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“Emancipiamoci dall’euro”. Intervista a Joan Tafalla

Storico, militante antifranchista, tra i fondatori del Partito dei Comunisti di Catalogna, oggi animatore di Espai Marx e co-autore del recente libro “La Izquierda como problema”, Joan Tafalla è uno dei firmatari dell’appello spagnolo per l’uscita dall’euro e il recupero della sovranità economica, monetaria, cittadina.
Personalità politiche della sinistra come Julio Anguita, Pedro Montes, Manuel Monereo, intellettuali marxisti come Miguel Riera, Joaquim Miras e molti altri hanno sottoscritto un manifesto politico che chiede esplicitamente l’uscita della Spagna dall’euro. Una dichiarazione di rottura con l’Unione Europea che ancora la inquadra nella dimensione nazionale della soluzione, ma con la quale sta crescendo l’interlocuzione con la discussione qui in Italia su una nuova area economica alternativa euro mediterranea tra i paesi Pigs, quelli del Mediterraneo Sud e quelli dell’Europa orientale. Abbiamo rivolto alcune domande a Joan Tafalla che è stato ospite al forum euromediterraneo di Roma a novembre organizzato dalla Rete dei Comunisti. Tafalla è intervenuto con grande efficacia su tali questioni in una delle assemblee plenarie tenutesi al meeeting della rete Procès Costituent a Barcellona il 5 aprile scorso.

A che punto è in Spagna il dibattito sulla rottura e le alternative all’Unione Europea?

Non c’è ancora un dibattito pubblico su questo. Ma anche nella sinistra, dopo l’appello di Pedro Montes e Julio Anguita dentro Izquierda Unida non si è andati avanti. Anguita e Montes dentro IU guidano una componente che si chiama “Fronte Civico-Siamo maggioranza”. Nel giugno del 2013 ci fu una giornata nazionale di discussione ma senza giungere a conclusioni. In ottobre se ne è discusso nel congresso del Pce (Partito comunista spagnolo) ma la direzione ha agito affinchè non si votasse su questo perché a novembre c’era il congresso della Sinistra Europea. Il dibattito si sta sviluppando a margine di Izquierda Unida e Pce, che sono critici ma si guardano bene dal sostenere la rottura dell’Unione Europea e l’uscita dall’euro. Anche nei movimenti sociali ancora non c’è una discussione su questo.  A maggio, prima delle elezioni, a Valencia il Fronte Civico presenterà pubblicamente la sua posizione che è quella illustrata nell’appello.

Ma l’appello per l’uscita dall’euro e il recupero della sovranità ha avuto continuità? Ci sono state nuove adesioni oppure ripensamenti?

L’appello ha raccolto quasi mille adesioni in tutto lo Stato Spagnolo e no, non ci sono stati ripensamenti da parte dei firmatari. Adesso vedremo come andrà la discussione a Valencia. Noi ne abbiamo un’altra qui a Barcellona il prossimo fine settimana nel quadro del Forum Sociale della Catalogna.

Il dibattito sull’uscita dall’Unione Europea come si relaziona con le opzioni indipendentiste in Catalogna e Euskal Herria?

In Catalogna nessuna forza politica sostiene la proposta di rottura o di uscita dall’euro. Anche il Procès Costituent che ha discusso oggi di “riforma o rottura dell’Unione Europea”, non è arrivato a conclusioni. Ci sono invece forze politiche indipendentiste come la Cup (Candidature di Unità Popolare, che ha anche una rappresentanza parlamentare e locale in Catalogna, NdR)  che hanno una posizione più avanzata sostenendo che non c’è indipendenza per la Catalogna dentro l’Unione Europea. Ad esempio il partito della sinistra indipendentista basca “Bildu” non ha questa posizione. In Catalogna stiamo lavorando per creare una iniziativa che si chiama “Emancipem dall’euro”. Prevediamo un anno di lavoro e la prima uscita pubblica sarà qui al Forum Sociale.

La Marcha de la Dignidad dello scorso 22 marzo a Madrid (una gigantesca manifestazione contro la Troika, NdR) sta producendo continuità nei movimenti sociali contro l’austerità e la Troika?

Il 22 marzo c’erano in piazza a Madrid almeno un milione di persone. La Marcia nasce dai Campamentos de la Dignidad in Estremadura che la zona più povera dello stato. La Marcia è stata concepita e avviata da Manuel Canada che è un vecchio dirigente di Izquirda Unida ma che si è dedicato più ai movimenti sociali. Manuel si è coordinato con il Sat di Diego Canamero (Sindacato Andaluso dei Lavoratori, Ndr) e con il Frente Civico di Josè Coy in Andalusia. A Cordova, Siviglia, Estremadura ci sono movimenti che coniugano i temi del diritto alla casa, della disoccupazione, del reddito e che hanno avanzato una petizione di massa che chiede migliaia di posti di lavoro. E’ un movimento realmente di base.

Ma che differenza c’è tra questa Marcia della Dignità e la Marcia dei minatori delle Asturie dello scorso anno? Anche quella fu moltitudinaria e occupò Madrid con centinaia di migliaia di persone.

La differenza è che i minatori delle Asturie sono una comunità storica, compatta. Le Comisiones Obreras nascono proprio nelle Asturie nel 1934. C’era quindi una forte identità e un tema specifico relativo alla chiusura delle miniere e la perdita dei posti di lavoro. La Marcia del 22 marzo è stata più ampia e includente. Gli slogan erano semplici: “Pane, lavoro, casa”. L’iniziativa è cresciuta al di fuori delle direzioni dei sindacati (Comisiones Obreras, Ugt) o del Pce/Izquierda Unida. Diversamente i sindacati di base come Cgt o Sat si sono impegnati all’interno sin dall’inizio. Ci sono stati mesi di lavoro preparatorio e un coordinamento statale che ha avuto anche le sue obiettive difficoltà. Poi sono partite diverse colonne di manifestanti dall’Estremadura, dall’Andalusia, dalle Asturie, da Leon e dalla Catalogna dirette verso Madrid. E’ stata una iniziativa molto orizzontale che ha visto insieme le nuove e le vecchie generazioni. Il giorno dopo la Marcia, c’è stata a Madrid una assemblea di duemila persone. Tra le proposte emerse c’è quella di uno sciopero generale anche senza la convocazione da parte dei sindacati ufficiali.

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