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Venezuela: ucciso un agente della scorta di Maduro. Accuse all’estrema destra

Uno degli agenti addetti alla protezione del Presidente del Venezuela Nicolas Maduro, il tenente di 29 anni Marco Cortez, è morto a casa a causa di un agguato tesogli da alcuni sconosciuti mentre guidava un veicolo a Caracas. Secondo quanto comunicato dalla Procura, Cortez sarebbe stato raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco sparati da un’automobile che si è affiancata alla sua mentre percorreva un’autostrada urbana nella capitale venezuelana. Il tenente è stato ricoverato nell’ospedale militare di Caracas ma per lui non c’è stato nulla da fare.

Secondo la stampa locale – monopolizzata dall’oligarchia antibolivariana – Cortez sarebbe stato ucciso da dei malviventi che volevano rubargli l’automobile, ma le circostanze dell’omicidio lasciano pensare ad una dinamica differente. Cortez faceva parte da sei anni del servizio di scorta prima di Hugo Chavez e poi del nuovo presidente Maduro. Il suo omicidio è stato preceduto, la scorsa settimana, da quello di Eliécer Otaiza, un ex direttore dei servizi segreti che, ha accusato Nicolas Maduro, è stato vittima di un attentato organizzato da alcuni ex esponenti del regime precedente alla rivoluzione bolivariana e attualmente di base a Miami, negli Stati Uniti. L’ex direttore della disciolta Dirección de Servicios de Inteligencia y Prevención (Disip), diventata poi Servicio de Inteligencia (Sebin), è stato trovato lo scorso giovedì senza vita, colpito da quattro pallottole, nella capitale.

Intanto il governo ha denunciato che nel paese è in atto da mesi una cospirazione di estrema destra, finanziata e sostenuta dall’esterno del Venezuela a suon di finanziamenti e appoggio logistico. In particolare le accuse ricadono sugli ambienti reazionari colombiani capeggiati dall’ex presidente Alvaro Uribe e su quelli capitanati dall’ex presidente messicano Vicente Fox, naturalmente con la supervisione degli apparati statunitensi e con la partecipazione dei pezzi più oltranzisti dell’opposizione di destra venezuelana, quelli che fanno capo ai golpisti Maria Corina Machado e Leopoldo Lopez.

Una cospirazione che dall’inizio di febbraio è costata la vita a 41 persone – tra esponenti delle forze dell’ordine, funzionari pubblici, militanti della sinistra e manifestanti antigovernativi – e che ha l’obiettivo, accusa l’esecutivo di Caracas, di gettare il paese nel caos e convincere l’opinione pubblica a sostenere la ‘salida’, cioè le dimissioni del presidente eletto. L’inchiesta, i cui risultati sono stati presentati nei giorni scorsi, afferma che in carcere sono finite 197 persone mentre la procuratrice generale Luisa Ortega Diaz ha informato di aver aperto 142 pro­ce­di­menti giudiziari nei confronti di esponenti dell’opposizione di destra ma anche di agenti di polizia accusati di fare il gioco dell’oligarchia golpista.

L’inchiesta punta il dito su organizzazioni di estrema destra, o apertamente neonaziste, denominate Juven­tud Activa Vene­zuela Unida (Javu), Movi­miento 13 e Ope­ra­cion Liber­tad, protagonisti degli scontri di piazza con le forze dell’ordine e attivi negli assalti a sedi istituzionali o della sinistra. 

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