Menu

Ricordare la Nakba dei palestinesi. Anche in Italia

In Israele è proibito per legge celebrarla. Tra i palestinesi è l’inizio della “catastrofe”. La Nakba che si ricorda ogni anno il 15 maggio, indica la pulizia etnica che le truppe e le milizie coloniali israeliane effettuarono contro la popolazione palestinese nel 1948 cacciandoli a migliaia dalle terre che le Nazioni Unite gli aveva assegnato dopo la partizione in “due Stati”. Uno è nato (Israele), l’altro è ancora negato e ridotto ad un territorio reso un colabrodo dalle colonie (Cisgiordania) e ad una prigione a cielo aperto (Gaza).

La seccatura palestinese, che in molti vorrebbero rimossa dall’agenda politica, anche nel nostro paese è invece riuscita a tornare al centro di una giornata di mobilitazione nazionale che vedrà in venti città italiane varie iniziative sulla Nakba tra giovedi, venerdi e sabato. Uno scorno per l’ambasciata israeliana che pensava di aver chiuso la partita e zittito il movimento di solidarietà con il popolo palestinese.

Giovedi 15 maggio sono stati convocati sit in, presidi, assemblee e dibattiti pubblici per ricordare la Nakba a Bologna, Genova,Milano, Monza, Cagliari, Reggio Calabria, Firenze, Salerno, Brescia, Palermo, Vicenza, Messina, Mantova. Venerdi 16 maggio toccherà invece a Roma e Modena. Sabato 17 maggio ancora a Roma, Milano, Viareggio e ancora Firenze. Un calendario dettagliato è su: www.forumpalestina.org

(nella foto il villaggio palestinese di Kufr Bi’rem distrutto dagli israeliani nella Nakba del 1948)

Qui sotto il manifesto stampato per la giornata di mobilitazione nazionale in Italia sulla Nakba


Qui di seguito una corrispondenza sulla Nakba di Michele Giorgio su Il manifesto di oggi

«iNakba», la banca della memoria

Palestina. L’Ong israeliana Zochrot crea l’archivio interattivo. Per non dimenticare il 14-15 maggio di 66 anni fa, la cacciata e i 678 centri arabi distrutti con la nascita di Israele. Per il diritto al ritorno dei profughi.

di Michele Giorgio

È cono­sciuta come la “Legge della Nakba”. Vieta che si svol­gano com­me­mo­ra­zioni nell’anniversario della fon­da­zione di Israele. In sostanza un cit­ta­dino arabo pale­sti­nese non ha il diritto di ricor­dare la tra­ge­dia del suo popolo. Con ogni pro­ba­bi­lità è un caso unico al mondo, non rie­sco ad imma­gi­nare l’approvazione di una legge volta a vie­tare che il 4 luglio i Nativi ame­ri­cani pos­sano ricor­dare com­me­mo­rare ciò che per loro ha signi­fi­cato la nascita e lo svi­luppo degli Stati Uniti». Eitan Bron­stein cerca di essere chiaro men­tre spiega la Nakba (Cata­strofe) pale­sti­nese e come è vista e vis­suta dagli israe­liani. Davanti a lui ci sono una tren­tina di tede­schi, in mag­gio­ranza per­sone di mezza età, che da alcuni giorni girano tra Israele e Ter­ri­tori pale­sti­nesi occu­pati facendo incon­tri con espo­nenti della società civile, atti­vi­sti, rap­pre­sen­tanti poli­tici. Il mee­ting è a Tel Aviv, nella sede dell’associazione israe­liana Zochrot (Ricor­dando, in ebraico). «In que­sti giorni — aggiunge Bron­stein — men­tre il paese cele­bra la rea­liz­za­zione del pro­getto sio­ni­sta nel 1948, noi di Zochrot mostriamo l’altro lato della meda­glia: l’espulsione, l’esodo e la spo­lia­zione che i pale­sti­nesi hanno subìto e che chia­mano la Cata­strofe, Nakba. Molti israe­liani pen­sano che que­sta parola sia stata scelta dagli arabi per indi­care la nascita di Israele, ma non è così. Que­sta parola descrive la cata­strofe che si è rea­liz­zata in un arco di tempo a danno di un intero popolo».

Non sarà un’attività «eroica» quella dei mem­bri dell’associazione Zochrot, in pre­va­lenza israe­liani ebrei, ma certo non è facile andar­sene in giro a pro­muo­vere la com­pren­sione della Nakba pale­sti­nese, a rife­rire la nar­ra­zione araba del 1948, a rac­con­tare l’«altra sto­ria», in un paese dove gran parte della popo­la­zione si pro­clama arden­ta­mente sio­ni­sta e dove il nazio­na­li­smo più sfre­nato sfo­cia in una cre­scente rap­pre­sen­ta­zione alla Knes­set, mani­fe­stan­dosi non poche volte con leggi e prov­ve­di­menti che col­pi­scono la mino­ranza pale­sti­nese. Non è sem­plice «edu­care» gli ebrei israe­liani a una sto­ria che è stata oscu­rata e che, con raris­sime ecce­zioni, non è stu­diata nelle scuole. «Le auto­rità – pro­se­gue Bron­stein — affer­mano che tutto ciò che mira a con­ser­vare la memo­ria della Nakba è con­tro l’esistenza di Israele. Noi invece pen­siamo che un israe­liano ebreo di ogni età abbia il dovere e il diritto di sapere che 678 vil­laggi, cit­ta­dine, loca­lità arabe sono state distrutte, can­cel­late, nasco­ste con fore­ste e par­chi nazio­nali, e che nel 1948 750 mila pale­sti­nesi sono stati costretti all’esilio in gran parte dei casi non a causa della guerra e dei com­bat­ti­menti ma per­chè furono espulsi». Non meno impor­tante, con­clude Bron­stein, «è far sapere che una legge appro­vata pochi anni dopo la crea­zione di Israele, nota come dei “Presenti-Assenti”, ha auto­riz­zato in via uffi­ciale la con­fi­sca di gran parte delle pro­prietà arabe».

Ses­san­ta­sei anni dopo la nascita di Israele e la Nakba pale­sti­nese, Zochrot gra­zie anche alle nuove tec­no­lo­gie di comu­ni­ca­zione, lan­cia un pro­getto che vuole a rag­giun­gere ogni angolo del pia­neta. Si tratta di «iNa­kba» una app per smart­phone che con­sen­tirà agli utenti di indi­vi­duare ogni vil­lag­gio arabo abban­do­nato o distrutto durante la guerra del 1948 su una mappa inte­rat­tiva e di poterne cono­scere la sto­ria. Allo stesso tempo gli utenti potranno aggiun­gere foto, com­menti e infor­ma­zioni con­tri­buendo alla banca dati più tec­no­lo­gica ed inno­va­tiva sulla Nakba. Una app che potranno usare anche i pro­fu­ghi — che potranno avere infor­ma­zioni sul pas­sato e il pre­senre delle loca­lità da dove pro­ven­gono — e ai quali Zochrot rico­no­sce il pieno diritto di tor­nare nella loro terra d’origine, con­tro la posi­zione uffi­ciale di Israele che esclude cate­go­ri­ca­mente di poter dare attua­zione al «diritto al ritorno» per i pale­sti­nesi san­cito dalla riso­lu­zione 194 dell’Onu.

«Ci sono un sacco di orga­niz­za­zioni israe­liane impe­gnate a denun­ciare l’occupazione (dei Ter­ri­tori pale­sti­nesi 1967, ndr) ma la nostra è l’unica che si occupa del 1948», dice Liat Rosen­berg, che dirige Zochrot. «Siamo con­sa­pe­voli che la nostra influenza è limi­tata ma sap­piamo anche che oggi ogni israe­liano cono­sce la parola Nakba. È entrata nella lin­gua ebraica e que­sto è un passo in avanti». In que­sti giorni Rosen­berg e i suoi col­le­ghi ten­gono corsi e pre­pa­rano mate­riale sto­rico a dispo­si­zione degli inse­gnanti più sen­si­bili al tema, in modo da aggi­rare i ten­ta­tivi di ban­dire qual­siasi tipo di com­me­mo­ra­zione della Nakba. Tut­ta­via l’attività prin­ci­pale sul ter­reno di Zochrot restano le visite gui­date in Israele e a Geru­sa­lemme per tutti coloro che sono inte­res­sati a ritro­vare le tracce dei cen­tri pale­sti­nesi «scom­parsi» dalla mappe uffi­ciali o rie­mersi come vil­laggi israe­liani. Il tour più par­te­ci­pato è nei din­torni di Ein Kerem (Geru­sa­lemme). Abban­do­nato dagli abi­tanti a causa della guerra nel 1948 — è vicino a Deir Yas­sin, il vil­lag­gio pale­sti­nese dove è avve­nuto il mas­sa­cro più noto di quel periodo – Ein Kerem ospita chiese, una moschea e belle case in pie­tra. Dopo la guerra, i suoi primi abi­tanti furono poveri immi­grati ebrei maroc­chini, sosti­tuiti a par­tire dagli anni 70 da fami­glie ric­che. Oggi è uno dei quar­tieri più chic di Geru­sa­lemme Ovest. Un destino simile a quello di altre aree della parte ebraica della città e che prima del 1948 erano abi­tate da fami­glie pale­sti­nesi alle quali sono state con­fi­scate case e pro­prietà. E tour sono orga­niz­zati anche a Tel Aviv, dove tra grat­ta­cieli e costru­zioni moderne, spun­tano i resti di quelli che un tempo erano cen­tri arabi.
Domani 15 mag­gio, la mino­ranza pale­sti­nese in Israele e i pale­sti­nesi nei Ter­ri­tori occu­pati mani­fe­sterà per com­me­mo­rare la Nakba.Oltre 10mila per­sone lo hanno già fatto, venerdì a Lubya (Tiberiade).

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *