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Mosca-Kiev: braccio di ferro e arresti incrociati

Il segretario di Stato nordamericano, John Kerry, ha accusato ieri Mosca “e i suoi agenti” di essere dietro le proteste che hanno portato negli ultimi mesi a manifestazioni e scontri nelle regioni orientali dell’Ucraina. Washington, ha detto Kerry, è disponibile a imporre nuove e più dure sanzioni alla Russia, anche nei settori energetico, minerario e bancario. Da parte sua il governo russo risponde accusando Stati Uniti, Nato e Unione Europea di avventurismo e irresponsabilità, perché il colpo di stato filoccidentale a Kiev di febbraio avrebbe messo a rischio la stabilità e l’unità del paese e ora rischierebbe di far esplodere una sanguinosa guerra civile.

Intanto a Donetsk, la maggiore città industriale dell’oriente ucraino russofono, ieri Vadim Chernikov ha annunciato la formazione di un “governo provvisorio della Repubblica del Donbass” dopo aver proclamato all’inizio della settimana l’indipendenza da Kiev e l’intenzione di convocare entro l’11 maggio un referendum sull’autonomia della regione e forse – ma non è ancora chiaro – sull’adesione della regione alla Federazione Russa. Cherniakov ha spiegato che la data del referendum e la formulazione delle domande che verranno poste ai cittadini chiamati al voto saranno decise insieme alle altre ‘Consulte Popolari’ che hanno preso il controllo della situazione a Kharkov e Lugansk, estromettendo le autorità centrali. 
Sarebbero invece stati rilasciati quasi tutti gli “ostaggi” trattenuti ieri dagli indipendentisti filo-russi a Lugansk, riferisce l’Sbu, l’intelligence di Kiev, sul suo sito internet, prospettando la conclusione pacifica di una vicenda dai tratti confusi, su cui da giorni circolano notizie contrastanti. I militanti che si oppongono alla giunta golpista di Kiev domenica sera hanno occupato la sede dei servizi di sicurezza nella città orientale e ieri avrebbero lasciato uscire dall’edificio prima 51 persone, poi altre cinque. Secondo informazioni allarmistiche circolate nei giorni scorsi, le milizie di autodifesa popolari avrebbero comunque minato alcuni edifici governativi nella città per impedire un blitz delle teste di cuoio inviate nella regione dal ministro degli interni ucraino Avakov, ma la circostanza non è stata al momento confermata.
Nei giorni scorsi la tensione era di nuovo salita in Crimea. I media avevano riportato la notizia che un ufficiale ucraino era stato ucciso in uno scontro tra militari russi e ucraini, all’interno di un dormitorio nella località di Novofedorovka. Secondo il Ministero della Difesa di Kiev durante una lite un ufficiale ucraino sarebbe stato ferito a morte con due proiettili al torace e alla testa da un sottufficiale russo, ed un altro ufficiale di Kiev sarebbe stato fermato da militari russi.
Secondo altre fonti ancora i soldati ucraini avrebbero attaccato una installazione militare nei pressi di Saki nei quali erano stanziati finché i soldati russi non ne hanno preso possesso alcune settimane fa sloggiandoli. Intorno alla mezzanotte di domenica una decina di militari ucraini (che teoricamente dovrebbero essere rientrati a Kiev) avrebbero attaccato un check point con pietre e bottiglie cercando entrando poi all’interno della residenza militare. All’arrivo della Polizia i militari ucraini, alcuni dei quali ubriachi, avrebbero fatto resistenza all’arresto e nel conflitto a fuoco uno di loro sarebbe rimasto ferito a morte. “Dopo esser stato ferito, un militare russo ha usato la sua arma contro il comandante dell’esercito ucraino Stanislav Karachevski”, ha detto il capo della polizia della Repubblica di Crimea.  

Sul fronte delle accuse incrociate tra Kiev e Mosca va registrata un’ondata di arresti nei rispettivi paesi. Alla fine della scorsa settimana la polizia dell’Ucraina ha arrestato 12 agenti dei reparti antisommossa della polizia, i disciolti Berkut, con l’accusa di essere i cecchini che durante gli scontri di piazza a Kiev del 18-20 febbraio scorso spararono sui dimostranti e sui poliziotti uccidendo alcune decine di persone per ordine del deposto presidente Yanukovich. Ma i nomi dei presunti cecchini non sono stati diffusi e non è neanche chiaro che alcuni ex poliziotti siano stati veramente fermati.
Invece è confermato che pochi giorni dopo le autorità di Mosca hanno ordinato l’arresto in territorio russo di 25 cittadini con passaporto ucraino sospettati di essere agenti provocatori agli ordini del governo di Kiev. Secondo le accuse gli arrestati, tra i quali alcuni esponenti del movimento paramilitare neonazista ‘Pravyi Sektor’, stavano preparando degli attentati in varie zone della Federazione Russa, comprese le città di Rostov e Volgograd, e nelle repubbliche di Calmucchia e Tatarstan. 

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