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E adesso “larghe intese” europee?

Prime valutazioni sui risultati nei paesi del nucleo centrale dell’Unione Europea. Secondo un resoconto ufficiale, tra i paesi aderenti all’Unione Europea, alle elezioni ha partecipato il 43%  degli aventi diritto al voto, con il picco in Belgio (90%), seguito dall’Italia (58,5%) e i più bassi nella Repubblica Ceca (17%) e Slovacchia (13%). E’ la prima volta che si verifica una stabilizzazione della partecipazione al voto nelle europee dal 1979, quando la media fu del 63%, una partecipazione che da allora è sempre calata.

Sulla base dei risultati nel Parlamento di Strasburgo risulta in testa il Partito Popolare Europeo con 212 seggi (28,2%), seguito dal Partito Socialista Europeo con 186 (24,7%), dai Liberali con 70 (9, 3%), dai Verdi con 55 seggi (7,3%). Il gruppo del Gue (Sinistra unita europea) al quale aderisce la lista Tsipras avrà 43 seggi (5,73%). Le forze che sono state variamente definite come euroscettiche o contrarie all’Unione Europea, in parte confluiranno nel Gruppo Europa della libertà e della democrazia di cui fa parte l’Ukip britannico Nigel Farage, diventato il primo partito nel Regno Unito con 36 seggi (4,7%). Nel gruppo dei “non iscritti” che conta 38 seggi (5%) l’Europarlamento inserisce il Front National di Marine Le Pen che ha travolto socialisti e Ump diventando il primo partito in Francia, la Lega, i partiti di destra austriaco Fpo e olandese Pvv di Geert Wilders. Infine ci sono gli “Altri” cioè i partiti non rappresentati nella legislatura precedente come Movimento 5 Stelle, gli anti-euro di Alleanza per la Germania, i neonazisti greci di Alba Dorata, complessivamente hanno 67 seggi (8,9% a livello europeo) ma sono in ordine sparso.

Stando così le cose, l’ipotesi più credibile è che il modello delle larghe intese e della “Grosse Koalition” si imporrà anche a livello di Parlamento europeo tra Popolari e Socialisti (per quanto, bisogna ricordare, i singoli “ministri” – i commissari – vengono nominati dai governi nazionali; due dai paesi grandi, uno solo da quelli più piccoli)). Un modello già in corso in Germania e in Italia. Del resto tra conservatori e socialisti non sono emerse contraddizioni strategiche e politiche sulle misure di austerità imposte dalla Troika, soprattutto nei paesi Pigs.

Nei paesi del nucleo centrale dell’Unione Europea la sinistra e la destra ottengono i seguenti risultati: in Francia il Front de Gauche ha il 6,3% e il Front National il 24,9%, il Partito Socialista di Hollande ha ottenuto un risultato “berlusconiano” perdendo quasi venti punti.. In Germania la Linke ottiene il 7,4%, pedinata da Alternativa per la Germania contro l’euro al 7%. Mandano un deputato a Strasburgo anche il Partito Pirata, il Partito della Satira e i neonazisti del Npd. In Belgio si segnala il risultato dei comunisti del PTB (Partito dei Lavoratori del Belgio) che hanno ottenuto tre seggi al Parlamento Federale mentre ancora non sono noti i risultati per le europee perché il voto elettronico a Bruxelles sembra abbia dato forfait.

La Gran Bretagna, dove l’Ukip ha vinto sia nelle elezioni europee che amministrative, a scapito soprattutto della coalizione di governo tra conservatori e liberaldemocratici, sembra destinata ad allargare il Canale della Manica che la separa dall’Europa continentale e restringere l’Oceano Atlantico che la separa dagli Stati Uniti.

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