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In carcere un altro deputato nazista, ma il premier Samaras “inciucia” con Alba Dorata

Ancora guai per i nazisti ellenici sul fronte giudiziario, mentre dal punto di vista politico ed elettorale le indagini che hanno portato in carcere metà del suo gruppo dirigente non hanno influito granché sul crescente consenso di cui Alba Dorata gode della disastrata società greca.

Alle ultime elezioni europee, infatti, la formazione di estrema destra ha ottenuto 531.000 voti, il 9,4%, e tre eurodeputati, due dei quali sono militari a riposo (uno è stato un alto dirigente prima della Nato e poi degli ambienti militari dell’Unione Europea). Anche alle elezioni amministrative quello di Chrysi Avgi è stato un vero e proprio exploit, ottenendo 26 consiglieri regionali nelle 12 regioni in cui si è votato e 14 consiglieri comunali, 4 dei quali ad Atene.

Le giudici che gestiscono le indagini contro Chrysi Avgì hanno deciso ieri l’arresto per un altro deputato del partito di estrema destra, Nikos Kuzilos, accusato di dirigere una organizzazione criminale, andando così a far compagnia a suoi sette camerati parlamentari già in carcere mentre altri sono a piede libero in attesa di giudizio. Kuzilos è stato accusato, insieme a un altro dirigente intermedio di Alba Dorata, di aver partecipato ad un raid squadrista contro un centro sociale nel quartiere ateniese di Keratsini lo scorso anno, la stessa zona dove qualche mese dopo un commando di neonazisti aggredì e assassinò l’operaio e rapper antifascista Pavlos Fyssas. Naturalmente il nuovo arresto ha fornito l’opportunità al portavoce di Alba Dorata, Ilias Kasidiaris, di presentare il suo partito come vittima di un complotto affermando che non c’è alcuna prova concreta contro Kuzilos.

La scorsa settimana a finire nelle maglie della magistratura ellenica era stato un altro deputato di Chrysi Avgì, Dimitris Kukutsis, per i quali i giudici hanno deciso gli arresti domiciliari con la possibilità di uscire di casa solo per partecipare ai lavori parlamentari e per recarsi dal medico. E domani toccherà a Eleni Zarulia, la moglie del duce di Alba Dorata Nikolaos Michaloiakos, comparire davanti alla corte per rispondere delle accuse di appartenenza e direzione di una banda criminale, cioè il partito di cui però il governo e la magistratura non hanno messo in cantiere la messa al bando.
Però il 4 giugno scorso il parlamento di Atene ha tolto l’immunità a vari eletti di Alba Dorata che ora potranno essere processati in quanto accusati di possesso illegale di armi e di archivi illegali.
Ma è stato lo stesso Michaloliakos, in un intervento durissimo contro quella che ha chiamato la ‘pseudo-democrazia’ che perseguita il suo gruppo politico, a svelare che sono tuttora in corso i contatti con Yorgos Muritis, il responsabile comunicazione del primo ministro Antonis Samaras, e due ministri dell’attuale esecutivo. Come abbiamo già scritto in passato alla piena tolleranza e copertura rispetto alle scorribande naziste le classi dirigenti elleniche hanno da alcuni mesi sostituito un’altra strategia. Da una parte il partito è stato decapitato da una lunga serie di arresti e tacciato di essere nientemeno che un’organizzazione criminale, ma dall’altra alcuni esponenti di punta di Nuova Democrazia insistono – in privato – con i neonazisti affinché trasformino Alba Dorata, previo un cambio di nome e l’espulsione di alcuni degli squadristi più compromessi, in una forza di destra presentabile disponibile a rinforzare un centrodestra assediato dall’ascesa delle sinistre radicali e di nuove formazioni ‘anticasta’.
Svelando le pressioni tutt’ora in corso Michaloliakos ha rinfocolato accuse e polemiche nei confronti del centrodestra che già due mesi fa condussero alle dimissioni del capo di gabinetto di Samaras, Panagiotis Baltakos, dopo la pubblicazione di un video in cui era ritratto mentre parlava amichevolmente con il portavoce dei neonazisti e gli assicurava un intervento a favore dei deputati di Chrysi Avgì finiti in carcere.

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