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Elezioni turche: il sultano si flette ma prosegue

Erdoğan vince, convincendo solo parzialmente, anche se stesso. O perlomeno così fa crede alla prima dichiarazione delle ore 21: “Si poteva fare meglio”. Cerca probabilmente di mascherare con un semi sorriso il superamento d’uno scoglio. Perché se gli va bene – e così ormai pare – l’Akp porta a casa un decoroso 47%. Se va male un 44% che è un calo di 6 punti di percentuale sul massimo risultato del partito: 49,83% ottenuto alle politiche di due anni or sono. Ma quella non era epoca di scandali (perlomeno conosciuti), di contestazioni (almeno non clamorose e di massa), non deflagravano lotte islamiche intestine e non era in atto il crescendo autoritario che l’ha reso nemico numero uno della democrazia, per un pezzo della Turchia. Come sempre lo sostiene l’Anatolia profonda che è la forza del suo blocco: il partito spopola a Konja (65%), Malatya (64,57%), Kayseri (59,68%), Sivas (58,12%). Si prende 48 province e anche le città simbolo:  Istanbul, dove Kadir Topbaş supera il repubblicano Mustafa Sarıgül (sebbene ci siano polemiche e contestazioni su molte schede), e la capitale Ankara con Melih Gökçek, lasciando solo Smirne al candidato del Chp: Aziz Kocaoğlu. 

I dati che leggete sono incompleti e passibili di ritocchi di percentuale. Scriviamo attorno a mezzanotte con oltre metà seggi scrutinati (139.000 su 194.499), ma la prima valutazione insiste su una tendenza che da ore si sta confermando. Il Chp resta il secondo partito (25,80%), incamera 15 province, registrando però una flessione notevole sulle velleità di far concorrenza elettorale allo strapotere del sultano. Né con le percentuali di voto, né con uomini carismatici il Cumhuriyet Halk Partisi riesce a scalzare il partito islamico; si vede tallonato dall’ultradestra nazionalista del Mhp che sale al 18,03% (aveva il 13% alle politiche del 2011) e conquista 8 province. Come efficacia va meglio il partito filo kurdo Bdp che ne ottiene ben nove, eleggendo a Diyarbakır (58.99%), Gültan Kışanak, una delle poche donne a guidare una città di medie dimensioni. A Gaziantep, l’Akp elegge Fatma Şahin. Il blocco kurdo regge benissimo, vince anche nelle aree di: Iğidir (44,56%), Batman (56.7%), Şırnak (60,75%), Van (49,86%), Siirt (49,28%), Hakkari (63,23%), Bitlis (45%), Mardin (54,30%). Dersim (42,84%) punte sino 98% a Silvan. L’unica defaillance a Bingol dove Barakazi dell’Akp surclassa Çakabay incamerando il doppio delle schede. Le ore che passano confermano la tendenza.

Ventitre minuti dopo la mezzanotte le agenzie battono questa perentoria dichiarazione di Erdoğan: “Settantasette milioni di persone dovrebbero sapere che la nuova Turchia oggi ha vinto”. Allegano una foto ancora più significativa: il premier porta sul palco a festeggiare anche il figlio Bilal, partecipe del discusso scandalo finanziario. La sua nuova Turchia rivendica tutto il passato consolidato, anche quello discusso e discutibile. 

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