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Colombia: attentato contro la candidata di sinistra alle presidenziali

La destra colombiana è scatenata. Se da settimane supportano e sostenengono la destabilizzazione violenta in Venezuela – sono noti e durevoli i rapporti tra l’ex presidente di Bogotà Alvaro Uribe e il capo della rivolta di Caracas, Leopoldo Lopez – i settori oltranzisti dell’oligarchia colombiana hanno da alcuni mesi inasprito la campagna di attacchi e attentati contro attivisti sociali, leader contadini ed ecologisti, sindacalisti, avvocati, esponenti politici della sinistra.

Domenica mattina la candidata alle elezioni presidenziali dell’Unione Patriottica, schieramento di sinistra già decimato negli anni scorsi da migliaia di omicidi politici e attentati, è stata bersaglio di un attacco per fortuna andato a vuoto.
Aida Avella, che viaggiava in un’automobile insieme ad un candidato di UP al Senato –

Carlos Lozano Guillen – è miracolosamente scampata ad alcune raffiche di mitra. Solo contro la vettura a bordo della quale viaggiavano i due dirigenti di sinistra, ha appurato poi la polizia, sono stati esplosi ben 16 colpi di arma da fuoco. Particolarmente grave il fatto che l’agguato sia stato organizzato a pochi chilometri dalla base militare Fuerza de Tarea Quirón dell’Esercito, nelle vicinanze di Puerto Jordán (dipartimento di Arauca) dove i candidati sono poi arrivati per partecipare ad una iniziativa politica con un migliaio di simpatizzanti.

In un comunicato durissimo la recentemente ricostituita Unión Patriótica ha chiesto che lo stato garantisca l’incolumità fisica e l’agibilità politica per tutte le opzioni in campo alle prossime elezioni.
L’attentato ha causato un certo scompiglio all’interno del governo di Bogotà, gestito da un settore dell’oligarchia meno estremista di quello rappresentato dall’ex presidente Alvaro Uribe. L’attuale presidente, Juan Manuel Santos, è da tempo vittima di un piano di boicottaggio dei colloqui in corso a l’Avana con la guerriglia delle Farc e di un vasto piano di spionaggio ordito da pezzi importanti dell’esercito e dei suoi stessi servizi segreti.

“Ho dato istruzione che si protegga Aída Avella con tutti i mezzi necessari e si indaghi su cosa è successo” ha fatto sapere Santos, annunciando misure di sicurezza speciali per la candidata presidenziale del partito nato dalla guerriglia e falcidiato fra gli anni ‘80 e ‘90 dagli ‘squadroni della morte’.
Alle vecchie sigle – le Autodefensas Unidas de Colombia di qualche anno fa – sono subentrati nuovi gruppi paramilitari agli ordini degli oligarchi e dei latifondisti, manovrati dal dipartimento di Stato Usa: in particolare le ‘Aquile Nere’ e i Rastrojos.

Da settimane, volantini contenenti pesanti intimidazioni hanno visto come bersaglio  Avella e alcuni dirigenti di Marcha Patriótica, altro movimento di sinistra guidato dall’ex-senatrice afrocolombiana Piedad Córdoba. Sopravvissuta allo sterminio dei leader e dei militanti dell’Unione Patriottica negli anni ’80 e ’90 – oltre 5000 vittime, inclusi due candidati alla presidenza, 13 parlamentari, 70 consiglieri comunali e 11 sindaci – Avella è rientrata in Colombia solo l’anno scorso dopo un esilio di 17 anni in Svizzera.

Negli ultimi mesi la repressione delle proteste sociali e la mancanza assoluta di protezione per i difensori dei diritti umani – e della complicità dei paramilitari con gli apparati dello Stato – ha portato a un aumento della violenza in Colombia dove nel 2013 si sono registrati 78 omicidi e 209 casi di minacce: a denunciarlo è stato in questi giorni il Programma “Somos Defensores” in due documenti che offrono uno spaccato terrificante di un paese che si prepara alle legislative e alle presidenziali di maggio.

L’anno scorso, ha ricordato il coordinamento di ong, è stato un anno caratterizzato da grandi mobilitazioni sociali – dai ‘cafeteros’, produttori di caffè, ai contadini, ai minatori, agli indigeni, agli studenti – che hanno esposto ancora una volta i settori popolari alla violenza e alla criminalizzazione. Gli aggressori si sono rivelati principalmente “paramilitari”, forze che in aree come Córdoba, César e Buenaventura “operano per conto dei militari” o del “migliore offerente” e la stessa forza pubblica. 

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