritrae la catena umana organizzata l’11 settembre del 2013 dai movimenti indipendentisti catalani che reclamano la separazione da Madrid.

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4)  Domenica la attrice Amanda Gutierrez ha twittato la foto di un uomo suppostamente obbligato a praticare sesso orale a due poliziotti, facendo credere che si trattasse di uno studente venezuelano antigovernativo torturato dai poliziotti di Caracas. In realtà l’immagine era stata ripresa – e opportunamente ritagliata, per renderla più credibile – da un sito porno statunitense.
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5)  Su twitter un attivista dell’opposizione diffonde una foto che mostra degli studenti contro i quali la polizia spara a distanza ravvicinata e che afferma: “Dittatura!”. Ma la foto risale al 2013 e riprende una manifestazione a Rio de Janeiro, in Brasile.
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6)  “La guardia nazionale non perdona neanche i cani. Pure il cane è un fascista” afferma la didascalia. Ma il cane preso a calci dai poliziotti è il famoso Loukanikos, sempre presente alle manifestazioni dei movimenti sociali e antagonisti di Atene.
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7)  “Il bambino è stato ferito nella località di Tachira da bande bolivariane”. Ma l’immagine ritrae un bambino siriano ferito durante i combattimenti tra ribelli e truppe governative.
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8)   La giornalista Ludmila Vinogradoff, sulla pagina web del quotidiano di destra spagnolo Abc, ha twittato la foto di poliziotti che trascinano il corpo seminudo di una ragazza, facendo credere che la scena fosse stata ritratta in Venezuela. In realtà l’immagine, per altro famosissima, risale al 2011 e ritrae i poliziotti egiziani.

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