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Venezuela: arrestati tre generali golpisti, finora 36 morti

Tre generali dell’aeronautica militare del Venezuela sono stati arrestati con l’accusa di avere architettato un colpo di Stato. Lo ha annunciato lo stesso presidente Nicolas Maduro, nel corso di un incontro dei ministri degli Esteri dei Paesi sudamericani, affermando che i tre sono stati condotti di fronte a un tribunale militare.

Maduro ha affermato che il colpo di Stato è fallito perché gli ufficiali più giovani si sono allarmati ed hanno denunciato i tre golpisti. Il gruppo dei militari arrestati aveva sviluppato forti collegamenti con alcuni dei capi dell’opposizione di destra al governo bolivariano e in alcune conversazioni intercettate sosteneva che questa settimana sarebbe stata ‘quella decisiva’, approfittando del caos generato dalle violente manifestazioni di alcuni gruppi dell’opposizione più estremista che finora hanno causato decine di morti, spacciati dai media internazionali come “vittime della repressione del regime bolivariano”.

Secondo Maduro ”è stato da tempo predisposto un piano per destabilizzare il paese e creare incidenti  e provocazioni  per poi accusare il governo di repressione brutale, arrivare ad un colpo di Stato, omicidio del presidente ed alcuni sognano l’intervento di una potenza straniera nella vita interna del paese”. “Mai ci consegneremo e che combatteremo tutti insieme , le forze militari, sociali e politiche per il Venezuela nello scenario che si vada a verificare con l’America Latina e l’area dei Caraibi che stanno vivendo un processo di destabilizzazione grave ed acuta” ha dichiarato Maduro.

Le cosiddette guarimbas, le squadracce di sottoproletari guidate e finanziate da alcuni esponenti dell’oligarchia venezuelana, continuano intanto a tenere sotto scacco molte regioni del Venezuela, e finora il numero dei morti di un mese e mezzo di scontri e omicidi è arrivato a quota 36, 21 dei quali vittime dirette delle azioni dei gruppi dell’ultradestra mascherata da ‘movimento studentesco’.

Negli ultimi 43 giorni, 10 persone sono state assassinate a colpi di arma da fuoco mentre tentavano di eludere, impedire o sgomberare le barricate costruite dalle guarimbas in diverse città del paese. Le vittime più recenti sono Miguel Antonio Parra, Sergente Maggiore della Guardia Nazionale Bolivariana di 42 anni, assassinato lunedì scorso, e la giovane Adriana Urquiola, di 28 anni e incinta di cinque mesi, raggiunta da una pallottola domenica sera nello stato di Miranda. Lo scorso 17 marzo un capitano della Guardia Nazionale, José Guillén Araque, è stato ucciso a colpi di pistola mentre tentava di impedire a un gruppo di guarimbeiros di collocare una barricata in una strada di Maracay, nello stato di Aragua. Sorte simile per un altro ufficiale della GNB, Ernesto Bracho Bravo, assassinato mentre cercava di contrastare una banda armata a Valencia, nello stato del Carabobo.

Anche Gisella Rubilar, una educatrice di 47 anni di origine cilena, è stata uccisa con un colpo di pistola alla testa a Mèrida mentre era intenta a sbomberare una barricata piazzata dall’opposizione ultrù guidata da Leopoldo Lopez. Prima di lei era morto, a Barquisimeto, era morto Alexis Martínez, un operaio di 54 anni, raggiunto al petto da un proiettile il 20 febbraio.

Molte altre persone sono morte decapitate dai fili di metalli tesi dagli estremisti di destra sulle strade di maggior traffico in alcune città. Le tre vittime sono Julio González, avvocato di 25 anni, Eduardo Anzola, falegname di 29 anni e dirigente di una organizzazione bolivariana, e Luis Gutiérrez, studente di Agrologia di 26 anni di Táchira. E poi Elvis Durán, decapitato da una lamiera piazzata in mezzo ad una strada a Sucre; Doris Lobo, di 41 anni, morta per essersi schiantata su una barricata; Johan Pineda, di 28 anni, è invece morto per un incidente di moto provocato da olio sparso sulla strada da un gruppo di estremisti antigovernativi.

Oltre ai tre generali arrestati alcune ore fa, altri esponenti delle forze di sicurezza venezuelane considerati in combutta con i golpisti erano stati arrestati nelle scorse settimane, tra questi alcuni poliziotti e anche alcuni esponenti dei servizi segreti, evidentemente sul libro paga dell’amministrazione Obama e dell’oligarchia venezuelana e colombiana interessata a destabilizzare il paese.
Il 7 marzo scorso la detective del Servicio Bolivariano de Inteligencia, Glidis Karelis Chacón Benítez, è stata uccisa da un colpo di arma da fuoco. Dell’omicidio è stato accusato Aldayr Alberto Prato Sánchez, ex funzionario della Polizia Municipale di Chacao (Miranda), mentre altri due suoi colleghi ancora in servizio sono stati arrestati e poi liberati su cauzione.

Lo scorso 23 marzo la Procuratrice Generale della Repubblica, ha informato che la magistratura ha aperto ben 60 inchieste nei confronti di esponenti delle forze di sicurezza denunciate per il loro comportamento improprio durante gli scontri con i gruppi dell’opposizione. Quindici dei denunciati – funzionari di polizia e di altri corpi di sicurezza – sono attualmente in stato di detenzione. Il sospetto è che alcuni di loro agiscano per conto proprio dell’opposizione di destra per colpire manifestanti (alcuni dei quali sono stati uccisi o feriti da proiettili presuntamente sparati da poliziotti) e giustificare le accuse nei confronti del governo di Caracas.

Intanto alcuni degli estremisti arrestati e interrogati hanno confessato di aver percepito una somma pari a 5000 bolivares alla settimana da parte di esponenti dei partiti di destra o di imprenditori appartenenti allo schieramento anti-Maduro in cambio della loro partecipazione alle manifestazioni e agli assalti alle sedi governative venezuelane. Ad alcuni di loro lo scorso 14 marzo sono state sequestrate armi da fuoco (comprese alcune pistole con mirino laser), munizioni di diverso calibro, esplosivo C4 e altri 2900 artefatti esplosivi di vario tipo, bombe lacrimogene e lanciarazzi artigianali.

Notizie che naturalmente i media occidentali si guardano bene dal riportare, visto che getterebbero un’altra luce sui tragici avvenimenti venezuelani di queste ultime settimane. 

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