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Venezuela: dieci morti, Washington vuole riprendersi il “cortile di casa”

Ciò che sta accadendo in Venezuela nelle ultime due settimane ha molto a che fare con quanto è andato in scena in Ucraina. “Cortili di casa” diversi – Caracas lo era di Washington, che non ha mai rinunciato a riprenderselo, Kiev lo sta diventando di Bruxelles – ma simili strategie di destabilizzazione violenta e aggressiva. Gli interventi delle due grandi potenze – Stati Uniti e Ue – si basano su meccanismi simili di intervento e propaganda. Problemi economici e sociali reali, sui quali alcuni gruppi mercenari e di destra ampiamente finanziati e sostenuti innestano un innalzamento della tensione fatta di assalti a sedi istituzionali, omicidi, diffusione di false notizie.

La tensione sale, obbliga il governo a intervenire e naturalmente la ‘repressione’ è la scintilla che permette alla stampa internazionale e alle grandi potenze – Ue, Usa, Ocse, Nato… – di intervenire schierandosi naturalmente sempre e comunque a fianco delle frange oltranziste elevate al rango di ‘popolo inerme e oppresso’. Per lo più a Caracas e nelle altre città venezuelane a organizzare le violente manifestazioni contro il governo e ad assaltare sedi sociali, istituzionali e delle organizzazioni popolari bolivariane sono esponenti e gruppi della classe media. Una classe media da sempre rancorosa nei confronti del governo bolivariano che, nonostante tutte le contraddizioni e i ritardi sicuramente in questi anni ha spostato un’enorme quantità di ricchezza dai ceti privilegiati verso le classi popolari, orientando la spesa pubblica verso l’assistenza sociale, l’istruzione, la sanità. E allontanando Caracas dall’area di influenza di Washington.

Qualcosa che le classi finora privilegiate in Venezuela non hanno mai sopportato ed accettato, tentando di tutto per buttare giù un governo e una coalizione bolivariana confermati al potere non dalla forza delle armi o da un’imposizione ma da decine di consultazioni elettorali e referendum.

Fallito il colpo di Stato del 2002 contro Chavez – il popolo si mobilitò per riprendersi il suo presidente e riportalo al potere – la ‘contra’ non ha mai smesso di tentare il gioco sporco pur di destabilizzare il paese e giustificare un cambiamento cruento di governo. Alle scorse elezioni generali al risultato favorevole, seppur di misura, alla coalizione bolivariana le opposizioni guidate da Henrique Capriles risposero con un’ondata di attacchi e assalti agli ambulatori gestiti dai medici cubani.

Questa volta la strategia è cambiata. Protagonista della jacquerie non è neanche più tutta l’opposizione ma solo una sua frangia più oltranzista e violenta, quella collegata più direttamente a un personaggio nero – l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe Velez – che per conto della Casa Bianca da tempo opera direttamente sul terreno venezuelano. Una strategia di intossicazione e avvelenamento , mediatico e sociale, che ha già prodotto alcuni importanti risultati per i paladini dei privilegi dell’oligarchia venezuelana, se è vero che da giorni in tutto il mondo, sui social network ma anche sui quotidiani, girano false notizie, filmati e foto artefatti o visibilmente falsi, testimonianze allarmate di cittadini venezuelani che fanno appello all’intervento di Washington (scritte, spesso, proprio a Washington)…

Nei giorni scorsi ci siamo già occupati della manipolazione mediatica, qui di seguito invece riportiamo un interessante articolo che prova a fare una rapida cronaca degli eventi degli ultimi giorni.

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Mérida, 21 febbraio 2014 (Venezuelanalysis.com) – Secondo le autorità e la stampa un totale di 10 persone sono morte fin ora in relazione alle proteste violente scoppiate in Venezuela. Il governo e l’opposizione si accusano l’un l’altro della situazione.

Sommario delle morti

Delle 10 morti registrate cinque sono avvenute nell’area di Caracas. Tre di queste all’interno degli scontri violenti del 12 febbraio tra attivisti dell’opposizione, forze di sicurezza e, in pochi casi, chavisti [il primo a cadere è stato un noto militante chavista del Barrio 23 de Enero, gli altri due sono giovani dell’opposizione]. Un ufficiale dell’intelligence venezuelana è stato arrestato riguardo a queste morti. Le autorità riportano che le indagini sugli eventi sono “quasi complete” e che i risultati saranno presentati presto al paese.

Martedì [18 febbraio] Genesis Carmona, una studentessa ed ex regina di bellezza, è stata colpita da uno sparo durante un corteo dell’opposizione a Valencia. Secondo il giornale nazionale Ultimas Noticias dei testimoni hanno visto un gruppo armato pro-governativo attaccare il corteo. Ciononostante le autorità affermano che le indagini balistiche mostrano che la donna è stata colpita da dietro “dalle fila dell’opposizione” e che testimoni della scena lo hanno confermato.

Cinque delle morti sono avvenute sulle barricate che i sostenitori più radicali dell’opposizione hanno eretto in molte città del Venezuela per bloccare il traffico e premere per le dimissioni del presidente Nicolas Maduro.

Martedì uno studente diciassettenne è stato investito da una macchina mentre tentava di bloccare una strada nel corso di una protesta. L’uomo accusato di averlo ucciso è stato arrestato.

Intanto mercoledì [19 febbraio] un procuratore, Julio Eduardo González, è morto andando a sbattere con la sua auto mentre tentava di aggirare una barricata a Valencia. Ieri [20 febbraio] una donna, Delia Elena Lobo, è morta dopo essere andata a sbattere con la sua moto contro una barricata di filo spinato a Mérida.

Il nono a morire è stato Arturo Alexis Martinez, il fratello di un deputato socialista, Francisco Martínez. È stato colpito a morte a Barquisimeto mentre tentava di togliere dalla strada i resti infuocati di una barricata dell’opposizione. Un indagine è stata avviata sull’incidente.

La morte di una decima persona è stata confermata morta questa sera. Elvis Rafael Durán è morto nel municipio Sucre di Caracas finendo con la sua motocicletta in una barricata di filo spinato.

La stampa venezuelana ha inizialmente riportato un’altra morte seguita ad un attacco armato ad un “corteo per la pace” pro-governativo nello Stato di Bolivar mercoledì, al quale hanno partecipato gli operai delle industrie della regione. È poi risultato che il lavoratore in questione non è morto ma è stato seriamente ferito. Nove sono stati feriti nell’incidente e sedici sono stati arrestati. Un video della sparatoria mostra uomini incappucciati che sparano al corteo dai palazzi vicini.

Il ministro della Giustizia Luisa Ortega Díaz ha detto oggi che un totale di 137 persone sono state ferite come risultato delle violenza, di questi 37 sono membri delle forze di sicurezza e 100 sono civili. Ventiquattro persone sono attualmente nelle mani delle autorità per essere processate su specifici “atti violenti”.

Un onda di proteste dell’opposizione ha colpito il Venezuela nelle ultime settimane. Le manifestazioni, condotte da studenti dell’opposizione, sono iniziate dopo che il leader radicale dell’opposizione Leopoldo Lopez ha chiamato i suoi sostenitori ad andare in strada per ottenere la “rinuncia” del presidente Nicolas Maduro. I manifestanti parlano anche della carenza di cibo, del crimine e della corruzione come ragione di scontento.

Mentre molte proteste sono state pacifiche, altre sono sfociate in scontri violenti con le forze di sicurezza e, in alcune occasioni, con chavisti. Mentre le componenti violente dell’opposizione si sono lanciate in una strategia di dar fuoco a barricate di strada, fare scontri e attaccare edifici e civili.

Martedì Lopez si è consegnato alle autorità, per essere processato per incitazione a delinquere, tra le varie imputazioni.

Di chi è la responsabilità

Il governo accusa direttamente l’opposizione per aver causato la violenza e li accusa di star tentando di creare le condizioni per un “colpo di Stato”.

“Il Venezuela è vittima di un attacco dell’estrema destra per destabilizzarci, per trascinarci in una guerra civile” ha detto Maduro stanotte. Il presidente ha anche dichiarato che l’opposizione ha pagato giovani delle “bande criminali” per partecipare alle azioni violente in strada.

Ciononostante l’opposizione dice che la violenza è stata perpetrata dalle forze di sicurezza e dai “paramilitari” pro-governativi.

“Forze di sicurezza statali, accompagnate da gruppi paramilitari, hanno crudelmente attaccato manifestanti pacifici e senza difesa… lasciando un deplorevole conteggio di cittadini assassinati, seriamente feriti, torturati o fatti sparire” ha affermato quest oggi il Tavolo di Unità Democratica, la coalizione dell’opposizione, in un comunicato.

Il presidente Maduro ha ripetuto la sua posizione stasera che gruppi armati dell’opposizione, gruppi armati pro-governativi e forze di sicurezza statali che sparino durante le proteste non saranno tollerate. “Io non proteggerò nessuno in questo paese che spara durante le proteste” ha detto.

Il 12 febbraio il ministero della giustizia è stato assaltato da attivisti dell’opposizione con molotov, le prime tre vittime sono stati uccise lì da sicari non ancora identificati

Maduro ha parlato in riferimento all’incidente del 12 febbraio a Caracas, con delle prove video che mostrano diversi ufficiali dell’intelligence (SEBIN) che sparano su un gruppo di manifestanti dell’opposizione. Tutti gli ufficiali dei SEBIN erano sotto l’ordine presidenziale di non uscire quel giorno.

“Ho chiesto che nessuno andasse in strada, men che meno con le pistole. E loro sono usciti con le pistole. Ah, sembra un sacco il copione del colpo di Stato [dell’aprile 2002]. Sto indagando su tutto questo, e se elementi [di un piano interno] appariranno dirò al mio Paese che ci sono cospiratori nel governo e che un o che un ufficiale è stato comprato. Lo dirò con tutta la mia forza di volontà” ha affermato.

Il presidente ha anche menzionato una registrazione audio, presumibilmente di una conversazione tra due esponenti dell’opposizione che suggerisce che c’era un piano in atto per creare un “massacro” il 12 febbraio.

La registrazione apparterrebbe a una conversazione dell’11 febbraio tra l’ex ambasciatore venezuelano in Colombia, Fernando Gerbasi, ed il capo della guardia presidenziale durante la presidenza di Carlos Andres Perez, Iván Carratú Molina. Nell’audio la voce che dovrebbe essere di Gerbasi dice “Guarda, loro mi informano che [ci sarà] qualcosa di molto simile all’11 aprile [2002] domani”.

Alla luce della situazione del Paese, il governo ha ripetuto che sostiene la “pace sociale” e che è aperto al “dialogo” con l’opposizione.

Il leader dell’opposizione Henrique Capriles oggi ha accusato il governo di “costruire un altro 11 aprile” e ha chiesto “prove” di un piano di colpo di Stato dell’opposizione. Ha anche a sostenuto che le proteste dell’opposizione devono avere una direzione più grande, criticando la richiesta della “uscita” di Maduro come una “strada senza uscita”.

Avviso alla Cnn

C’è una nuova polemica sull’informazione in Venezuela dopo che il presidente Maduro ha accusato la Cnn di tentare di “giustificare una guerra civile in Venezuela per un intervento militare”.

Dicendo che i servizi del canale rappresentano “propaganda di guerra”, ha avvisato la Cnn che gli sarà proibito di trasmettere in Venezuela se non “rettificano”.

“Ventiquattro ore al giorno i loro servizi sono sulla guerra. Vogliono far vedere al mondo che in Venezuela c’è la guerra civile” ha detto la sera scorsa.

La Cnn ha appena confermato che a sette dei sui reporter è stato ritirato il loro accredito stampa.

“La Cnn ha dato spazio ad entrambe le parti di questa tesa situazione in Venezuela, nonostante un limitatissimo accesso ai funzionari governativi. Speriamo che il governo riconsidererà la sua decisione [di revocare gli accrediti]. Intanto, continueremo a informare sul Venezuela nell’onesto, accurato e equilibrato modo per il quale siamo conosciuti” ha detto la Cnn in spagnolo in un comunicato.

Gli avvisi di Maduro arrivano dopo che il governo ha rimosso il canale colombiano NTN24 dalla tv via cavo venezuelana, accusando la sua maniera di coprire i fatti violenti di promuovere “un colpo di Stato come nell’aprile 2002″. Il canale ha detto che la decisione era un attacco alla libertà di espressione.

Maduro è stato un critico deciso della copertura dei media internazionali sul Venezuela durante le proteste in corso. “Nel mondo ci stiamo confrontando con la più brutale manipolazione [dell’informazione] che la rivoluzione bolivariana ha affrontato dal colpo di Stato del 2002″ ha detto stanotte.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:

Titolo originale: Ewan Robertson, Death Toll in Venezuela Clashes Rises to Ten dal sito http://venezuelanalysis.com/news/10382

Nella foto: Il generale venezuelano in pensione Ángel Vivas, accusato di aver avuto la ‘brillante’ idea di tendere il filo spinato in mezzo alle strade allo scopo di decapitare i motociclisti di passaggio, ha aspettato munito di fucile mitragliatore i funzionari delle forze dell’ordine che sono andati a casa sua per arrestarlo. 

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