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Subcomandante Galeano, morte e resurrezione. Il reportage

La morte di Marcos e la nascita del Subcomandante Insurgente Galeano, la presenza dell’Ezln a La Realidad e i primi risultati delle indagini sull’omicidio di Jose Luis Solis Lopez, nonché il ruolo centrale avuto dai media liberi nel raccontare le importanti giornate che si stanno vivendo in terra zapatista. Sono questi gli elementi piú significativi dell’evento tenutosi il 24 maggio nello storico Caracol I de La Realidad per rendere omaggio a Galeano, il Votan brutalmente ucciso il due maggio scorso durante l’ennesima aggressione paramilitare ai danni delle comunitá ribelli.

All’iniziativa, lanciata con il comunicato Frammenti de La Realidad, hanno partecipato 4 mila persone, composte da 3 mila uomini e donne appartenenti alla guerriglia e alle basi d’appoggio insieme a un migliaio tra aderenti alla Sexta, membri del Congreso Nacional Indigena e reporter militanti – gli unici ammessi a partecipare – giunti a La Realidad con diverse carovane solidali provenienti dal Messico e da altri paesi del mondo.

Tutti e tutte si sono stretti intorno alla famiglia e alla comunità colpite dalle violenze ricordando la figura del maestro e sergente Galeano, cui gli zapatisti hanno reso omaggio con una cerimonia che ha rappresentato una risposta forte e determinata all’accerchiamento mililtare, politico e mediatico che si sta cercando di costruire intorno ai territori autonomi.


Iniziata attorno a mezzogiorno con il saluto della Comandancia General, la cerimonia é stata ricca di momenti emotivi e simbolismi – dolore, rabbia e indignazione ma anche determinazione, ironia e senso dell’umorismo come tipico dello guerriglia chiapaneca. A cominciare dallo schieramento dei guerriglieri, che hanno formato un cordone tutt’attorno le basi d’appoggio, mettendo cosí in evidenza il fatto che l’esercito ribelle torna in primo piano ed é pronto a resistere insieme alla comunitá.

Oltre a passamontagna e pallacate, gli insorgenti portavano tutti una benda sull’occhio destro per ribadire da che punto di vista guardano il mondo, un fiocco rosa sul petto ed uno nero, in segno di lutto, sulla spalla sinistra. Il Sup Marcos, poi, armato di machete e non del consueto R-15, indossava un guanto su cui, con un chiaro riferimento alla morte, era disegnato lo scheletro di una mano, con il quale, il dito medio alzato, ha inviato un saluto a quanti lo davano in fin di vita.

OMENAJE GALEANO ii

Dopo gli interventi dei comandanti Tacho e Moisés, i presenti hanno dato l’ultimo saluto a Galeano dando vita ad un altro atto altamente simbolico: in fila indiana, hanno infatti visitato la tomba del Votan, circondata da ghirlande, candele e da un gruppo di zapatisti con il pugno sinistro alzato, e, uno per volta, hanno depositato su di essa una pietra, simbolo della resistenza.

Nel suo discorso, il Subcomandante Moisés ha spiegato innanzitutto come la presenza dell’EZLN all’interno della comunitá sia un fatto eccezionale, determinato dall’esplicita richiesta da parte della Giunta del Buon Governo Hacia la Esperanza di fare giustizia rispetto all’omicidio.

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 In seguito, é entrato nel merito dei risultati delle indagini svolte nelle ultime settimane, le quali hanno confermato l’esistenza di un piano che va molto al di lá di quelle che vengono dipinte da mass-media, governo e polizia come occasionali scaramucce intracomunitarie, e che ha lo scopo di far fuori l’esperimento di autogoverno indigeno “per beneficiare i grandi impresari.”

I mandanti diretti delle violenze sono stati individuati dagli zapatisti nella segretaria del Partido de Acción Nacional de Las Margaritas, Florinda Santis, e nel commissario per la Pace in Chiapas, Luis H. Alvares. La Cioac-H (Central Independiente Obrera Agricola Campesina-Historica), invece, é stata l’organizzazione che ha concretamente portato avanti l’assalto, in cambio di armi, denaro e dei fondi di Oportunidades, uno dei programmi sociali del governo federale, che sono parte integrante della strategia controinsorgente, in quanto funzionali alla creazione di clientele utililzzabili in funzione antizapatista.

D’altra parte, come giá denunciato nella lettera-comunicato Il Dolore e la Rabbia, viene confermato il coinvolgimento del governo statale, guidato dal verde Manuel Velasco, che viene indicato, insieme al presidente Peña Nieto, del Partido Revolucionario Istitucional, come responsabile politico della guerra sporca ai danni delle comunitá zapatiste e filozapatiste. In pratica, vengono chiamati in causa i tre livelli di governo e, considerando che la Cioac-H é legata al Partido de la Revolución Democratica, quasi tutti i partiti messicani.

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Per Moisés, tuttavia, non é solo il “malgoverno” ad essere responsabile della strategia controinsorgente e del suo intensificarsi. Lo stato, infatti, lavora per gli interessi del “malsistema”, cioé del capitalismo, che rappresenta il “vero nemico dell’EZLN” e delle comunitá zapatiste, le quali sono un obiettivo militare non solo perché stanno costruendo un sistema alternativo a quello fondato sulla logica del profitto, ma anche perché la sconfitta del loro progetto lascerebbe campo libero all’assalto di capitali nazionali ed internazionali, per i quali il governo di Peña Nieto sta preparando il terreno con le cosidette riforme strutturali.

É contro il capitalismo, ha continuato Moisés, che bisogna dirigere la rabbia provocata dall’infame omicidio di Galeano. Per il compagno ucciso va cercata “giustizia e non vendetta” rifiutando la provocazione di governo e paramilitari, che punta a far precipitare la crisi attraverso una strategia della tensione molto simile quella messa in atto nella fase precedente la strage di Acteal del 21 dicembre ’97, nel corso della quale 45 indigeni tzotzil, fra cui anziani, donne e bambini, furono brutalmente uccisi. Il massacro fu il culmine di una campagna di aggressioni e provocazioni che procedeva da tempo e che non era molto diversa da quella che si sta verificando negli ultimi anni.

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A chiusura dell’evento sono state pronunciate le “ultime parole pubbliche” del Subcomandante Insurgente Marcos. Dopo aver ripercorso la ventennale storia della ribellione zapatista a partire dalla scelta collettiva di costruire vita e autonomia nel bel mezzo di una guerra, sottolineando gli enormi passi avanti fatti in termini di conquiste sociali e di costruzione dell’autogoverno, il Sub ha rivelato che sarebbe stata la sua ultima apparizione dichiarando di non essere stato altro che “un pupazzo”, “un trucco di magia terribile e meravigliosa” inventato dalla “saggezza indigena” per sfidare “la modernitá in uno de suoi bastioni: i mezzi di comunicazione.”

Il Subcomandante Marcos era, in altri termini, un “media non libero”, un mezzo di comunicazione con cui i ribelli interagivano con il resto della realtá messicana, prima, e del mondo, poi. Era il modo con cui gli zapatisti hanno cercato di superare l’invisibilitá a cui li condannava lo sguardo del resto della societá. Quest’ultimo, infatti, nei giorni successivi al Levantamiento, si era concentrato “sull’unico meticcio” presente, escludendo gli indigeni che rappresentavano la stragrande invece maggiornaza degli insorti e che per molto tempo furono considerati come mera massa di manovra. Domande quali: “chi si nasconde dietro gli zapatisti?”, oppure, “quali interessi servono gli indios?” erano all’ordine del giorno (e lo sono ancora a livello mass-mediatico, e perfino a sinistra, soprattutto da quando gli zapatisti hanno negato il sostegno al candidato di centrosinistra Lopez Obrador).

Vedono solo quanto sono piccoli, creiamo qualcuno piccolo come loro affinché lo vedano ed attraverso lui vedano noi”. Nasce da questa esigenza collettiva il personaggio di Marcos, “il pupazzo” dietro il quale stavano le comunitá ribelli che nessuno voleva vedere. Non leader, dunque, ma semplice funzione. Qualcosa che “serve al collettivo o non serve”, per dirla con le sue stesse parole. La funzione é venuta meno da quando le comunitá non hanno piú bisogno di mediatori per spiegarsi e raccontarsi. É per questo che Marcos muore, per quanto possa morire qualcosa che non é mai propriamente esistito, perché non é piú necessario al collettivo.

La scomparsa del Sub sancisce simbolicamente un passaggio importante che tuttavia era giá stato messo in atto da tempo. I maya ribelli lo avevano comunicato con le marce silenziose con cui occuparono le pricipali cittá del Chiapas il 21 dicembre 2012, con la nomina di Moisés come Subcomandante e con il lancio de La Escuelita, grazie alla quale circa 7 mila persone provenienti da tutto il pianeta hanno conosciuto direttamente la realtá comunitaria e il progetto di costruzione di autonomia e autogoverno.

 Non c’é piú bisogno di mediazioni, dunque. Come dice Moisés, a rappresentare lo zapatismo adesso ci sta pensando la base che interagisce direttamente con i compagni e le compagne che arrivano da fuori. Non c’é piú bisogno di mediatori, inoltre, poiché si sono finalmente trovati, con La Escuelita e con La Sexta, lo “sguardo compagno” e i compagni di viaggio che si erano iniziati a cercare a partire dalla costruzione del personaggio del Sub, insieme al quale scompaiono anche i personaggi del Vecchio Antonio e di Don Durito de Lacandona.

Con la scomparsa di Marcos, che ha la funzione di “ingannare la morte” e ridare vita al compagno caduto, che rinasce come Subcomandante Insurgente Galeano, viene sancito inoltre un passaggio che non rappresenta solo un cambio generazionale, ma anche “di classe: dall’origine di classe media illuminata, a quella indigena-contadina […], di razza: da una direzione meticcia a una nettamente indigena. E il piú importante: il cambiamento di pensiero: dall’avanguardismo rivoluzionario al comandare obbedendo; dalla presa del potere dall’alto alla costruzione del potere dal basso […], dall’emarginazione di genere, alla partecipazione diretta delle donne; dalla burla dell’altro alla celebrazione della differenza.”

Va sottolineato, infine, l’aspetto mediatico dell’iniziativa. Rispetto al quale, é rilevante il ruolo avuto da mezzi di comunicazione indipendenti e mediattivisti. Gli zapatisti, infatti, in rotta con la totalitá dei mezzi di comunicazione almeno dal 2006, hanno deciso di impedire l’accesso al Caracol a tutti i media commerciali, compresi La Jornada e Proceso, tradizionali testate progressiste messicane, le quali, esattamente come il resto della stampa, hanno coperto la notizia dell’assalto a La Realidad nello stesso modo tendenzioso che attribuiva false responsabilitá alle basi d’appoggio, dando credito esclusivamente alla versione ufficiale.

Questa situazione ha fatto sí che la rete di media liberi creata per l’occasione dal variegato arcipelago dell’informazione indipendente messicana e non solo sia stato l’unica fonte da cui era possibile avere foto e notizie dell’evento. Per cui, una volta tanto, sono stati media-attivisti e reporter autonomi a monopolizzare l’informazione. Tanto che i media main-stream sono stati costretti a citare come fonte unica delle notizie che giungevano da La Reaidad la Rete dei Media Liberi Alternativi o Come Si Dica, secondo la definizione data dal Subcomandante poco giorni prima di morire. Insomma, anche in questo campo gli zapatisti stanno cercando di ribaltare la situazione dominante e gli anni passati a costruire relazioni con i mezzi di comunicazione che stanno in basso a sinistra, iniziano a dare i loro frutti.

Per concludere, nell’ultimo comunicato, datato 28 maggio e dedicato a fare il punto della situzione rispetto alle iniziative sospese dalla Comandancia in seguito all’omicidio di Galeano, il Subcomandante Moisés, oltre a comunicare che si aprirá il prossimo ciclo de La Escuelita e si terrano gli incontri con il CNI (anche se bisogna ancora stabilire quando), ha annunciato che, a partire dal 4 giugno, si installerá a La Realidad un Accampamento per la Pace organizzato dal Centro per i Diritti Umani Fray Bartolome de las Casas. L’accampamento, che sará gestito in autonomia dal Centro, svolgerá un ruolo di osservazione per cercare di mettere un freno alle incursioni o, nel caso avvengano, di documentarle per evitare speculazioni giornalistiche. Infine, il portavoce della guerriglia ha lanciato una campagna di raccolta di materiali per ricostruire la scuola e la clinica autonome distrutte dall’incursione paramilitare.

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