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Grecia: nei Cie e nelle carceri la polizia tortura e uccide

Il movimento antirazzista ellenico KEERFA (Uniti contro il razzismo e la minaccia fascista) e la comunità pakistana greca hanno denunciato pubblicamente nei giorni scorsi che nel centro di detenzioni per immigrati del paese gli internati sono sottoposti a pestaggi quotidiani e addirittura a torture con l’utilizzo di elettrodi ed elettricità. 

Nel corso di una conferenza stampa realizzata ad Atene uno dei portavoce di KEERFA, Petros Konstantinu, e il presidente della comunità pakistana di Grecia, Javed Aslam, hanno chiesto la chiusura immediata di tutti i centri di detenzione per immigrati che hanno giustamente definito ‘campi di concentramento’.
A riprova delle torture inflitte dai sorveglianti agli immigrati Konstantinu e Aslam hanno denunciato il caso di un immigrato pakistano torturato con scariche elettriche quando si rifiuto di firmare un documento che ne prevedeva il ‘rimpatrio volontario’ nel suo paese di provenienza. I due hanno anche informato che ad un altro immigrato le torture inflitte dai carcerieri hanno causato danni permanenti ai genitali e che dopo le torture i responsabili del Cie gli hanno anche rifiutato la necessaria assistenza sanitaria. I due casi di tortura sono già stati regolarmente denunciati nei tribunali ellenici ma la ong KEERFA ha denunciato la assoluta mancanza di cooperazione da parte della Polizia nonostante che uno dei due immigrati torturati abbia anche identificato gli autori degli abusi. Secondo l’associazione i pestaggi all’interno dei centri di identificazione per immigrati sono all’ordine del giorno e numerose organizzazioni internazionali che si interessano della difesa dei diritti umani – Amnesty Internacional, Human Rights Watch tra le altre – hanno più volte chiesto al governo ellenico una “inchiesta approfondita”.

Non è l’unica denuncia che in questi giorni alcuni media greci hanno rilanciato a proposito delle violenze degli apparati dello stato ellenico – commissariato per altro dalla troika e dalle istituzioni dell’Ue – nei confronti degli immigrati.
Qualche giorno fa Ilia Kareli, un uomo di origine albanese detenuto da qualche tempo nel carcere ellenico di Malandrino ha ucciso a coltellate Ghiorgos Tsironis, un secondino della prigione. Per tutta risposta è stato trasferito nel carcere di Nigrita e dopo qualche giorno è stato trovato morto. L’inchiesta disposta dal Servizio Affari Interni della Polizia Greca ha rivelato – anche grazie alle immagini riprese dalle telecamere del penitenziario – che l’uomo è stato oggetto di una tremenda vendetta da parte delle guardie carcerarie. I video di sorveglianza rivelano che durante la notte dello scorso 27 marzo un gruppo di secondini preleva Kareli dalla sua cella, lo conduce nella cosiddetta ‘stanza dell’accoglienza’ e lo sottopone a un tremendo e lunghissimo pestaggio. Solo dopo quasi 3 ore le guardie carcerarie trascinano il detenuto, seminudo e sanguinante, nella sua cella, dove di lì a poco morirà.
Un caso isolato, secondo il governo e le autorità penitenziarie. Uno dei tanti casi di abusi nei confronti dei detenuti – giustificato dalla stampa come reazione, anche se eccessiva, contro un carcerato colpevole di aver ucciso un secondino – finito male e reso pubblico, rispondono altri.

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