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Scontri in Ucraina, domani il referendum in Crimea

Un velivolo teleguidato (“drone”) statunitense sarebbe stato intercettato nei cieli della Crimea dalle forze armate russe, che ne avrebbero interrotto il contatto con gli operatori. Afferma un comunicato emesso dal gruppo pubblico d’armamenti russo Rostekhnologuiï (Rostec): “(il drone) volava a circa 4mila metri di altezza ed era praticamente invisibile da terra. E’ stato possibile interrompere il collegamento con i suoi operatori americani grazie a un’attrezzatura per la guerra radio-elettronica”.

E’ tesissima la situazione alla vigilia del referendum che sancirà il ritorno della Repubblica Autonoma di Crimea dall’Ucraina alla Russia, dopo una parentesi durata alcuni decenni (dal 1954, quando il presidente sovietico Kruscev la donò a Kiev).

Tutte le grandi potenze tranne la Cina – che però ha fatto sapere di non essere d’accordo con un cambiamento dei confini attuali dell’Ucraina – hanno affermato che non riconosceranno i risultati della consultazione popolare organizzata dalle autorità della penisola del Mar Nero. Ed anzi i membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu si riuniranno con urgenza per votare su una risoluzione occidentale che condanna il referendum di domani in Crimea. Naturalmente sul testo è atteso il veto della Russia. 

L’Unione europea sta mettendo a punto sanzioni contro un numero “limitato” ma “politicamente significativo” di una trentina di personalità russe. “La lista sarà limitata ma politicamente significativa per inviare un messaggio chiaro” ha detto una fonte dell’Ue. Per un’altra “comprenderà tra i 25 e i 30 nomi” mentre verranno esclusi “membri del governo russo” perchè “sarebbe difficile” sanzionare persone con le quali si sta cercando una soluzione politica. “ci saranno parlamentari, membri delle organizzazioni per la sicurezza, un alto responsabile del ministero della Difesa, ma non il ministro” ha detto. Sanzioni in vista anche per i responsabili della autorità indipendentiste della Crimea. Usa e Ue stanno mettendo a punto sanzioni, che comprendono blocchi dei beni e divieto di ingresso. L’incontro di ieri tra i capi delle diplomazie russa e Usa, Sergei Lavrov e John Kerry, si è concluso con un nulla di fatto: le distanze tra Mosca e Washington sono ancora grandi, ha detto Lavrov.
Da parte sua invece il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che il referendum di domenica in Crimea sul ricongiungimento alla Russia rispetta il diritto internazionale e la Carta dell’Onu, in occasione di una telefonata con il segretario generale del Nazioni unite Ban Ki-moon. Putin e Ban “hanno parlato della questione del referendum e Putin ha sottolineato che la decisione di tenerlo è assolutamente conforme ai principi del diritto internazionale e alla Carta dell’Onu” afferma un comunicato del Cremlino.

Intanto sia in Crimea sia nelle regioni russofone dell’Ucraina continuano gli scontri tra coloro che sostengono il regime di Kiev e coloro che invece lo condannano e pretendono un maggiore grado di autonomia.
Gli attivisti pro Kiev scomparsi da alcuni giorni in Crimea sono stati arrestati dalle forze di sicurezza della penisola “per prevenire azioni sovversive” prima del referendum di domenica. Lo ha ammesso il premier filo russo Sergei Aksyonov citando esplicitamente il caso di Andrey Shchekun, a capo del Consiglio ucraino della Crimea, scomparso a Simferopoli domenica scorsa, prima dell’inizio della manifestazione contro l’occupazione russa che aveva organizzato. “E’ vivo e sta bene, ma come altri attivisti sarà in regime di libertà limitata fino alla fine del voto”, ha detto precisando che “questa è una situazione di guerra che richiede l’adozione di misure drastiche”.

Intanto anche a Kharkiv, l’ex capitale dell’Ucraina non lontana dai confini con la Russia, hanno annunciato di voler organizzare un proprio “referendum” per l’annessione a Mosca domani. La voglia di separazione da Kiev cresce soprattutto dopo che negli ultimi giorni le squadracce di estrema destra provenienti dalle regioni occidentali hanno compiuto attacchi e incursioni in città. Si sono verificati scontri durante manifestazioni contrapposte e si contano anche alcuni morti. In numerose zone della città si registrano scontri anche armati tra le milizie di autodifesa e le squadracce di Pravyi Sektor. Stesso scenario a Donetsk, anche qui scontri e morti durante manifestazioni contrapposte. Le autorità delle regioni russofone e i servizi di sicurezza di Mosca accusano apertamente il governo di Kiev di mettere in atto provocazioni e attacchi nelle regioni orientali per alzare la tensione e giustificare un intervento dell’esercito e della appena costituita Guardia Nazionale.

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