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Centomila studenti in piazza sfidano il governo di centrosinistra. Scontri a Santiago

La notizia risale a giovedì scorso, quando molte decine di migliaia di studenti e di studentesse sono scesi per l’ennesima volta in piazza a Santiago del Cile per chiedere la fine del sistema d’istruzione varato durante la dittatura fascista di Pinochet e mai realmente riformato dai governi della ‘concertaciòn’ di centrosinistra e tantomeno, naturalmente, dal governo reazionario dell’imprenditore pinochetista Sebastian Pinera. Gli studenti hanno voluto marciare nella capitale per ricordare alla presidente socialista Michelle Bachelet, a capo di un esecutivo di centrosinistra, le sue promesse sulla fine di un sistema d’istruzione accessibile solo alle classi più ricche e che costringe ad indebitarsi a vita decine di migliaia di giovani e le loro rispettive famiglie. A convocare il corteo sono stati i diversi movimenti degli studenti universitari e delle scuole superiori, con la partecipazione di ex leader studenteschi – poi eletti in parlamento nella sinistra e nel Partito Comunista – come Gabriel Boric, Camila Vallejo e Karol Cariola. Ma l’atteggiamento dei manifestanti non è stato affatto indulgente nei confronti della nuova maggioranza di governo in carica da circa due mesi. Di seguito la cronaca del sito La Haine.

Giovedì, circa 100.000 persone hanno manifestato contro la mancanza di risposte da parte del governo. “La lotta è contro lo stato oppressore, contro il capitalismo. Continueremo a resistere”.
Alle 10.00 della mattina i primi manifestanti hanno cominciato ad arrivare a Piazza Italia. L’amministrazione comunale, nel tentativo di ridurre il previsto impatto del corteo, ha limitato il percorso solo alla carreggiata sud dell’Alameda, e la manifestazione di è concluso alle 13.30, sul palco montato nel parco Almagro.

E’ stato importante che la mobilitazione passasse di fronte al Palazzo del Governo, per ricordare alla presidente “progressista” che deve mostrare fatti, e non solo parole. Due anni fa, il governo di Piñera si oppose facendo accerchiare il luogo e reprimendo i manifestanti. La Bachelet non si è tirata indietro, e anche lei ha mandato i poliziotti a reprimere.

“Dobbiamo essere protagonisti. Dobbiamo continuare a scendere in strada. Insieme, noi, tutti i cileni, tutte le comunità e il popolo mapuche, andiamo a rivendicare questo, andiamo a costruire l’istruzione che vogliamo. L’unica cosa che rifiutiamo è di rimanere fermi”, ha detto una portavoce degli organizzatori.

Martedì, il ministro della giustizia José Antonio Gómez si era rifiutato di negoziare alcune soluzioni alle richieste presentate dai comuneros Mapuche, che avevano l’obiettivo di ottenere l’indulto umanitario per il peñi José Mariano Llanca Tori –che soffre di un cancro terminale–, il trasferimento di Luis Marileo, Leonardo Quijón e Cristian Levinao al centro di studi e lavoro, e la revisione delle cause di tutti i casi che coinvolgono i prigionieri mapuche. Anche Fredy Marileo, portavoce dei comuneros, è stato sul palco del corteo per fare un appello a collaborare con la causa.
“Il governo si sta negando a tutte le richieste del popolo mapuche e di tutti i movimenti sociali. La lotta è contro lo stato oppressore, contro il capitalismo. Continueremo a resistere e la nostra lotta sarà fino alle ultime conseguenze”, ha affermato Fredy.

Melissa Sepúlveda, presidente della Federazione degli Studenti dell’Università del Cile, ha ribadito l’importanza di scendere in strada e di costruire l’educazione insieme, oltre all’inefficacia che ha avuto il governo nella soluzione del problema. “I termini sono scaduti, la riforma educativa è chiesta con urgenza da 8 anni. I protagonisti sono il popolo del Cile, coloro che vogliono una nuova educazione, non la nuova maggioranza e il governo”, ha affermato.

Fino a quel momento la manifestazione era andata avanti in maniera tranquilla. I giovani ballavano e la musica si poteva ascoltare a vari isolati di distanza dal palco. Il comportamento si è mantenuto esemplare fino a che il corteo ha cominciato ad essere diluito e spezzettato dalle azioni dei Carabinieri.

Gli idranti hanno circondato il quadrante tra le strade Santa Isabel, San Ignacio e Lord Cochrane, obbligando i partecipanti a dirigersi verso l’Alameda. I manifestanti hanno opposto resistenza lanciando pietre ed erigendo barricate per fermare l’avanzata degli agenti.

All’angolo della Santa Isabel con la San Ignacio, i carabinieri colpivano i manifestanti e non lasciavano passare i partecipanti che volevano andare verso il settore sud della città. Uno studente secondario di 16 anni è finito con il naso rotto dopo aver ricevuto un colpo da parte di un poliziotto quando cercava di fuggire alle cariche.
Il fumo dei lacrimogeni ha contaminato tutto il luogo. Le grate installate dal Comune per intruppare come bestiame i manifestanti sono finite sulla strada, per essere utilizzate come barricate dai manifestanti.

Giungendo nuovamente all’Alameda, sempre inseguiti dalla brutalità della polizia, i manifestanti sono tornati a realizzare delle barricate per tentare di fermare l’avanzata dei carabinieri. Rapidamente i blindati dei carabinieri sono arrivati per lanciare getti d’acqua ad alta pressione che travolgevano le grate come se fossero di carta. Alla fine i giovani sono riusciti a scappare.

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