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Spagna: rimane in carcere il ‘Mandela basco’, altra ondata di arresti

Lunedì 5 Maggio il Tribunale Costituzionale di Madrid ha confermato la sua decisione di mantenere in carcere Arnaldo Otegi, l’ex portavoce di Batasuna (partito della sinistra indipendentista basca, illegalizzato nel 2003), e con lui gli altri militanti indipendentisti Rafa Díez (ex leader del sindacato Lab), Sonia Jacinto, Arkaitz Rodríguez e Miren Zabaleta reclusi tutti dal 2009 in seguito al processo del “caso Bateragune”. I processati erano accusati di aver tentato la ricostituzione di Batasuna, dopo la sua illegalizzazione, attraverso la formazione di un organismo stabile chiamato Bateragune. La sentenza dell’Audencia Nacional, arrivata nel 2011, condannava Otegi e Diez a dieci anni di carcere con l’accusa di “appartenenza all’organizzazione terrorista ETA con grado di dirigente” e condannava a otto anni gli altri imputati per “appartenenza a ETA”, mentre tre persone furono assolte.  Nel 2012 il tribunale supremo di Spagna rivede la sentenza dell’Audencia Nacional e abbassa la pena a sei anni e mezzo di reclusione per Otegi e Diez, per i quali non c’erano evidenze solide che permettessero di considerarli dirigenti ETA, e a sei anni per il resto dei militanti. 

La difesa degli accusati ha chiesto un “recursos de amparo”, un ricorso presentato all’organismo giudiziario competente in un processo ordinario quando un cittadino si sente violato nei suoi diritti fondamentali. La petizione è stata valutata oggi dall’alto tribunale spagnolo ed è stata respinta, così come lo era stata circa un anno fa. Diversi criteri sono stati utilizzati per giustificare la decisione: la gravità della pena, che è superiore ai cinque anni di prigione, e l’accusa, che è un’accusa di appartenenza a un’organizzazione terroristica. La difesa ha chiesto la scarcerazione di Otegi e degli altri poiché sono stati scontati già quattro anni di carcere quindi due terzi della pena di una sentenza ingiusta. La sentenza è sempre apparsa più di carattere politico che giuridico e va a colpire proprio chi ha lavorato per un cambio all’interno della sinistra indipendentista e per chi ha iniziato a mettere le basi di una strategia pacifica nel panorama politico di allora. 

Questa sentenza da sempre ha scosso la società basca che è indignata di fronte al muro innalzato dalla politica dei governi spagnoli. In seguito alla decisione del tribunale costituzionale un grido di protesta è arrivato anche dal governo basco che si aspettava “altri provvedimenti giuridici” e ora spera che la liberazione di Otegi avvenga quanto prima. Il partito Sortu (della sinistra indipendentista), di cui Otegi è segretario generale, ha dichiarato che le decisioni dei nemici della pace sono giuridicamente inspiegabili e ledono i diritti fondamentali che spettano ai condannati. Il PP e il PSOE cercano di distruggere il processo di pace messo in atto dalla sinistra indipendentista “perché temono che ci possiamo riprendere i diritti che ci corrispondono come popolo”. Sortu esige la libertà di tutti i condannati di questo processo e la fine del teatrino giuridico che si è costruito per condizionare il processo e chi lo ha condotto. 

Intanto è stato confermato che la polizia spagnola ha arrestato martedì nelle prime ore del pomeriggio due ragazzi minorenni a Iruña (Pamplona) in relazione alla grande manifestazione studentesca avvenuta lo scorso 27 Marzo nella quale si erano prodotti diversi scontri tra gli studenti e la polizia. Il corteo fu caricato quando migliaia di studenti scesero per le strade della città per esigere un proprio sistema educativo pubblico e per esprimere tutto il loro rifiuto contro la riforma dell’educazione “Lomce” del ministro Wert, una riforma antidemocratica ed elitaria.

Si accusano i ragazzi arrestati di aver partecipato ad un attacco al Burger King e alla sede di una banca. Con questi due nuovi arresti, la cifra totale dei detenuti per la giornata di protesta del 27 marzo arriva a 26, di cui 14 minorenni, dopo che lunedì erano stati arrestati altri quattro giovani accusati di presunti delitti definiti come disordini pubblici e attentati all’autorità. 

Le detenzioni hanno provocato la reazione dei giovani che nel pomeriggio sono tornati in piazza a Iruña, vicino alla sede del governo. Dopo circa 20 minuti la polizia ha disperso i ragazzi e ha arrestato altri cinque giovani ai quali è stata inflitta una multa perché la protesta è stata dichiarata illegale. La concentrazione è avvenuta in una zona pedonale e non ha intralciato il traffico, la selezione dei giovani arrestati è stata quindi casuale ma sembra che si siano scelti quelli che erano minorenni. Da quando Carmen Alba (PP) è delegata del governo navarro nessuna protesta di sinistra è autorizzata se non se ne comunica la convocazione con almeno dieci giorni di anticipo, di conseguenza diventano evidentemente illegali le concentrazioni di “urgenza”. 

Già sabato i giovani baschi si erano ritrovati a Bilbao scendendo in piazza per protestare contro la precarietà, l’insicurezza e l’instabilità cui è costretta la nostra generazione. La manifestazione è stata organizzata dopo solo un giorno dalle dimostrazioni del 1 maggio perché non si vuole restringere la lotta per il lavoro ad un unico giorno dell’anno ed il contesto attuale spinge all’esigenza di scendere in piazza  oggi, come ieri e anche domani.

Ernai, l’associazione giovanile sella sinistra indipendentista basca ha convocato la concentrazione al ponte di Deusto, qui, dove 30 anni fa, i giovani lavoratori protestavano contro la chiusura degli storici cantieri navali dell’Euskalduna e lottavano per il loro lavoro e per il loro futuro. La battaglia dell’Euskalduna negli anni ‘80 è stata oggi un modello che ha portato gli organizzatori a voler manifestare ripercorrendo gli stessi passi di allora, perché come ieri ci ritroviamo nella stessa situazione di oppressione. È dal 2007 che arriva la voce della crisi e da allora la situazione per i giovani non fa altro che peggiorare. Ma quello che pensiamo essere un eco che viene da lontano in realtà non è altro che il grande furto del nostro futuro che sta avvenendo proprio sotto ai nostri occhi.

Durante la concentrazione sotto il ponte di Deusto è intervenuto Emilio Urreta, rappresentate dei lavoratori dell’Euskalduna, che ha incoraggiato i giovani a continuare la loro lotta ricordando che all’epoca migliaia di giovani avevano perso il proprio lavoro e che il PNV, in accordo col PSOE, aveva preferito un sistema lavoro precario investendo in grandi spazi commerciali e nel turismo. Il primo atto di questo pomeriggio di lotta si è concluso con le parole della portavoce di Ernai, Irati Sienra, che dichiara “per precarietà intendiamo la mancanza di sicurezza e di stabilità in ogni ambito della nostra vita. Con precarietà ci riferiamo all’incapacità di disporre dei mezzi necessari per poterci sviluppare degnamente come persone. La precarietà è un corto circuito nel nostro progetto di vita e non è solo qualcosa di congiunturale ma è strutturale: il sistema capitalista è precarietà.” Per ricordare e omaggiare le lotte dell’Euskalduna è stata poi affissa una placca e la manifestazione è poi proseguita lungo la Gran Via.

Durante il percorso ci sono state diverse iniziative di protesta: davanti alla sede del PP sono stati liberati palloncini rossi e gialli, sono stati messinscena balletti tra giovani che portavano maschere di Rajoy e Ortuza (presidente del palazzo Euskalduna costruito sulle macerie dei cantieri navali) ed infine si è gettato del letame davanti alle sedi belle banche seguite dalla scritta “chi semina miseria raccoglie merda”. Qualche breve momento di tensione con la polizia basca si è verificato a metà percorso, ma il corteo si è abbassato a terra e ha occupato la gran via per una decina di minuti gridando la propia rabbia. La manifestazione si è poi conclusa in piazza Arriaga nel tardo pomeriggio.

Si chiude così un pomeriggio di lotta di una gioventù che prende esempio dagli operai degli anni 80, che scende in piazza un giorno dopo il primo di maggio, una gioventù che non si stanca e che vuole ritornare ad essere l’epicentro della società. Nel 2012 circa 22.300 giovani baschi sono emigrati da Euskal Herria e altri giovani che rimangono non riescono ad emanciparsi dalla famiglia, queste sono le conseguenze dirette della precarietà, che ci avvicinano sempre più a valori di competitività ed individualismo. Mentre oggi si vuole pensare il mondo in un altra forma per riprendersi il proprio futuro. NOI RESTIAMO.

* Da Bilbao

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