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Le mani dell’UE sull’Ucraina, i consigli di George Soros

Dopo la ricostruzione romantico-eroica sui civili inermi lanciati contro i poliziotti che sparavano (non erano civili ma paramilitari fascisti, e sparavano pure loro) arrivano i consigli del miliardario George Soros. Un elenco di accorgimenti su come aiutare l’Ucraina ad entrare nell’UE e soprattutto su come aiutare una UE a guida tedesca – parole di Soros – a mettere seriamente e durevolmente le mani sulle risorse ucraine. 

Soros non è un opinionista qualsiasi. Da molti anni spende una barca di denaro e impiega molte energie nella creazione di meccanismi politici e gruppi organizzati che sostengano gli interessi occidentali in generale e soprattutto dell’Unione Europea. Oltre che i suoi, ovviamente.
Non è un segreto, anche perché Soros se ne vanta spesso, che l’intervento del miliardario e delle sue fondazioni in giro per il mondo a sostegno delle cosiddette ‘rivoluzioni colorate’ – compresa quella ‘arancione’ del 2004 a Kiev – abbia fatto saltare in questi anni numerosi governi ed abbia soprattutto orientato l’evoluzione di moti popolari che, spesso risultato di un malcontento sociale genuino e di atteggiamenti autoritari e autocratici da parte dei governanti locali, sono stati portati su un terreno compatibile con gli obiettivi egemonici di Bruxelles e degli Stati Uniti. Prima con Otpor, ora con Canvas, Soros è in grado di intervenire in ogni teatro di crisi potenziale, mettendo a disposizione dei settori più in linea con le strategie di destabilizzazione occidentali un marchio, dei metodi di organizzazione delle proteste, una infrastuttura economica e strumentistica, un linguaggio consolidato, una ampia copertura mediatica.  
Lasciamo il complottismo all’estrema destra, ma non dimentichiamoci che in ogni situazione locale agiscono forze sovranazionali con nomi e cognomi, strategie di lungo termine e mezzi per operare concretamente. E che non necessariamente una piazza piena di gente è sinonimo di liberazione, partecipazione, emancipazione. A maggior ragione in un mondo dominato dalla furiosa competizione globale tra poli imperialisti a caccia di egemonia, risorse, corridoi… 

Salvare Kiev con un Piano Marshall a guida tedesca

Dopo la spaventosa spirale di violenza, la rivolta ucraina ha avuto almeno a Kiev un esito sorprendente. Un manipolo di cittadini armati solo di bastoni, scudi di cartone e coperchi dei bidoni dell’immondizia ha soverchiato la polizia che sparava pallottole vere. Ci sono stati molti feriti, ma ha vinto la gente, almeno a Kiev, almeno quel giorno. Com’è potuto accadere? Il principio di indeterminazione della meccanica quantistica di Werner Heisenberg offre una metafora calzante. Secondo Heisenberg, i fenomeni subatomici possono manifestarsi sotto forma di particelle o sotto forma di onde.

Analogamente, gli esseri umani possono comportarsi come singole particelle o come componenti di un’onda più grande. In altre parole, l’imprevedibilità di eventi storici come quelli ucraini è legata a un elemento di indeterminazione dell’identità umana. L’identità umana è fatta di elementi individuali ed elementi di appartenenza più vasti, e l’impatto con la realtà dipende da quale di questi elementi domina il comportamento del singolo. Quando i civili hanno lanciato un attacco suicida sulle forze armate di Kiev il 20 febbraio, il loro senso di “nazione” andava oltre la paura di morire. Il risultato è stato che una società profondamente divisa ha mostrato nella capitale ucraina un senso di unione mai visto prima. Il mantenimento di questa unità dipenderà dalla reazione dell’Europa. Una parte importante dell’Ucraina ha dimostrato la sua fedeltà nei confronti di un’Unione europea di per sé profondamente spaccata, con la crisi dell’euro che mette Paesi creditori e Paesi debitori gli uni contro gli altri. Ecco perché l’Ue è stata surclassata dalla Russia nei negoziati per un Accordo di associazione con l’Ucraina.

Come sempre, l’Ue sotto la leadership tedesca ha offerto poco e preteso troppo dall’Ucraina. Adesso, dopo che l’impegno di una parte del popolo ucraino di intessere legami più stretti con l’Europa ha alimentato un’insurrezione popolare, l’Ue sta raccogliendo con il Fondo monetario internazionale un pacchetto di salvataggio di diversi miliardi di dollari per salvare il Paese dal tracollo finanziario. Ma questo non basterà a sostenere l’Ucraina nei prossimi anni. Al Paese servirà un aiuto esterno che solo l’Ue potrà fornirgli: la competenza manageriale e l’accesso ai mercati. Nello straordinario processo di trasformazione delle economie dell’Europa centrale negli anni ’90, furono i massicci investimenti dei tedeschi e di altre aziende dell’Ue che avevano integrato i produttori locali nelle loro catene del valore globale, a portare competenza manageriale e aprire le porte ai mercati. L’Ucraina, con un capitale umano di grande qualità e un’economia diversificata, è un Paese potenzialmente interessante in cui investire.

Ma per sfruttare quel potenziale occorre migliorare il clima d’affari di tutta l’economia ucraina e di ogni singolo settore, in particolare affrontando la corruzione endemica e la debole legalità che scoraggia gli investitori stranieri e locali. Inoltre, per invogliare l’investimento estero diretto, l’Ue potrebbe sostenere la formazione degli imprenditori locali e aiutarli a sviluppare le loro strategie ricompensando i fornitori di servizi con partecipazioni di capitale o di utili. Un modo efficace per estendere questo tipo di sostegno a un gran numero di aziende sarebbe di associarlo a linee di credito offerte dalle banche commerciali. Per incoraggiare la partecipazione, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) potrebbe investire nelle aziende insieme agli investitori stranieri e locali, come ha fatto in Europa centrale. In questo modo l’Ucraina aprirebbe il suo mercato interno ai beni prodotti o assemblati dalle affiliate europee di proprietà totale o parziale, mentre l’Ue faciliterebbe l’accesso ai mercati per le aziende ucraine e le aiuterebbe a integrarsi nei mercati globali. Io spero e confido che l’Europa capitanata dalla Germania darà una chance all’Ucraina. Vado dicendo da anni che la Germania dovrebbe assumersi gli obblighi e le responsabilità della sua posizione dominante in Europa.

Oggi l’Ucraina ha bisogno di un equivalente odierno del Piano Marshall con cui gli Stati Uniti aiutarono a ricostruire l’Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Oggi la Germania dovrebbe svolgere lo stesso ruolo degli americani allora. Tuttavia devo concludere con un invito alla prudenza. Non contemplando il blocco sovietico, il Piano Marshall acuì la polarizzazione Est-Ovest in Europa. Una seconda Guerra fredda recherebbe un danno immenso alla Russia come all’Europa, ma più di tutti all’Ucraina, che si trova nel mezzo. L’Ucraina dipende dal gas russo ma ha bisogno dello sbocco europeo per i suoi prodotti, perciò deve intrattenere buoni rapporti con entrambi. Anche in questo caso, il primo passo spetta alla Germania. Il cancelliere Angela Merkel deve tendere la mano a Putin. 

Traduzione di Francesca Novajra per il Sole 24 Ore

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