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Kiev: faida tra i “nazisti di lotta” e “di governo”. Con lo zampino dell’Ue

E’ muro contro muro tra le bande paramilitari di estrema destra di ‘Settore Destro’ e la giunta golpista di Kiev, per le quali evidentemente le milizie neonaziste sono diventate una presenza ingombrante e destabilizzante da ridimensionare. La svolta c’è stata lunedì scorso, quando un gruppo di agenti delle unità speciali della polizia hanno tentato di arrestare il leader neonazista Alexandr Muzychko – secondo molte versioni assassinato però a freddo a Rivne, nell’ovest ucraino – scatenando una vera e propria guerra con i miliziani di Pravyi Sektor. 

Ieri sera circa 1500 sostenitori del movimento neonazista e ultranazionalista hanno manifestato a Kiev per chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno, il potente Arsen Avakov, giudicato probabilmente a ragione l’artefice della svolta all’interno dell’esecutivo ucraino. I miliziani hanno sventolato bandiere nere e rosse (quelle delle milizie ucraine che durante la seconda guerra mondiale collaborarono attivamente con le truppe naziste), sfilando fino alla sede della Verkhovna Rada, il parlamento, all’insegna dei loro consueti slogan bellicosi. Al loro arrivo di fronte alla Rada Suprema però i neonazisti hanno trovato altri estremisti di destra vicini al partito Svoboda e inquadrati nelle cosiddette ‘autodifese di Majdan’, mobilitati per impedire “provocazioni da parte dei miliziani di Settore Destro”. La tensione è salita quando circa 300 militanti estremisti, molti con il volto coperto e armati di mazze, hanno cominciato a far pressione sui cordoni dei difensori del Parlamento gridando ‘Rivoluzione’ ma poi è arrivato l’ordine di scioglimento da parte dei caporioni.

Teoricamente il leader della coalizione di gruppi paramilitari di estrema destra appena trasformato in partito politico, Dmitro Yarosh, è candidato alle prossime elezioni presidenziali del 25 maggio. Ma il movimento potrebbe essere addirittura messo al bando, secondo quanto hanno affermato alcuni dirigenti del partito di governo Patria, quello dell’ex premier Yulia Tymoshenko e del premier ad interim Arseny Yatsenyuk. Ieri Pravyi Sektor aveva annunciato nuove proteste per oggi, ma – secondo Interfax Ukraina – i vertici del gruppo hanno deciso di rinviare “l’assedio” all’assemblea, dopo l’annuncio della creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare, già oggi, sulla morte di Sashko il Bianco, come era stato ribattezzato Muzychko.

Insomma sono tempi duri per una parte dell’estrema destra ucraina, utilizzata come forza d’urto contro il governo Yanukovich e contro le forze di sicurezza ai tempi del golpe ed ora invisa al nuovo regime di Kiev. Non è un segreto che Stati Uniti e Unione Europea hanno appoggiato, finanziato e addestrato le milizie neonaziste allo scopo di utilizzarle per togliere di mezzo il governo del Partito delle Regioni e sostituirlo con uno più incline a favorire gli interessi occidentali, portando l’Ucraina all’interno dell’area di influenza di Bruxelles e della Nato. Sostegno iniziato alcuni anni fa, come dimostrano i documenti che provano l’addestramento nelle repubbliche baltiche di alcune decine di ultras ucraini da parte di istruttori della Nato, e amplificato nell’autunno del 2013, quando il presidente Yanukovich decise di non firmare il trattato di associazione con l’Ue e gli eventi vennero fatti precipitare dalle cancellerie occidentali, che spinsero la protesta di ‘EuroMajdan’ al muro contro muro con le autorità di Kiev dando protagonismo ai gruppi neonazisti fino a quel momento assai minoritari. Dalla confluenza di gruppi e bande di piccola entità nacque appunto Pravyi Sektor che nel giro di pochi mesi ha potuto contare sul reclutamento di parecchie migliaia di combattenti, mentre in alcuni casi i suoi dirigenti sono stati scelti dal nuovo esecutivo per guidare importanti settori nel campo dei servizi di sicurezza.
Naturalmente gli aiuti occidentali sono giunti massicciamente anche ai partiti della destra parlamentare, dai nazionalsocialisti di Svoboda ai liberal-nazionalisti di Udar e Patria. Ricorda Natalia Vetrenko, presidente del Partito Socialista Progressista dell’Ucrania, che quando nel dicembre dell’anno scorso la polizia perquisì la sede nazionale del partito Batkivshina – quello di Yulia Tymoshenko – trovò la bellezza di 17 milioni di dollari in contanti.
Ora che il grosso del ‘lavoro sporco’ è stato fatto l’intento del nuovo regime di Kiev è quello di togliere di mezzo, o almeno ridimensionare, l’influenza di gruppi paramilitari che rischiano di fare concorrenza all’estrema destra parlamentare anche sul piano elettorale e che comunque rappresentano un elemento di instabilità in un contesto già di per sé assai instabile.

In un articolo pubblicato su Spiegel Online nei giorni scorsi, si sottolinea uno stato di crescente preoccupazione da parte della Germania rispetto alla possibilità che in Ucraina possa esplodere una guerra civile causata dalle faide tra i fascisti presenti oggi nel governo di Kiev e quelli delle bande di Pravyi Sektor.

Nell’articolo si cita una fonte governativa di Berlino che dichiara come la posizione ufficiale del governo sia sempre più influenzata dall’analisi del think tank SWP – vicino al ministero degli esteri – secondo il quale gran parte del territorio dell’Est e del Sud dell’Ucraina non nutrono alcuna fiducia nella giunta golpista. L’analisi di SWP suggerisce come tutte le provocazioni recenti da parte del governo – abolizione del bilinguismo, progetti di messa fuori legge del Partito delle Regioni e di quello Comunista – hanno mandato un messaggio chiaro e ostile alle popolazioni delle regioni russofone del paese.

La logica conclusione dell’analisi di SWP, secondo la versione di Der Spiegel, è che il governo ucraino, definito un “conglomerato di pragmatici babbei, mezzi oligarchi e ultra-nazionalisti senza regole”, non può stabilizzare il paese. Il che evidentemente sta portando gli sponsor europei delle marionette che ora governano a Kiev a tentare di mettere un po’ di ordine nel paese in vista delle elezioni di fine maggio.
Ma dall’Ucraina continuano a venire segnali assai preoccupanti che indicano che la svolta a destra del paese non è affatto incidentale e momentanea. Nei giorni scorsi alcuni media hanno diffuso la notizia che il ministro dell’Educazione Serhiy Kvit, membro del partito neonazista Svoboda, ha deciso di finanziare e promuovere ventitré campi scuola estivi organizzati nell’Ucraina occidentale da vari gruppi paramilitari. Secondo il giornale polacco “Gazeta Wyborcza”, «nei campi si insegneranno le tattiche di guerriglia, l’autodifesa attraverso l’uso di armi da fuoco e da taglio e i “veri valori del popolo e della gioventù ucraina”».

I neonazisti di Svoboda non sono meno pericolosi e violenti di quelli di Settore Destro, solo più ubbidienti ai nuovi padroni di Kiev, e dopo aver obbligato il vecchio direttore della Tv pubblica ucraina a dimettersi – a suon di botte e minacce – ora il governo ha nominato alla guida dell’ente proprio un esponente del vecchio Partito Social-nazionale Ucraino. Da ora quindi il direttore generale dell’azienda televisiva statale (Ntcu) sarà Zurab Alassania, un giornalista vicino all’estrema destra ‘di governo’, in sostituzione di Alexandr Panteleimoniv. Alassania è direttore e fondatore della testata online MediaPort, di Kharkiv, nella russofona Ucraina orientale, e nella stessa città ha diretto la tv e la radio pubbliche durante la presidenza del filo-occidentale Viktor Iushenko (2005-2010). È inoltre tra i fondatori della tv online Hromadske che ha trasmesso in diretta la rivolta antigovernativa di piazza Indipendenza (Maidan Nezalezhnosti) a Kiev.

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