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Nazisti, omofobi ma “tentati”. Il caso di Frazier Miller

L’ossessione omofobica dei nazifascisti nasconde spesso l’attrazione omosessuale repressa. Più spesso ancora negata. Persino quando è diventata esperienza reale.

Non c’è forse bisogno di risalire alle SA – i “creativi gaudenti” del nazismo che vennero poi spazzati via dalla rivali-sorelle SS nella “notte dei lunghi coltelli” – per affrontare il caso di Frazier Glenn Miller, sbrindellato ex leader del Ku Klux Klan arrestato a quasi 70 anni dopo aver ucciso – il 13 aprile scorso – tre persone di fede ebraica, dopo aver chiesto ad ognuna delle vittime se erano davvero ebrei. Ma la sua storia ci somiglia molto, anche se certi dettagli vengono fuori soltanto ora.

Alla fine degli anni ’80, infatti, quando ancora era un militante di mezz’età del vecchio “ordine” razzista bianco, il pessimo Miller era stato sorpreso in auto dalla polizia mentre si intratteneva in atteggiamenti inequivoci con un giovane nero, malamente vestito da donna. Arresto, piccola condanna, multa pecuniaria e silenzio profondo. I giornali non si sono occupati di lui fino a quando non ha spostato materialmente la sua attenzione omicida verso un altro gruppo superodiato dai suprematisti ariani: gli ebrei.

In prossimità del processo, qualcuno ha pensato bene di riportare alla luce quel lontano rapporto di polizia che getta una luce un po’ meno “eroica” e parecchio più manicomiale sul personaggio. Che sia un tentativo di fargli ridurre la pena? Sembra difficile, visto negli Stati Uniti si emanano pene di morte senza star troppo a sottilizzare sulla “capacità di intendere e volere” degli imputati (in questo caso si può dire tranquillamente del colpevole, visto che è stato catturato praticamente in flagranza di omicidio).

Tanto più che il derelitto Miller, al tempo delle sue eroiche prestazioni “automobilistiche”, aveva patteggiato la pena, accettando al tempo stesso di diventare un collaboratore dell’Fbi. In cambio, la sua fedina penale era stata “ripulita” dal più che imbarazzante arresto per “atti osceni in luogo pubblico” (o come si chiama questo reato negli Stati Uniti).

Nazista e spia… I “Carolina Dragons” – la filiale locale del KKK da lui fondata – erano davvero in mano a un omuncolo “tutto d’un pezzo”, privo di contraddizioni.

E viene in mente un pensiero parecchio malizioso guardando a quei giovincelli autonominatisi “maschi selvatici” che sono andati a denunciare e minacciare due professori romani per aver letto in classe brani di un romanzo, per così dire, “non conforme” alle loro idee professate ufficialmente…

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