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Scontri in Crimea, la Nato minaccia, Mosca allerta le truppe

Si fa sempre più ingarbugliata e tesa la situazione in Ucraina dopo la vittoria delle forze di destra e nazionaliste che rischiano di far letteralmente deflagrare il paese, spaccato ormai da contropposizioni politiche ma anche etnico-religiose. 

Questa notte uomini armati hanno preso possesso del parlamento e della sede del governo della Crimea a Sinferopoli, capoluogo di questa repubblica autonoma in Ucraina, ed hanno issato la bandiera russa sugli edifici, piazzando barricate davanti agli ingressi.
Il ministro degli Interni ad interim ucraino, Arsen Avakov, ha immediatamente annunciato la messa in stato di allerta di tutta la polizia, forze speciali comprese.
Già ieri migliaia di pro-russi e sul fronte opposto di aderenti a organizzazioni islamiche o liberali pro-Kiev si sono radunati davanti al parlamento della regione. Nonostante la forte presenza di polizia ci sono stati momenti in cui i due schieramenti sono venuti a contatto e ne sono nati scontri che hanno provocato una trentina di feriti e, secondo alcune fonti, due morti: una persona colpita da attacco cardiaco e un’altra schiacciata dalla folla. 
In piazza a favore del governo di Kiev sono scesi soprattutto esponenti della comunità dei tartari, che al grido di ‘Ucraina, Ucraina’ e ‘Maidan’ hanno provato ad assaltare l’edificio del parlamento regionale al cui interno si svolgeva una sessione dedicata alla nuova situazione politica. All’interno della comunità Tatara e di altre minoranze turcofone e islamiche operano gruppi che hanno combattuto in questi anni contro la Russia in Cecenia e in Afghanistan, e che potrebbero concentrare i propri sforzi in Ucraina.

Sul fronte politico ieri sera la assemblea di Piazza Maidan ha dato l’ok alla formazione di un nuovo governo – definito di ‘Unità Nazionale’ ma che in realtà include solo le forze filo-Ue – che sarà guidato dal Arseni Yatseniuk, leader del partito Patria (Batkivschina) e stretto collaboratore di Yulia Tymoshenko. Yatseniuk, ex ministero degli esteri e capo del parlamento, dovrà ora essere nominato dal parlamento a capo dell’esecutivo che traghetterà il paese fino alle elezioni del 25 maggio. La piazza ha accettato la nomina a vice primo ministro del medico Olga Bogolomets, e dell’attivista Dmitri Bulátov che dovrebbe diventare ministro dello Sport e della Gioventù. Scrive La Stampa a proposito: “Tra i nomi dei candidati del nuovo governo letti sul palco di Maidan, figurano poi quello del diplomatico di carriera Andrei Deshizia per gli Esteri (fino ad oggi rappresentante speciale del presidente Osce per i conflitti congelati nell’ex Urss) e quello della giornalista-militante Tatiana Chornovol (picchiata brutalmente a Natale) per l’ufficio anticorruzione. Il deputato Andrei Parubiy (del partito di Timoshenko), uno dei comandanti dell’insurrezione, è stato messo a capo del consiglio sicurezza e difesa, e uno dei suoi vice dovrebbe essere il leader della formazione estremista ‘Settore destro’ Dmitro Iarosh: un nome imbarazzante, tanto che una delle persone sul palco ha chiesto allo speaker di non leggerlo. Come ministro per l’integrazione europea è stato proposto l’ex ministro degli esteri durante la presidenza Iushenko, Boris Tarasiuk, anche lui in fama di filo americano come Deshizia”. 
La piazza ha anche deciso il varo di una Commissione delle Epurazioni che si occupi della punizione e della destituzione dei funzionari ritenuti vicini a Yanukovich e colpevoli di corruzione o della repressione violenta delle manifestazioni.

Ieri il presidente russo Vladirmir Putin ha ordinato la messa in stato d’allerta dell’esercito nelle regioni russe al confine con l’Ucraina. Da parte sua la Nato ha annunciato che non potrà non intervenire in caso di ‘internazionalizzazione’ della crisi nella repubblica ex sovietica.
“Sulla base di un ordine del presidente della Federazione Russa le forze del Distretto Militare Occidentale sono state messe in stato d’allerta alle 14” ha informato ieri il ministro della Difesa di Mosca, Sergei Shoigu. Il distretto militare occidentale russo ha la propria base a San Pietroburgo e copre le regioni di frontiera con Finlandia, Paesi Baltici e Ucraina. Inoltre il ministro delle Finanze russo, Sergei Storchak, ha segnalato che non sono più in corso le conversazioni multilaterali per la formalizzazione di un pacchetto di aiuti finanziari diretti all’Ucraina.
“Diamo per scontato che tutti i paesi rispettino la sovranità e l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina e questo è un messaggio che abbiamo inviato a chi di dovere” ha detto ieri il segretario generale della Nato Rasmussen. “Siamo pronti per continuare con il nostro coinvolgimento in Ucraina e domani terremo una riunione della Commissione Ucraina-Nato” ha proseguito il capo dell’alleanza atlantica, ricordando che nel 2008 nel vertice di Bucarest si stabilì che Kiev dovesse entrare nella Nato una volta raggiunti i criteri necessari.
L’Alleanza dovrebbe presentare alla riunione di oggi una dichiarazione nel quale si ringrazia l’esercito ucraino per non essere intervenuto contro i manifestanti e si riaffermi l’appoggio della Nato alle ‘riforme’ da tempo chieste all’Ucraina, soprattutto nel settore della Difesa. La Nato si dice sicura che Mosca non interverrà militarmente nelle regioni orientali del paese e non procederà all’uccupazione della Crimea perché ciò innescherebbe uno scenario definito ‘molto preoccupante’. “Abbiamo a disposizione molte forme di rappresaglia senza dover arrivare a scambiarci colpi di cannone” hanno minacciato fonti anonime della Nato.
Intanto nella Repubblica autonoma della Crimea si accentua lo scontro tra la parte della popolazione che chiede l’unione con la Russia e alcune minoranze che invece vi si oppongono. Il territorio russo della Crimea fu accorpato all’Ucraina dal leader sovietico Nikita Kruscev nel 1954, ma a Sebastopoli Mosca ha sempre mantenuto attraccata la sua flotta nel Mar Nero.

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