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Siria, Egitto, Gaza: Qatar e Arabia Saudita ai ferri corti

Sembra rompersi in questi giorni, dopo mesi di tensioni più o meno mascherate, la tradizionale concordia tra le petromonarchie del golfo, reduci negli ultimi anni da una vera e propria scalata internazionale in tema di egemonia economica e poi anche politica e militare.

La crisi con Doha è così grave che i governi di Arabia Saudita, Bahrein e Emirati arabi Uniti (Eau) hanno richiamato martedì i loro ambasciatori in Qatar, in segno di aperto contrasto con le autorità dell’emirato. Un gesto che non ha precedenti nella storia delle relazioni tra i paesi della regione, finora alleati all’interno del cosiddetto Consiglio di Cooperazione del Golfo. I cui ministri degli esteri hanno deciso l’iniziativa al termine di una riunione a Riad che la stampa locale definisce assai tempestosa.

Alla base del disaccordo, che si è via via approdonfito, “la violazione del principio di non-ingerenza, diretta o indiretta, negli affari interni di ciascun paese” riferisce un comunicato congiunto, secondo cui “è stato più volte chiesto al Qatar di non sostenere azioni che possano mettere a rischio la sicurezza e la stabilità degli Stati membri”.

Sono vari i motivi dell’inedita rottura tra le petromonarchie. Da una parte il riferimento è alle aggressive campagne mediatiche condotte dall’emittente qatariota Al Jazeera rispetto alla situazione egiziana, nonostante l’impegno in senso contrario preso dall’emiro del Qatar, sheikh Tamim ben Hamad al Thani nel corso di un mini vertice convocato a novembre. L’incontro, tenutosi in Kuwait, avrebbe dovuto consentire di superare i dissidi tra Riad e Doha riguardo la posizione da tenere nei confronti della giunta militare che a luglio ha preso il potere al Cairo destituendo il presidente islamista Mohammed Morsi e mettendo poi fuorilegge la Fratellanza Musulmana. Di fatto tutti i paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, Arabia Saudita in testa (insieme a Bahrein, Emirati, Oman e Kuwait) sostengono non solo politicamente ma anche finanziariamente il nuovo regime egiziano, mentre il regime di Doha si è schierato apertamente con i Fratelli Musulmani che finanzia lautamente. E non solo in Egitto, ma anche in Siria, di fatto entrando in conflitto con la strategia della monarchia wahabita e dei suoi satelliti di sostegno ai gruppi estremisti sunniti.

Ora Riad e i vari emirati accusano il Qatar di non aver rispettato l’accordo che metteva nero su bianco l’impegno a non incoraggiare associazioni, persone o “media ostili” alla stabilità nel Golfo e nel mondo arabo più in generale. “Dato che gli sforzi sono stati inutili, i tre paesi devono iniziare a prendere le misure necessarie per la propria sicurezza a cominciare dal ritiro dei loro ambasciatori” ha tuonato l’ambasciatore saudita. A febbraio era stato il regime egiziano – che sta processando venti giornalisti di Al Jazeera per ‘cospirazione terroristica’ – a ritirare il suo rappresentante diplomatico a Doha.

Il conflitto tra le petromonarchie sull’Egitto non è da poco visto che mentre il Qatar spalleggia l’attività insurrezionale dei Fratelli Musulmani, Riad e soci hanno investito circa 12 miliardi di dollari per sostenere la giunta militare di Al Sisi e l’esercito egiziano al potere. 

Anche in Siria la rivalità tra gli storici alleati del CCG sembra crescere. Sia il Qatar che Riad sostengono le milizie che combattono l’esercito governativo e le milizie di Hezbollah, ma mentre Doha sponsorizza quelle legate ai Fratelli Musulmani l’Arabia Saudita spalleggia e manovra i battaglioni della Coalizione Nazionale Siriana così come i salafiti.

Nel frattempo i monarchi del Qatar stanno mettendo sempre più le mani sulla Striscia di Gaza mentre il regime egiziano, sostenuto da Riad e soci sta strangolando l’enclave palestinese dal punto di vista politico – di pochi giorni fa la messa fuori legge di Hamas da parte del Cairo – e soprattutto dal punto di vista economico.

Da parte sua l’Arabia Saudita sembra andare sempre più d’amore e d’accordo con la Francia, con cui Riad ha firmato recentemente un accordo militare.

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