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Il vice di Obama a Kiev, un’altra regione verso l’indipendenza

L’accordo raggiunto la scorsa settimana a Ginevra tra Russia, Usa, Ue e governo golpista e già violato domenica dai neonazisti di Settore Destro vicino a Slaviansk non sembra proprio destinata a reggere. Le autorità parallele create dalle comunità russofone delle regioni orientali ucraine e le loro milizie popolari non sembrano infatti avere nessuna intenzione di sgomberare gli edifici pubblici e le caserme occupate in ben 8 città ed anzi è notizia di oggi che i delegati dell’Assemblea Popolare di Lugansk hanno deciso ieri notte che anche nella loro regione si tenga, in contemporanea con il Donbass e altri territori, un referendum sul tipo di rapporto con Kiev.  Nella città, dove da giorni i dimostranti si sono impossessati della sede del Servizio Ucraino di Sicurezza (Sbu) il referendum si svolgerà in due fasi: nella prima, l’11 maggio, gli abitanti dovranno decidere se la regione mantiene o meno il proprio attuale status all’interno dello stato ucraino oppure se vuole aumentare la propria autonomia da Kiev. Nella seconda fase, che dovrebbe svolgersi il 18 maggio, si chiederà ai cittadini del territorio in questione se vogliono che la regione diventi indipendente o se desiderano che si converta in una parte integrante della Federazione Russa. Già ieri assemblee sono state convocate e realizzate sia a Lugansk sia in altre località minori della regione, durante le quali si sono discussi i termini del referendum e sono stati designati i delegati che poi hanno formato l’Assemblea Popolare.

Una sfida aperta e frontale al governo golpista di Kiev e che dimostra l’estrema debolezza delle nuove autorità golpiste che, del resto, ci mettono del loro per dimostrarsi una pedina di potenze straniere. Se pochi giorni fa in visita nella capitale ucraina era arrivato il capo della Cia, ieri ed oggi tocca al vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, andare a portare ordini ai leader ‘nazionalisti’ che si sono impossessati del potere. Il rappresentante della Casa Bianca ha invitato l’esecutivo ucraino a compiere ogni sforzo per mantenere ‘unito il paese’ ed ha portato in dote una cinquantina di milioni di euro di aiuti statunitensi, un contributo peraltro assai insufficiente rispetto alle enormi necessità di uno stato spaccato in due e dalle casse completamente vuote. Naturalmente tutti gli incontri tra le autorità di Kiev e Biden si sono svolti all’insegna degli strali e delle dure accuse nei confronti di Mosca, considerata la vera fautrice della divisione dell’Ucraina. “La Russia e le sue unità speciali terroriste che si trovanoin Ucraina evidentemente non rispetteranno gli accordi raggiunti a Ginevra” ha detto il vice di Obama mentre su internet le autorità di Washington diffondevano alcune foto che ritrarrebbero un presunto esponente delle forze speciali di Mosca; una suppostamente risalente al 2008 in Georgia e l’altra invece proveniente, sempre senza alcuna certezza, dalla località dell’oriente ucraino Kramatorsk. Proprio qui, secondo alcuni media, ieri sette miliziani prorussi avrebbero ‘sequestrato’ il locale capo della polizia rimasto fedele alla giunta di Kiev, Vitali Kolupái. L’ufficiale sarebbe poi stato condotto a Slaviansk. Gli USA e le autorità golpiste insistono sul fatto che nelle regioni russofone dell’Ucraina sarebbero presenti numerosi militari ed esponenti speciali delle forze di sicurezza russe – i cosiddetti ‘uomini in verde’ – anche se nei giorni scorsi i numerosi osservatori dell’Osce che hanno rastrellato le città in mano agli insorti non ne hanno trovati.
La Russia «ritiri le truppe dal confine ucraino» ha ribadito Joe Biden dopo l’incontro con il premier ucraino, Arseni Yatseniuk e il presidente ad interim Turchinov, tacendo sul fatto che Stati Uniti e Nato stanno ammassando una grande quantità di truppe e mezzi militari nelle Repubbliche Baltiche, in Polonia e nella stessa Ucraina, in un tentativo di accerchiamento militare che Mosca non può che controbattere. E poi il vicepresidente USA non ha mancato di minacciare l’imposizione di nuove sanzioni contro la Russia ed ha promesso di aiutare l’Ucraina a rafforzare la propria indipendenza economica attraverso la forniture di tecnologie – lo shale gas – made in USA.

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