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Ucraina: la troika promette “aiuti” e stringe il cappio

La notizia di oggi è che il nuovo ministro dell’Interno di Kiev, Arsén Avákov, ha annunciato di aver emesso un mandato di cattura nei confronti del presidente Víktor Yanukóvich (destituito e sostituito dalla nuova maggioranza parlamentare golpista), accusato di ‘omicidi di massa’. Dopo aver perso una quarantina di deputati ed alcuni dirigenti di punta, questa mattina il leader del Partito delle Regioni, Alexánder Yefímov, ha annunciato il passaggio all’opposizione dell’ex forza principale di governo. Di cui però Svoboda e gli altri gruppi dell’estrema destra vogliono lo scioglimento, insieme a quello del Partito Comunista Ucraino. Una mozione in questo senso è stata presentata ieri dai parlamentari di diverse formazioni politiche di estrema destra.

Intanto nelle regioni occidentali e meridionali del paese, soprattutto nella repubblica autonoma di Crimea, continuano le manifestazioni contro il nuovo regime e contro le continue incursioni e provocazioni fasciste e ultranazionaliste. Ad esempio ieri nella città di Kerch, in Crimea, circa 1000 persone hanno manifestato contro l’integrazione del paese nell’Unione Europea ed hanno issato la bandiera russa sul municipio (poco dopo il sindaco ha dato comunque ordine di risistemare al suo posto la bandiera ucraina). Il rischio di una secessione del paese è così serio e grave che la cancelliera tedesca in persona, durante una telefonata di ieri con Yulia Tymoshenko, ha invitato “l’eroina della rivoluzione” a non soffiare sul fuoco delle contrapposizioni, come ha fatto in queste settimane dall’ospedale di Kharkiv, ma ad adoperarsi per il mantenimento dell’unità della nazione. Ma proprio in queste ore la nuova maggioranza parlamentare golpista, con pochissimi voti di margine, ha abrogato una legge sulla lingua approvata due anni fa e che aveva fatto diventare il russo lingua ufficiale in circa metà del Paese. La legge prevedeva lo status di lingua ufficiale regionale per gli idiomi parlati a livello locale da almeno il 10% della popolazione. Il fatto che da oggi l’ucraino sia la sola lingua ufficiale non farà che convincere molti degli abitanti del paese della necessità della secessione.

Mentre il governo russo ha per ora congelato i 15 miliardi di dollari di aiuti e lo sconto sulle forniture di gas accordati al governo defenestrato l’altroieri dalla rivolta dei partiti filoccidentali, l’Unione Europea ed il Fondo Monetario fanno sapere di essere pronti a sostenere il nuovo esecutivo.
Nella capitale ucraina oggi arriva Catherine Ashton, il capo della diplomazia Ue; l’Europa, con la cacciata di Yanukovich, ha incassato una chiara vittoria geopolitica dopo che il governo di Kiev a dicembre aveva rifiutato di firmare l’Accordo di associazione tra Bruxelles e l’Ucraina. Assunto il controllo politico del paese – almeno di una parte di esso – anche attraverso il sostegno a forze apertamente fasciste e xenofobe e a costo di parecchie decine di morti, l’establishment europeo comincia già a stringere il cappio attorno al popolo ucraino. Bisognoso di ingenti aiuti economici e quindi suscettibile di un ricatto in grande stile.
Il capo del Comitato per gli Affari Esteri del Parlamento Europeo, Elmar Brok, ha affermato che Bruxelles potrebbe concedere a Kiev un prestito di 20 miliardi di euro di ‘aiuti’ all’Ucraina, ma in cambio di riforme economiche e politiche. Già l’altro ieri il Fondo Monetario Internazionale si era detto “pronto” a fornire aiuto all’Ucraina, ma alle draconiane condizioni che a novembre-dicembre avevano convinto il presidente Yanukovich, anche su pressione dei sindacati e delle organizzazioni imprenditoriali, a rivolgersi piuttosto a Mosca.
“L’Ucraina sta precipitando nel baratro, è sull’orlo del default”, ha opportunamente dichiarato in tv Alexandr Turchinov, un fedelissimo di Yulia Tymoshenko appena eletto presidente del Parlamento e Presidente della Repubblica pro tempore, fino alle prossime elezioni del 25 maggio. Chiedendo la celebrazione di una immediata ‘conferenza dei donatori’ perché il paese ha bisogno, subito, di almeno 35 miliardi di dollari. E’ significativo che uno dei primi atti politici di un governo che si dichiara ‘nazionalista’ sia mettere il proprio popolo nelle mani degli strozzini.

Non è difficile prevedere quali ‘riforme’ la troika chiederà ai nuovi padroni di Kiev, così tanto sostenuti e aiutati a riconquistare il potere dopo la sfortunata parentesi ‘arancione’ del 2004 naufragata a causa dei contrasti interni alla leadership del campo filoccidentale e ai disastrosi risultati economici del governo di Viktor Yushchenko e Yulia Tymoshenko.
Tra i documenti riservati resi noti in questi anni da Wikileaks c’è n’è uno interessante. Nel 2010 Viktor Pynzenyk, ex ministro delle finanze ucraino ed attualmente membro del partito di opposizione UDAR di Vitali Klitschko (forza politica costruita a Berlino da Angela Merkel), spiegò all’ambasciatore statunitense che cosa erano disponibili a concedere all’Unione Europea nel caso in cui avessero recuperato il potere. Tra le varie misure citò l’aumento dell’età pensionabile, l’eliminazione del pensionamento anticipato, l’aumento del prezzo del gas e dell’elettricità per le famiglie, la cancellazione del consenso dei sindacati per l’aumento dei prezzi dell’energia, la privatizzazione di tutte le miniere di carbone, l’aumento dei prezzi dei trasporti, l’abolizione dei sussidi governativi per le nascite, dei pasti gratuiti e dei libri di testo, la cancellazione delle esenzioni IVA su alcuni prodotti farmaceutici, la limitazione dei sussidi di disoccupazione ecc.

Un bel programmino, non c’è che dire. Se non fosse tragico potremmo scherzarci su con un bel ‘Benvenuti in Europa!”…

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